DISTACCO DAL MONDO O INDIFFERENZA? ESSERE OCCIDENTALE È UN PRIVILEGIO?
Postato da Raffaele Cavaliere
Alcune considerazioni dopo un viaggio in India
Socrate, più di 2500 anni fa, affermò che la filosofia si fa solo a pancia piena e, in effetti, ha ragione. La gente che si deve occupare dei problemi quotidiani, e che deve lottare per la sopravvivenza, sicuramente trascura le ambizioni trascendentali e si occupa più del vivere giornaliero. Una parte dell’umanità si impegna prevalentemente a vivere senza grandi pretese spirituali, esiste poi un’altra categoria di uomini che si rifugia nella spiritualità per trovare sollievo dagli assilli della vita quotidiana, perché spesso non trovano la forza per gestire la propria esistenza. Altre persone ancora cercano esperienze più o meno mistiche per alienarsi dagli impegni di ogni giorno e trovare così una isola felice per deresponsabilizzarsi dalle scelte da fare in questo mondo. Certo è meglio fuggire nella religione, nella ricerca spirituale o nella contemplazione che usare sostanze psicotrope (un altro grande problema dei tempi moderni).
La realizzazione del proprio progetto di vita tocca molti aspetti della personalità e una parte importante è la spiritualità. Per chi riesce a dominare la propria vita e avere un controllo sul mondo materiale diventa indispensabile superare la dipendenza dalla materia per acquisire uno stato di libertà e muoversi con disinvoltura in tutte le situazioni della vita. Questo distacco può essere raggiunto quando sono soddisfatte molte esigenze e bisogni, perché solo chi conosce può lasciar andare, mentre chi aspira o desidera ardentemente gli aspetti materiali della vita non potrà mai rinunciare a loro.
Una profonda riflessione sull’influenza che ha la religione sulla formazione della cultura e sulla società mi è stata indotta dal mio soggiorno in India, durato 23 giorni. L’altro anno ho trascorso nove giorni nel ashram di Sai Baba a Puttaparti (India) vivendo un’esperienza molto bella e intensa nello stesso tempo. L’articolo apparso nel novembre 2001 sul Giornale di Ladispoli si intitolava”Viaggio in Terra Santa”, quest’anno invece ho trascorso solo quattro giorni da Sai Baba soggiornando oltre tutto in albergo. L’esperienza è stata meno intensa, perché il clima di un ashram predispone a delle esperienze mistiche particolarmente incantevoli. Scopo del mio viaggio, oltre ad incontrare Sai Baba, era esplorare il Sud dell’India. In tre settimane ho percorso circa km 3000 visitando le maggiori città e scoprendo le bellezze di innumerevoli templi induisti nei quali ho ricevuto tantissime benedizioni dai sacerdoti addetti a questo servizio. Le mie percezioni positive relative alle bellezze: naturali, artistiche, aspetti della vita spirituale, sono sempre state contrastate dalla realtà sociale che mi circondava. Ciò che mi ha colpito di più in questo viaggio è stata la povertà, la miseria, la sporcizia e l’inquinamento delle città. Molti paesi sono delle baraccopoli polverose, dove l’inquinamento atmosferico dovuto ai fetori di materiale organico in decomposizione non individuabili e lo smog del traffico crea dei miasmi quasi irrespirabili. Al caos del traffico e alla quasi assenza di regole stradali si aggiungeva anche il mancato rispetto reciproco. Una sorta di allegra anarchia caratterizzava i partecipanti al traffico, ma ciò che mi ha sconvolto di più è stato il modo con cui gli indiani interagivano tra loro: coloro che si ritenevano “migliori”, “più forti” o erano preposti al controllo dell’ordine, nei templi, nei palazzi o luoghi turistici, con violenza ed aggressività riprendevano il pubblico comune. Atteggiamenti minacciosi e violenti caratterizzavano i loro gesti ed espressioni verbali, a dimostrazione che l’ideologia di casta è tuttora presente nella mentalità della gente. Non voglio raccontare le scene più penose alle quali ho assistito e nelle quali, a mio modesto avviso, si offendeva la dignità della povera gente che buttata tra l’immondizia, abbandonata a se stessi subivano l’indifferenza dei più fortunati.
