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    IL DNA DIVINO....

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    Messaggio  Patrizia Dom Ott 17, 2010 1:55 am

    IL DNA DIVINO.... DNA%20divino-90x110%20%5B800x600%5D.jpg%20buonoDNA DIVINO ...quadro di Maria Matti

    Dio è nei geni?
    Studi di neurologia indicano una predisposizione del cervello umano verso l'Assoluto e la trascendenza. Le pratiche spirituali indiane da millenni sono volte ad incrementare queste funzioni.
    La fioritura del pensiero scientifico sembrava aver tratteggiato la fine della fede, la sparizione della spiritualità trascendente. Dio avrebbe smesso di essere la risposta ai misteri naturali e la scienza avrebbe fornito le necessarie spiegazioni, le ragioni. Sono passati due secoli e il 98% della popolazione mondiale afferma di credere in una forza superiore. Il 50 % chiama questa forza Dio.
    Di fronte a questa realtà la scienza non ha potuto fare a meno di investigare. Si cerca Dio nelle molecole. Alcuni scienziati scrutano il tessuto del complicato cervello Sapiens sapiens, altri setacciano l'elegante doppia elica del DNA. In che parte della biochimica si trova il tempio dell'Altissimo? Perchè crediamo?
    Andrew Newberg dell'Università della Pennsylvania, autore del saggio Perchè crediamo ciò che crediamo, assicura che il nostro cervello è " Essenzialmente una macchina credente, perchè non ha altra opzione". Dean Hammer, genetista degli Istituti Nazionali per la Salute degli Stati Uniti, afferma ne Il gene di Dio, che" La spiritualità è una delle nostre eredità di base; è, di fatto, un istinto. Abbiamo una predisposizione genetica per le credenze spirituali". Le fondamenta di questa affermazione poggiano non solo sui suoi studi, ma anche su di un sondaggio effettuato per l'istituzione a cui appartiene. Oltre un terzo degli intervistati assicurava aver tenuto qualche tipo di contatto con forze spirituali. Va notato che, se da una parte è stato registrato nel sondaggio un aumento della fede, contemporaneamente si è anche constatata una generale diminuzione nelle pratiche religiose, a sottolineare che, anche se spesso vengono identificate una con l'altra, spiritualità e religione sono due cose ben diverse.
    L'area scientifica che più si è occupata di cercare la residenza di Dio è la neurologia. Di fatto sono anni che si parla di un ramo da questa derivata, il cui nome parla da solo: neuroteologia. Naturalmente l'interpretazione dei dati ottenuti dipende dagli occhi che li osservano e gli stessi esperimenti vengono dunque utilizzati da alcuni per dimostrare l'esistenza di Dio, e da altri per dimostrare che l'Assoluto è solo un prodotto della mente, come tanti altri. I più prudenti, in questo caso Newberg, affermano che" Siamo biologicamente programmati per trovare un senso alle nostre vite. Tuttavia, il fatto che Dio sia una semplice creazione del nostro cervello o meno, ancora non è stato provato scientificamente".
    Newberg ha una certa esperienza del divino tra gli umani. Ha lungamente studiato le immagini dei cervelli di monaci e volontari di varie confessioni in stato di meditazione o preghiera profonda. Ha così potuto osservare i fenomeni neuronali che contemporaneamente avvengono nei momenti di massima concentrazione. Oltre all'aumento dell'attività nelle aree frontali, incaricate di centrare l'attenzione, dunque tipica degli stati di grande concentrazione e a quello del sistema limbico, gruppo di strutture associate alla memoria e all'emozione, Newberg ha osservato la sorprendente diminuzione di attività dei lobi parietali, situati all'incirca sotto le fontanelle, di entrambi gli emisferi. Si tratta, grosso modo, della zona in cui risiede il senso dell'Io, dove origina il senso dell'individualità. La riduzione dell'attività di questa zona, durante la meditazione o la preghiera, ha come conseguenza lo sfumare del senso di frontiera tra l'Io e l'esterno e porta ad una sensazione di comunione con l'universo, di appartenenza al Tutto. Esattamente ciò che descrive chi raggiunge un alto grado di trascendenza spirituale, di misticismo.
