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    Messaggio  Federico Mer Nov 24, 2010 5:00 pm

    Bugiardo, bugiardo  Obama_indonesia

    Bugiardo, bugiardo

    Il discorso del presidente Obama in Indonesia, nel quale ammetteva che gli Stati Uniti devono fare di più per stabilire relazioni efficaci con molte nazioni mussulmane, dovrebbe essere classificato come una delle più patetiche performance di un presidente americano, se non fosse per il fatto che ci sono tante altre pessime prestazioni tra cui scegliere. La grammatica e la sintassi del presidente erano perfette ed il discorso era impostato in maniera intelligente, esattamente come c’era da aspettarsi. Era pieno di pause accuratamente scelte, parole e frasi in indonesiano, ed anche di un certo umorismo auto-ironico, ma era tipicamente esangue e completamente atono. Veniva quasi da rimpiangere Bill Clinton che tossicchiava e spargeva una o due lacrime.

    Il team di Obama ha compiuto uno sforzo eroico per trasformare un orecchio di scrofa in una borsetta di seta. Hanno paragonato il discorso indonesiano alla sua conferenza al Cairo di 17 mesi fa, nella quale apparentemente impegnò la sua Amministrazione per stabilire un nuovo e più amichevole modo di impostare i rapporti con le nazioni islamiche. Il discorso fu accolto con rispetto e, in alcuni ambienti, anche positivamente; questa volta però nessuno si è lasciato prendere in giro. E’ buffo vedere come un anno e mezzo di inazione e persino di ritirata abbiano potuto modificare le opinioni delle persone. Un indonesiano, dopo il discorso, ha commentato: «Cosa intende fare Obama per risolvere il conflitto israelo-palestinese? Se non si vedranno progressi quello che ha detto adesso sono soltanto chiacchiere».

    Il discorso di Obama era pieno dei soliti luoghi comuni, su quanto egli rispetti l’Islam e le sue tradizioni. Ha persino toccato la questione israelo-palestinese, attribuendo non sorprendentemente la colpa ad entrambe le parti per intraprendere i necessari coraggiosi passi per trovare un accordo di pace. E’ un argomento familiare al pubblico americano, abituato a sentirsi dire che si tratta di un conflitto bilaterale ma, decisamente, non è andato giù in Indonesia dove gli ascoltatori sono ben informati sui dettagli della brutale occupazione israeliana.

    Quello che Obama avrenne dovuto dire era che è adesso ben chiaro che il premier israeliano Netanyahu non desidera alcun accordo di pace che non garantisca la perpetua ed assoluta dominazione degli israeliani sui palestinesi. Avrebbe dovuto aggiungere che Netanyahu non ha per lui personalmente altro che disprezzo, nella scia della sconfitta nelle elezioni di mezzo-termine, ed avrebbe anche potuto osservare che la sua (di Obama) capacità di agire indipendentemente è condizionata dalla lobby pro-Israele al punto che egli non può fare alcunché per aiutare i palestinesi ad ottenere un proprio Stato e neppure ad ottenere un minimo di dignità sotto l’occupazione israeliana. Avrebbe potuto ammettere di essersi ridotto ad offrire ad Israele una tangente di molti milioni di dollari in armamenti soltanto per tentare di sospendere alcune attività di insediamento per novanta giorni. Le parole di Obama non avrebbero cambiato la realtà dei fatti ma, almeno, tanto per cambiare, avrebbe detto la verità e questa onestà sarebbe stata un sollievo.

    Se Obama vuole stabilire una specie di modus vivendi con il mondo islamico, deve imparare a parlargli in una lingua che esso possa comprendere e non mentire su argomenti che tutti i musulmani sanno essere veri. Ed è anche ora che cominci a dire la verità al popolo americano. L’insuccesso della sua Amministrazione nei confronti di Israele per un qualsiasi tentativo di far adeguare un recalcitrante Netanyahu ad un livello sia pur minimo di comportamento civile, conferma quello che tutto il mondo ormai sa: che Israele agirà e gli Stati Uniti si adegueranno, persino se queste azioni danneggeranno gravemente il popolo americano e gli interessi nazionali degli USA.

    Cosa significa tutto ciò per gli Stati Uniti? Significa che la decisione americana di entrare in un conflitto è fondamentalmente controllata da Israele, perché Tel Aviv può in qualsiasi momento iniziare un conflitto con l’Iran che rapidamente risucchierebbe dentro Washington. Quelli che si illudono che la Casa Bianca sia ancora in grado di controllare la situazione sono degli inguaribili ingenui. Non c’è alcuna indicazione che l’Amministrazione Obama abbia diffidato Israele dal bombardare l’Iran, perché gli Stati Uniti non hanno più carte da giocare, avendo rinunciato ad esercitare qualsiasi tipo di pressione economica o militare su Netanyahu. E non dovrebbero esserci dubbi che un attacco israeliano ad un’installazione nucleare iraniana scatenerebbe la rappresaglia iraniana ed immediati appelli del Congresso e dei media per sostenere Tel Aviv, lasciando al presidente nessuna altra scelta che entrare nel conflitto. Una terza guerra nella regione significherebbe dire addio a qualsiasi possibilità che le truppe americane si disimpegnino dagli altri due conflitti che stanni dissanguando e potrebbe comportare conseguenze ancor più terribili se vicini nucleari, quali l’India ed il Pakistan, entrassero a loro volta nel macello.