L’impatto con la miseria e la povertà è stato drammatico, sinceramente ho avuto l’impressione che solo grazie ai coloratissimi sari portati con grande dignità dalle donne, (che obbliga a chi lo indossa ad un portamento quasi regale) si dava uno schiaffo allo squallore dovuto alla miseria e povertà.
In questo viaggio pieno di perplessità la domanda principale è stata: come possono queste persone sviluppare un distacco dal mondo quando dal mondo non ricevono niente, non possiedono niente e oltre tutto lottano quotidianamente con la fame? Non saremo noi occidentali più spirituali perché obbligati a confrontarci con una società materialista ed edonista che facilmente ci distrae dalla ricerca delle Origini? Per noi occidentali il distacco dal mondo può essere veramente difficile visto l’abbondanza a nostra disposizione e le lusinghe materiali di ogni genere a portata di mano.
L’ induismo insegna che ogni anima sceglie il suo percorso esistenziale per potersi perfezionare vita dopo vita. Ogni vita consente di bruciare del karma negativo accumulato nelle vite precedenti e così gradualmente tornare alla perfezione, cioè a Dio. Chi vive nella miseria, nella povertà e nella sporcizia deve fare quest’esperienza per apprendere e purificarsi d’alcuni torti commessi contro agli altri nelle vite precedenti? Espiare la superbia, l’attaccamento alla materia, l’avidità, con la miseria è la povertà? La punizione è la sofferenza che riduce il debito contratto e il maltolto fatto agli altri e a se stesso.
Scusate l’esemplificazione del concetto di “causa ed effetto” che nonostante dia una spiegazione logica per ciò che accade nel mondo, per me di fronte a tanta miseria non è riuscita a farmi diventare impassibile alle emozioni e al dolore che provavo nel vedere soffrire tutta quella povera gente. In occidente la legge di causa ed effetto è ancorata nelle sacre scritture, p.es. nel vecchio testamento troviamo:. “occhio per occhio e dente per dente”; nel vangelo: “ chi di spada ferisce di spada perisce”, “ ciò che non vuoi che venga fatto a te non farlo agli altri”, “ ciò che semini raccogli “ ecc.. Sappiamo che per sette generazioni si possono “pagare” i debiti contratti dai nostri avi, ma nulla toglie la forza al libero arbitrio che consente di modificare radicalmente la propria vita. Il peccatore si allontana da Dio, cioè dalla perfezione, si separa da se stesso e dall’Onnipotente e paga questo allontanamento con la sofferenza.
Il pentimento, il perdono, l’amore infinito per il figlio prodigo, per il “peccatore” sono la garanzia di poter avere un’altra chance e che può iniziare un’altra vita interrompendo il circolo vizioso delle sofferenze ed esperienze negative. La nostra religione ci insegna che Dio perdona sempre, che il suo amore infinito può essere percepito da tutti (Gesù dice: il mio Padre fa piovere sui buoni e sui cattivi), questi concetti di compassione, amore e perdono ci aiutano a capire che la trasformazione di una persona dipende soprattutto dalla sua volontà, in fatti molti santi occidentali sono la dimostrazione del misticismo d’azione (S. Francesco, S. Agostino, prima della loro conversione sono stati dei grandi peccatori), che è una modalità che consente a chiunque fosse intenzionato a realizzare la sua unità (mente, corpo e anima) e a trovare quel congiungimento “cosmico” permanente già in vita, in altre parole l’Unione con Dio, può riuscirci.
