Si ritiene che il concetto di «armonia» si attagli perfettamente alla logica al gusto New Age, alle tradizioni dell’estremo Oriente, alle credenze manifestamente olistiche delle altre religioni a «matrice monista» e che, al contempo, rifugga l’accostamento con il Cattolicesimo, etichettato quale rottame moraleggiante e moralistico dall’ingombrante e pedante precettistica, sterile nei confronti del benessere dell’uomo.
Niente di più falso. Nella cultura indiana, ogni chakra - quel centro di flusso energetico collocato sull’asse del corpo umano, che dà accesso alla vita cosmica, in senso lato, e che in definitiva costituisce la via di comunicazione e di integrazione tra microcosmo e macrocosmo - può essere associato non soltanto visivamente ad un colore, ma anche acusticamente ad un suono. Si possono quindi individuare sul corpo distinte localizzazioni alle quali faranno eco particolari sensibilità.
Possiamo meglio comprendere quanto enunciato, attraverso la spiegazione che ne dà uno dei noti guru orientali che nel secolo scorso migrarono negli USA per diffondere «metodi di acquisizione dell’autoconsapevolezza», Paramhansa Yogananda.
«Come l’elettricità arriva alla lampadina tramite un filo, allo stesso modo l’Energia Cosmica fluisce dal midollo nella spina dorsale astrale e nei suoi sette chakra. Il midollo spinale può essere paragonato ad un filo. In esso sono localizzati questi sette centri di luce che sono centri sussidiari per la conduzione e lo smistamento della corrente vitale in tutto il corpo. Il corpo non è altro che questa energia condensata della spina dorsale astrale. Come gli atomi invisibili di idrogeno ed ossigeno possono essere condensati in vapore, acqua e ghiaccio visibili, così la luce può essere trasformata in un corpo che non è altro che energia congelata (…) Nel passare dalla coscienza del corpo a quella dello Spirito, si sperimentano queste sette dinamiche porte d’energia, situate nell’asse cerebrospinale astrale. L’anima deve lasciare il corpo fisico, astrale e spirituale tramite le sette porte astrali allo scopo di raggiungere ed immergersi nello Spirito. Dopo che eleva la sua coscienza dal corpo fisico, deve sbloccare, e passare attraverso le sette porte astrali nella spina astrale. Il corpo astrale è composto di diversi livelli di vibrazione, manifestandosi in diversi colori e voci, o suoni di molte acque, o elementi vibratori. Si è detto che questo corpo astrale di molte luci e colori emana dagli elementi. Questi elementi sono: il super-etere nel midollo, l’etere nel plesso cervicale, l’aria nel plesso dorsale, il fuoco nel plesso lombare, l’acqua nel plesso sacrale e la terra nel plesso coccigeo. Il corpo astrale, oltre a manifestare specifici suoni da ognuno dei sette centri, manifesta anche l’impareggiabile voce come il suono di molte acque, che include sia gli elementi fisici ed astrali del macrocosmo e del microcosmo. Lo yogi può distinguere, con elevati metodi spirituali, i diversi suoni della sinfonia astrale, che emanano dai plessi, nel modo seguente: midollo - sinfonia astrale OM di tutti i plessi; cervicale - il fragore dell’oceano; dorsale - le campane che echeggiano a lungo; lombare - arpa; sacrale - flauto; coccigeo - il ronzìo del calabrone. Inoltre lo yogi ascolta l’impareggiabile Voce Cosmica o Suono dell’OM, che emana da molte acque o elementi, costituenti l’intero universo macrocosmico e microcosmico fisico, astrale ed ideazionale»
(1).
Se è vero che dal punto di vista cattolico esistano verità (con la minuscola o parti di verità), fuori dalla Chiesa, è corretto credere che parziali ed incomplete - a volte, profondamente deviate - intuizioni dell’umano intendere abbiano un loro senso e significato autenticamente cattolico, alla luce del discernimento, dono dello Spirito, di cui parla San Paolo. Meditare su quanto scritto ai Tessalonicesi, può essere d’ausilio non soltanto per comprendere sul come comportarsi e relazionarsi con il prossimo (cristiano, pagano o giudeo che sia), ma anche per avere un giusto approccio nella lettura di fenomeni a volte astrusi o estranei alla propria cultura di origine.
Leggiamo: «Guardatevi dal rendere male per male ad alcuno; ma cercate sempre il bene tra voi e con tutti. State sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi fino alla perfezione, e tutto quello che è vostro, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Colui che vi chiama è fedele e farà tutto questo!» (1Tessalonicesi 5, 15-24).