    Netanyahu sicuramente capisce che il costo umano e finanziario per gli Stati Uniti di una guerra con l’Iran potrebbe essere catastrofico, ma è un prezzo che non gli importa di pagare dato che il suo popolo e la sua economia non ne sarebbero granché toccati, almeno all’inizio. Nessun leader americano dovrebbe tollerare una tale situazione ma, deplorevolmente, quelli che si sono pronunciati sul Medio Oriente sono schierati con Israele come se fosse parte degli Stati Uniti o persino avesse più valore di tutti gli Stati americani. Il vice-presidente Biden ha dichiarato all’incontro annuale della Federazione Ebraica del Nord America, la scorsa settimana a New Orleans, che «i legami tra i nostri due Paesi sono letteralmente indistruttibili» ed ha descritto come egli sia «assolutamente certo che il nostro sostegno ad Israele deve continuare…, per sempre», riecheggiando in tal modo simili affermazioni da parte del Segretario di Stato Hillary Clinton e dello stesso Obama. Biden sa perfettamente che gli interessi israeliani ed americani non coincidono e che suoi commenti altro non sono altro che un arruffianamento politico della peggior specie. E’ persino sconcertante pensare che intendesse realmente dire ciò che ha detto.

    Nel mentre Steny Hoyer, che si definisse sionista ed ha frequentemente espresso il proprio amore per Israele, ha parlato della «nostra responsabilità di sostenere Israele ed il popolo ebraico» ed è in predicato di diventare il Capogruppo di Minoranza della Camera dei Rappresentanti. Dall’altra parte del corridoio, Ileana Ros-Lehtinen ed Eric Cantor sono instancabili sostenitori di Israele che stanno per salire in posizioni di maggior rilievo nel congresso dominato dai repubblicani. Cantor si è recentemente incontrato in privato con Netanyahu ed ha detto che il Partito Repubblicano dovrà operare come controllore dell’Amministrazione Obama sulla politica mediorientale. Ha poi «confermato che la maggioranza repubblicana comprende la speciale relazione tra Israele e gli Stati Uniti e che la sicurezza di entrambe le nazioni dipende da ciò». In altre parole Cantor stava incontrando il leader di un Paese straniero e gli stava promettendo di fare qualsiasi cosa per influenzare e persino sovvertire la politica estera del proprio Paese. Rifletteteci sopra per un paio di minuti.

    E mentre Cantor, Hoyer, Biden e compagnia stanno svendendo la sicurezza nazionale degli USA agli israeliani, chi sta definendo le linee della politica americana? Niente di meno che il formidabile Dennis Ross, infilato nel Consiglio per la Sicurezza Nazionale come assistente speciale del presidente e direttore senior della Regione Centrale. Ross, descritto come avvocato di Israele, è puro veleno nel cuore dell’apparato decisionale politico.

    Ha parlato recentemente ad una conferenza dell’AIPAC in Florida dove ha dichiarato:

    «La settimana scorsa ho partecipato ad una riunione del Dialogo Strategico USA, evento biennale che include un completo scambio di opinioni su argomenti regionali cruciali per USA ed Israele. Ma, molto più importante, il Dialogo Strategico è uno dei molti e continui scambi ad alto livello che si tengono tra Stati Uniti ed Israele. Non conosco altro Paese al mondo con cui siamo impegnati più regolarmente su tanti e diversi argomenti. Questo tipo di scambi non soltanto fornisce lopportunità di discutere opinioni politiche ma aiuta anche a rafforzare i legami tra i nostri due governi. Durante gli ultimi due anni ho visto generali a quattro stelle, funzionari di intelligence e diplomatici di alto rango sviluppare cordiali relazioni con le controparti israeliane. Questo livello di coordinazione non ha precedenti. Ho partecipato a questo tipo di discussioni negl iultimo 30 anni e non sono mai state così intense o approfondite rispetto alla vera cooperazione che abbiamo adesso con Israele. Ma il nostro impegno verso la sicurezza di Israele non si limità ai colloqui. E definito da quel tipo di azioni ed impegni che contribuiscono a rendere più forti e più sicuri entrambi i Paesi di fronte alle minacce comuni».

    Se ancora avete dubbi che gli Stati Uniti non siano legati mani e piedi ad Israele in termini di capacità americana di intraprendere azioni indipendenti in Medio Oriente, ascoltate quello che dicono Ross, Biden e Cantor. Vi sembra che stiano progettando politiche che beneficieranno gli Stati Uniti? Stanno soltanto continuando ad affermare che gli americani devono sostenere Israele senza porsi domande, non importa cosa Israele faccia, e sono poco più che avvocati puri e semplici di mostri del calibro di Netanyahu. Quando si pensa ad essi, ad Hoyer ed a Ros-Lehtinen viene in mente la parola Quisling.

    Se il loro venir meno alla vera lealtà dovuta al Paese che li ha allevati porterà ad una nuova guerra nella quale molti dei loro concittadini morranno, le loro azioni ed il loro atteggiamento avranno una sola ed unica definizione: alto tradimento.

    Se l’America deve tornare ad una nuova rivoluzione che porti a ripristinare la visione dei [url=http://www.google.com/search?hl=it&q=Founding Fathers &btnG=Cerca&aq=f&aqi=&aql=&oq=&gs_rfai=]Padri Fondatori[/url] questa potrà avvenire soltanto dopo che i traditori della nostra costituzione, ciascuno di essi, siano stati esclusi dal governo. Quando politici e dirigenti governativi parlano del proprio amore per un Paese straniero che persegue politiche ostili ai valori ed agli interessi degli Stati Uniti, essi dovrebbero essere rinnegati da ogni vero patriota e da qualsiasi rispettabile mezzo di informazione. Dovrebbero essere queste le premesse per la loro immediata destituzione.

    Philip Giraldi

    Fonte : http://original.antiwar.com/giraldi/2010/11/17/liar-liar/

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