Personalmente sono dell’avviso che il karma incide per il 70% sulla vita di una persona ma il restante 30% è composto dal potere che ci dona il libero arbitrio, vale a dire l’uso della volontà per decidere liberamente il proprio destino. Noi siamo fatti a somiglianza di Dio è Dio ci ha dato la facoltà di decidere liberamente da quale parte stare: se viviamo in modo negativo la sofferenza, il dolore e i dispiaceri saranno i risultati della propria azione, se scegliamo il bene la gioia, il successo e la serenità saranno i prodotti del nostro essere in questo modo.
Nella Genesi è spiegato che siamo simili a Dio, perché abbiamo la facoltà di scegliere tra il bene e il male, allora perché non modificare la nostra condotta? Noi uomini siamo co-creatori e di conseguenza esercitiamo i nostri poteri nel creare la realtà spirituale e materiale. In India esiste il concetto del karma-yoga simile al nostro misticismo d’azione, che forse è dato a conoscere solo a pochi eletti. La differenza tra occidente ed oriente, per quel po’ che sono riuscito a capire, è che da noi la maggior parte della gente è in conflitto con il dualismo, è polarizzata e deve lottare contro la secolarizzazione, ma ha anche un accesso infinito alle informazioni e per tanto può avviare un processo di decondizionamento nei confronti delle gabbie ideologiche di ogni genere, inoltre il potere economico consente di avviare diversi percorsi che sostengono la presa di coscienza e rendono l’individuo sempre più consapevole del suo essere in questo mondo e sulla sua vera natura, cioè quella divina. In India l’analfabetismo è elevatissimo, la povertà obbliga a rinunciare ad ogni beneficio che la comprensione razionale può regalare alla persona per consentirle la modificazione delle proprie condizioni esistenziali. Tenere un popolo nella povertà significa, per me occidentale, mantenere la gente nella schiavitù. Dio è la libertà e i nostri fratelli del III e IV mondo sono anche loro figli di Dio e per tanto anche loro sono Dio sceso in terra solo che nessuno da a loro la chance di sviluppare questa consapevolezza o comunque renderla operativa testimoniandola. Gesù, a proposito, ci insegna a vedere nel prossimo Lui, ricordandoci che siamo tutti figli di Dio, poveri o ricchi, sani o malati, tutti siamo espressione della moltitudine in cui si compiace Dio. Il concetto della moltitudine e dell’essere ogni individuo Dio esiste anche nell’oriente ma stranamente l’indifferenza per il prossimo nega ai più la possibilità di esprimere la gloria di Dio che può essere solo l’abbondanza, la ricchezza, la bellezze, perché tutto il resto è indice di separazione, cioè negazione dell’amore universale.
Un’altra piccola riflessione sulla cultura e i riti religiosi, ho partecipato a diversi darshan (visione di Dio) nei tantissimi templi visitati ricevendo poi, di fronte alla statua della divinità, le benedizioni dei loro sacerdoti, non voglio esprimermi sulla diversità di vivere il rapporto con Dio, ma ho avuto la vaga sensazione che in India il processo, il rapporto con Dio è passivo, mentre da noi è attivo, perché il rito della santa messa oltre alla letture delle sacre scritture e commenti c’è la diretta compartecipazione: l’eucaristia, l’unione con Dio….In India il rapporto durante le funzioni sembra essere di tipo passivo mentre da noi è attivo.
Alcune considerazioni di tipo socio-economiche: in occidente il 90% delle persone sta bene, nei paesi mussulmani, buddisti o induisti il 90% delle persone sta male, come mai? In occidente una serie di organizzazioni e leggi cercano di assistere i meno fortunati e negli altri paesi dove domina la povertà chi si occupa del prossimo? Assurdo è vedere paesi ricchi come l’India trattare i propri residenti in quel modo poco dignitoso…Vi risparmio le mie riflessioni di natura politica e l’analisi socio-culturale.