Mai pareggiare il conto nelle offese o nei torti subiti. Cercare, per quel che dipende da ognuno, di vivere in pace, provando a conoscere il prossimo, ad amarlo e a comprenderlo appieno (conoscendo anche l’essenza del suo pensiero), per portarlo a Cristo, annunciargli la Fede, nella carità, ma con totale ed assidua obbedienza al Vero. Dal punto di vista della pastorale, quindi, il «diverso» va studiato e rispettato, ma alla luce della Rivelazione Divina, che, certa e luminosa, guiderà il nostro confronto e la nostra apertura; se volete, questo è il cosiddetto «dialogo ecumenico»: un amore per il prossimo che ci spinge a comprenderlo totalmente, per cercare di ottenere per lui il Bene supremo (amore che suppone, è vero, rispetto ed onore per la persona, ma anche consapevolezza dell’impossibilità che costei si salvi senza carità nella verità e quindi necessità dell’annuncio e della testimonianza evangelica).
La conoscenza di altre fedi può pertanto essere utile ad un duplice scopo: primo, avvicinarsi alla mentalità ed alla sensibilità della persona che abbiamo davanti, per cercare di presentarle il Vangelo nella maniera maggiormente conforme alla sua sensibilità; e, secondo, per confermarci nella Fede, comprendendo alla luce dello Spirito gli errori logici ed i limiti umani, nonché il principio di iniquità, che sempre si cela dietro ogni ideologia dell’uomo, non ispirata direttamente da Dio.
L’argomento dei chakra ci consente di puntualizzare. E’ possibile che esistano tali canali energetici? E’ possibile. E’ altresì vero che essi siano la porta d’accesso all’energia cosmica e all’armonia universale? Sostanzialmente non è vero, ma accidentalmente, potrebbe. Spieghiamo.
Tutta la creazione possiede una «certa propria spiritualità». In Dio, esiste «da sempre», secondo l’archetipo di cui fruisce Lui solo e secondo la volontà predeterminata dall’eternità su cosa e come essa debba essere. Il peccato, momento di corruzione della libertà dell’uomo - ipotesi possibile per permissione divina - lacera e distrugge l’armonia cosmica del creato e ne deturpa il volto; in Cristo, questa carenza viene colmata nella redenzione, anche se la manifestazione di essa (con la vittoria sulla morte, l’ultimo nemico che incombe su ogni essere vivente) avverrà alla fine dei tempi.
Tornando al chakra: esso indubbiamente può essere considerato come una sorta di sottile anelito sulla necessità di accedere allo smarrito equilibrio energetico perso col peccato (peccato che opera, tra le altre cose, una spaccatura profonda tra microcosmo dell’essere umano, vertice della creazione ed il creato medesimo). Tutto quel che è nostro, dice San Paolo, quindi il corpo, l’anima e lo spirito, deve essere redento e divinizzato, ma tale divinizzazione non può mai significare raggiungimento o meglio cognizione della propria piena corrispondenza ontologica col divino. Affermare che il corpo è una sorta di involucro energetico condensato può essere anche vero, ma nella misura in cui questo escluda una connaturalità con la sostanza Divina. L’uomo non è Dio e non è essere divino, se non per partecipazione (per grazia); comprendere il proprio limite lo mette al riparo dall’illusione e dall’inganno mortifero che l’Oriente ignora, perché vuole disconoscere la verità del peccato d’origine, relegandolo ad una sorta di «sonno dello spirito» dovuto dalla mancanza di consapevolezza. L’inganno è mortifero perché non lascia vedere il fondo del mare del peccato, che non è soltanto ignoranza (la quale in realtà rappresenta soltanto una conseguenza ottenebrante dell’intelletto determinata dalla caduta), ma vera consapevolezza di rifiuto radicale della Vita, di Dio, sorgente della vita.
Il cristiano saprà, pertanto, che quando si metterà in preghiera, tutta la sua creazione personale può essere (e lo deve, se la sua preghiera è autentica) investita dall’Energia Divina, che sorge nel Padre, è infusa dallo Spirito, attraverso il costato aperto di Cristo crocifisso e risorto. Non potrà essere escluso alcun poro o alcuna cellula o alcun residuo eterico o psichico o spirituale (lasciateci passare queste espressioni pseudo-esoteriche); tutto sarà completamente immerso nella Luce increata dell’Immenso, che opererà la divinizzazione.
I canali preferenziali di questo processo saranno i divini misteri, i segni sacramentali, che, vissuti in profondità, e vivificati dalla preghiera personale, porteranno la persona ad una felicità e ad un benessere totale ed onnicomprensivo.
I sette chakra vedranno realizzata la loro piena efficacia in Gesù, nei suoi sette sacramenti e nell’elargizione dei sette doni dello Spirito Santo. Il creato assumerà la veste del «secondo Cielo» (cioè secondo la Luce di Dio) e si armonizzerà perfettamente al microcosmo uomo, perfettamente immerso nella volontà divina.
Chi assaporerà di quest’acqua non avrà più sete, ma sarà fonte che zampilla per la vita eterna.
Fonte:Liberamente tratto da un articolo di Stefano Maria Chiari
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