Vedere e passare in luoghi che preferisco non descrivere, mi ha permesso di valorizzare ancora di più la dottrina sociale cristiana che si basa essenzialmente sul “l’undicesimo comandamento” datoci da Gesù il Cristo: “ama il prossimo come te stesso” che a mio modesto avviso ha consentito lo sviluppo di una società basata sui valori di fratellanza, libertà, uguaglianza nonché creare delle strutture per la solidarietà, la carità, in poche parole il welfare state.
La compassione e l’amore per il prossimo sono per noi cristiani il garante per entrare nel regno dei cieli (sarete giudicati per quanto avete amato, ci ricorda Gesù). Nel cristianesimo l’uomo viene invitato a migliorare permanentemente la sua condotta e a creare il distacco dalla materia per librare la propria anima ed elevare lo spirito a Dio questo già durante la vita. Il distacco dal mondo materiale, che non significa rinunciare ad esso ma semplicemente non esserne schiavo è una condizione indispensabile, infatti Gesù dice:”è più facile che un cammello passi attraverso la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei Cieli”. In occidente dobbiamo lavorare sul nostro Ego per poterci liberare dalle emozioni relative al potere che desideriamo esercitare sugli altri, dalle emozioni che provengono dalla vita effimera dovuta al materialismo puro, dobbiamo controllare e ridurre l’attaccamento ai beni materiali per non diventare schiavi d’essi, tutto è finalizzato al superamento del nostro essere separati, prima dai noi stessi, poi dagli altri e infine da Dio. L’occidentale che prende coscienza della sua vera natura avvia un processo di riunificazione con tutto ciò che esiste per poter vivere il Dio che in lui, che si esprime attraverso lui e che di conseguenza testimonia la divina discendenza in terra.
Nonostante questi concetti siano anche espressi nell’induismo come vengono applicati? In India tutta quella povertà priva la gente dalla possibilità di superare la materia, l’ignoranza culturale difficilmente può facilitare la presa di coscienza, la mentalità delle caste lascia i meno fortunati nella miseria più assoluta. Tutto il sistema ideologico mi sembra costruito sulla passività, i poveri sono remissivi, rasseganti abbandonati a se stessi e per me significa rinunciare ai poteri affidateci da Dio. Dio è abbondanza, è ricchezza e tutto il bene di questo mondo di conseguenza la povertà è l’espressione dell’ essere separati da Lui…
Ho la vaga impressione che la vera spiritualità esiste in occidente, perché qui dobbiamo superare e trascendere la materia per vivere lo Spirito; certo in India è l’umiltà che caratterizza i miserabili, ma io mi chiedo: non sarà solo passività? L’umiltà è una scelta che la persona fa per liberarsi da ogni condizionamento del suo Ego. Forse i poveri indiani sono solo rassegnati, remissivi, passivi perché non conoscono altro e altro non gli viene permesso?
Chi li mantiene nella povertà forse lo fa per uno scopo molto semplice: esercitare il potere temporale e privare la gente dal potere materiale e spirituale? Altro che karma!
Confrontando i paesi nei quali le quattro religioni predominano: cristianesimo, induismo, buddismo e islam, possiamo osservare che il progresso e un’organizzazione sociale di tipo democratica, nonché civiltà in cui l’individuo gode di diversi diritti, si è sviluppata prevalentemente in occidente dove il cristianesimo rappresenta le radici culturali, e non solo religiose, della società. Conosciamo tutti i mali delle democrazie occidentali basate sull’economia capitalistica, ma di fronte a tanta povertà e miseria…
Dopo i 18 giorni in giro per l’India del sud, scoprendo la bellezza e le ricchezze naturali, mi è difficile accettare che i paesi del III e del IV mondo vivono in quelle condizioni perché è l’occidente a sfruttare le loro risorse, certo è vero, ma io mi chiedo come mai quei stati non fanno niente per evolversi, per migliorare la condizione esistenziale dei più? Molte domande alle quali non riesco a dare risposte soddisfacenti, perché l’impatto con ciò che ho visto nel Sud dell’India è stato veramente sconvolgente! Il nostro paese dopo la guerra è stato ricostruito, così molti altri stati dell’Europa, negli ultimi 50 anni è stato creato il benessere e cosa è stato fatto in India dopo il Mahatma Gandi?
Un’altra considerazione, i personaggi indiani che hanno vissuto in Europa o hanno conosciuto bene la cultura occidentale, hanno riportato una parte del progresso delle nostre società nel loro paese d’origine. Gandi ha conosciuto bene l’ Inghilterra e il cristianesimo, Aurobindo, grande iniziato del XX secolo ha vissuto a Parigi, basta andare ad Auronville nei pressi di Pondicherry nella regione del Tamil Nadu e si capisce come l’India potrebbe funzionare bene, Paramahamsa Yogananda, che attraverso i suoi libri mi fa fatto fare dei progressi spirituali enormi, ha vissuto in America per buona parte della sua vita. Solo pochi uomini dell’elite indiana hanno saputo coniugare il bello dell’occidente con quello dell’oriente. Ma come mai oggi nessuno si preoccupa di innalzare il livello di civiltà di un paese attanagliato dalla povertà? Attualmente l’India condiziona il suo popolo con il consumismo più becero: in Tv si vedono gli stessi show con le ballerini seminude, la pubblicità piena di lussuria, film pieni di violenza, sesso ed alcool; i mass media sono simili ai nostri e spingono la gente a una vita dissoluta… mentre le donne si fanno ancora il bagno nell’oceano o in piscina completamente vestite. A Madurai ho partecipato ad una festa di S. Silvestro, solo i maschi ballavano sul palco mentre le donne sedevano osservando lo spettacolo dei loro uomini….. Quante contraddizioni ho visto in India… Mi chiedo ma quando avverrà questo incontro tra Occidente e Oriente? Se il colonialismo ha distrutto le radici culturali e la loro struttura sociale ora è la globalizzazione a dare il resto! Ma come mai gli indiani non prendono coscienza?
Ciò che ho visto in India non è il distacco dalla materia, bensì una certa indifferenza nei confronti della propria e altrui condizione esistenziale. Ho avuto la vaga sensazione che la vera spiritualità è in occidente, dove l’abbondanza e il benessere dei più richiede un vero distacco per non farsi prendere dal materialismo puro e trascurare le aspirazioni spirituali . E’ vero che gli indiani sopportano con grande umiltà la loro condizione di vita, mansueti si lasciano trattare in modo poco rispettoso e con grande pazienza attendono chi sa quale “miracolo” o morte, ma il loro modo di essere può essere definito “distaccato dal mondo”? Non sarà solo rassegnazione? Il loro atteggiamento di fronte alla realtà sembra passivo, l’indifferenza si percepisce nell’aria, a nessuna interessa se la gente vive nella miseria e i poveri sembrano di vivere rasseganti senza avviare nessuna iniziativa per migliorare la loro condizione esistenziale. Parlando con persone che hanno visitato l’India già 20 anni fa, mi hanno detto di aver osservato le stesse cose, nulla sembra essere cambiato… Un’altra osservazione mi ha fatto riflettere tanto, li dove c’erano chiese cristiane c’era una maggiore pulizia e ordine, spesso si vedevano scuole e collegi dove le giovani leve uscivano in modo composto e ordinato. Non potete immaginare quanto ho apprezzato il lavoro dei missionari che portano in quella terra un po’ di conforto e di speranza. Madre Teresa di Calcutta è venerata in tutta l’India, basta girare per quel paese meraviglioso e si capisce perché quella piccola donna è venerata da tutti!
Ho soggiornato anche in due luoghi frequentati dai turisti “bianchi”, facendo il bagno sia nel mare del Bengala (costiera orientale) sia nel mare arabico (costiera occidentale), dove effettivamente mi sono vergognato di spendere nei ristoranti più di quanto quella povera gente rimedia in un mese. Questi luoghi frequentati da tantissimi turisti bianchi sono comunque popolati da tantissimi mendicati, storpi e poveri e li il contrasto diventa ancora più forte, li l’indifferenza domina la scena quotidiana….I turisti, come gli indiani per “bene”, hanno lo stesso atteggiamento di indifferenza difronte ai mendicanti e le scene di povertà, forse per soffocare la voce della coscienza? Una buona giustificazione aiuta a controllare ogni riflessione: “certo è tutto karma!” Mi è difficile immaginare un altro viaggio in India per vivere un periodo “meraviglioso” in un ashram sapendo che fuori c’è la miseria che attanaglia la maggior parte degli indiani ai quali non viene nemmeno data la possibilità di modificare la loro condizione esistenziale. Sarà karma!?
Estraniarsi dal mondo non libera dalle eventuali responsabilità, far finta di non vedere non placa la coscienza che desidera vivere nella pace, giustificarsi dicendo che non è il proprio problema, tutto ciò non aiuta a razionalizzare il dramma al quale si assiste, illudersi che non si è responsabile per le condizioni degli altri è una mera menzogna, liberarsi dall’obbligo morale di aiutare il prossimo, per me che sono cristiano, non è tanto facile! Gesù insegna a proposito: “Voi siete la luce del mondo…risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli” (cf Mt 5,14-16,) un altro invito ci richiama all’Unità: “ Che tutti siamo una cosa sola” (cf Gv 17,21); un altro invito,e che noi siamo tutti fratelli e per tanto la reciprocità deve caratterizzare l’interazione, ci spinge a condividere esperienze caritatevoli: “amatevi a vicenda come io vi ho amato” (cf Gv 15,12); ecco perché noi cristiani occidentali abbiamo una dottrina sociale a favore delle masse!. L’impegno per costruire un mondo migliore ci viene dalla parabola dei Talenti: “ A chi ha sarà dato”, essa ci insegna ad utilizzare i nostri talenti/doti, capacità, ad investirli bene per noi e per gli altri perché la crescita non è solo individuale ma è soprattutto collettiva!
L’indifferenza per me non significa distacco dalle cose e dal mondo ma solo vivere il proprio egoismo!
Vorrei esprimere un invito a noi tutti: difendiamo i nostri diritti umani, la democrazia e il benessere per tutto il popolo, vale a dire le strutture dello stato sociale e non lasciamoci ingannare dai politici che creano artificialmente situazioni di tensioni e di conflitti sociali. Il mondo è ricchissimo, l’abbondanza della Natura può garantire a tutti una vita dignitosa, questo vale per l’Italia come per l’India che è un paese ricco di ogni genere di materie prime, con dei paesaggi stupendi e con una popolazione che veramente è da ammirare per la sua “umiltà” e pazienza infinita nell’accettare anche condizioni per noi occidentali insopportabili. Come popolo sono molto aperti, cordiali interessati allo straniero, ma se mi chiedo come mai vivono in quelle condizioni esistenziali precarie mi viene da citare Carl Marx: “Le religioni sono l’oppio del popolo” che per l’induismo e l’India è forse appropriato. E’ vero che gli stati europei hanno vissuto un periodo di oscurantismo dovuto alla “teocrazia” della Chiesa Cattolica, il Papa durante il Giubileo ha chiesto perdono per i 7 crimini commessi dalla Chiesa durante gli ultimi 2000 anni. Considerando il nostro punto d’arrivo attuale possiamo dire che, in effetti, l’occidente ha saputo separare bene il potere spirituale dal potere temporale consentendo alla maggior parte della gente di vivere un certo benessere, istruirsi e dargli la libertà di scelta! E’ in India cosa è successo negli ultimi 2000 anni? Non sono riuscito a capire se quella umiltà è autentica, credo che sia più un atteggiamento di rassegnazione, essere così sottomessi di fronte alla propria sofferenza significa essere passivi, la mentalità delle caste è tuttora operante e la maggior parte degli indiani è remissiva e si lascia trattare in modo poco rispettoso…
Valorizziamo la nostra libertà e promuoviamo il benessere nel mondo senza inneggiare a presunte guerre sante! Il cristianesimo ci chiedere di amare il prossimo e non di manipolarlo, il rispetto della diversità dell’altro per noi è un obbligo morale e l’unica via per arrivare all’Unità tra gli uomini.
Cari lettori consentitemi un ultimo spunto di riflessione a sostegno che la vera crescita spirituale sta avvenendo in occidente, dove le condizioni di una democrazia e la possibilità di accedere alle informazioni consente alla maggior parte della popolazione di riflettere sulle proprie condizioni esistenziali. Molti sono a conoscenza che dopo l’allineamento dei pianeti nel 1987 la crescita spirituale dell’umanità ha evitato in parte gli effetti devastanti dell’Apocalisse, non intesa solo come rivelazione. Molte predizioni su ciò che doveva accadere al mondo sono state attutite grazie alla crescita di molte persone che risvegliandosi hanno cambiato il rapporto con se stessi, con gli altri, con il mondo. La coscienza individuale e collettiva è stata risvegliata, ma in quale parte del mondo? In occidente o nel III o IV mondo? Molti occidentali rendendosi conto della loro vera natura hanno fatto crescere la massa critica contribuendo all’evoluzione del Mondo, certo anche gli spettatori passivi fanno parte di questo gioco e nessuno di noi potrà mai capire a fondo la Grande Opera.
Comprendere il disegno divino per i popoli e il mondo è impossibile ma ho la vaga sensazione che l’occidente cristiano abbia una funzione di guida. Negli ultimi 2000 anni è l’occidente a “dettare” i passi del progresso (consentitemi di escludere da questa riflessione le crociate, il colonialismo, l’inquinamento dovuto alle società industrializzate e la globalizzazione in senso commerciale) e siamo sempre noi a desiderare ardentemente un cambiamento della spiritualità orientata verso l’unità, tutti lavorano per superare la secolarizzazione ideologica nella chiesa e nella società. Certo il bene agisce verso l’unità delle religioni e dei popoli e il male costruisce la globalizzazione è da vigore al Nuovo Ordine Mondiale, ma nulla toglie al fatto che è l’occidente che fa nuove proposte, che criticamente si confronta con la realtà attuale, che nella sua ricerca di migliorare le condizioni esistenziali mette in discussione vecchi assetti per ipotizzare nuovi orizzonti. Il Vecchio Mondo è dinamico, si evolve e gli altri che sono passivi e rassegnati accettano ogni condizione di degrado? Siamo noi occidentali a cercare l’Unità e siamo noi che cerchiamo una nuova cultura globale nella diversità del singolo costruita sul reciproco rispetto. Se tutto ciò fosse esatto e se la nostra spinta al cambiamento fosse reale e se le esigenze dei tempi moderni richiedessero un nuovo assetto ideologico per quale motivo dobbiamo cambiare solo noi? Se si parla di superamento delle religioni allora anche le altre sono obsolete è sono state funzionali solo per un determinato periodo dell’umanità? Cerchiamo di intensificare il dialogo tra i popoli, avviamo un confronto costruttivo sul passato, presente e futuro comune e portiamo la libertà, l’uguaglianza e la fratellanza nel mondo.
Pace e gioia.
Fonte: Tibereide
Ho voluto postare questo articolo perchè è decisamente fatto bene e ci può aiutare a fare molte riflessioni al di là di ogni culto religioso di appartenenza...una finestra sul mondo che vale la pena di aprire...
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