    Uno dei pionieri nella ricerca di Dio nel labirinto neuronale fu Michael Persinger, neuroscienziato della Laurentian University del Canada, che 20 anni fa scrisse un saggio intitolato La base neurofisiologica della fede in Dio. Persinger era interessato a studiare il perchè persone appartenenti a diverse religioni, culture e livello socioculturale, potevano sperimentare stati di illuminazione spirituale tanto simili. A questo scopo cominciò ad applicare deboli ma precisissimi campi elettromagnetici al cervello di volontari. L'obiettivo era individuare l'area cerebrale e la configurazione elettromagnetica che permettono ad alcune persone di percepire presenze soprannaturali. L'80% delle persone che indossarono il suo famoso Casco di Dio descrissero come avevano così incontrato la divinità. Lo stesso Persinger, non credente, ebbe un'esperienza mistica mentre applicava gli elettrodi a un volontario. Lo scienzato concluse che la residenza di Dio si trovava nei lobi temporali, la regione posta all'incirca sopra le orecchie. Ma le sue teorie vennero messe in dubbio quando un'equipe svedese non riuscì ad ottenere gli stessi risultati seguendo il suo metodo. La polemica si chiuse senza un accordo chiaro.
    Coloro che maggiormente propendono per le teorie dell'evoluzionismo si domanderanno che interesse evolutivo può esistere per l'essere umano nell'esperienza mistica. " Il cervello ci offre due funzioni basiche: autoconservazione e autotrascendenza. Ci aiuta ad adattarci e a cambiare durante tutta la vita. La religione e la spiritualità ci offrono le stesse funzioni, proporzionando all'individuo benefici sostanziali" dice Newberg. Hammer condivide:" Io sostengo che uno dei ruoli principali del "gene di Dio" nella selezione naturale, è quello di proporzionare agli umani un innato senso dell'ottimismo. E l'ottimismo - conclude - migliora la salute umana e allunga la vita." Di fatto, la maggioranza delle persone che ha avuto un'esperienza mistica asserisce che la propria vita è migliorata, così come la propria percezione generale del mondo. Secondo Hammer, questo effetto si deve al fatto che queste persone hanno dovuto affrontare " La questione principale della vita: la coscienza. Senza la coscienza non sapremmo nè chi siamo nè dove andiamo. E tuttavia ci si pensa pochissimo."
    Gli studi di Hammer alla ricerca del gene di Dio partono dagli studi sui gemelli. Questi indicano che i fratelli gemelli hanno credenze spirituali molto più coincidenti rispetto a quelle dei fratelli non gemelli. Dopo aver lungamente setacciato frammenti di DNA, il ricercatore identificò un gene conosciuto come VMAT2. Come gli altri geni, il VMAT2 presenta un certo numero di varianti che si differenziano grazie ad alcune lettere che lo compongono. Hammer sostiene che le persone che possiedono nel proprio genoma alcune di queste, hanno una maggiore tendenza alla spiritualità, una maggiore predisposizione a quella che definisce come autotrascendenza. Ma curiosamente, questo supposto gene di Dio ci riporta nuovamente al cervello, perchè il VMAT2 controlla l'uso di un gruppo di neurotrasmettitori molto interessanti. Tra questi la dopamina e la serotonina, due molecole associate alla felicità e al piacere ma anche ai loro opposti: dipendenze e depressione.
    Hammer non è l'unico scienziato a relazionare la doppia elica del DNA con la divinità. Uno scienziato del calibro di Francis Collins, responsabile del consorzio pubblico che sequenziò il genoma umano, afferma che studiando il codice genetico ha "Incontrato Dio, perchè una simile complessità può essere solo opera di un Creatore". Certo, chiarisce, non mette assolutamente in dubbio la teoria dell'evoluzione, ma secondo la sua opinione la teoria di Darwin non è in contrasto con l'esistenza di una intelligenza superiore. Gregg Braden, un ingegnere impegnato nello sviluppo aerospaziale, è un altro ricercatore del divino che ha unito elegantemente scienza e tradizioni spirituali, e che ha trovato l'impronta di Dio nella doppia elica. Ne Il codice di Dio, espone le sue ricerche sulla Cabala, la lingua ebraica e il suo parallelismo con gli elementi chimici che compongono il codice genetico. Braden suggerisce che il nome di Dio potrebbe essere scritto in ogni nostra cellula, nel suo DNA, che Dio risiede al nostro interno.
    Buona parte della comunità scientifica non vuole nemmeno sentir parlare di Dio: in parte perchè considera i due campi radicalmente differenti, e in parte perchè li considera totalmente incompatibili. A questo gruppo appartiene il fervente ateo e appassionato discepolo di Darwin, Richard Dawkins. Questo biologo britannico utilizza tutto l'armamento in suo posesso per fulminare Dio e difendere la teoria di Darwin che, sola, secondo lui basta a spiegare la vita. Il suo ultimo libro si intitola Il miraggio di Dio. Ma Dawkins parla soprattutto di religione, non di spiritualità, e la accusa di essere una minaccia per la scienza e per il pensiero razionale. Hammer, che lo cita ripetutamente nel suo libro, scrive " Ironicamente alla fine risulta che sì Dawkins crede in una religione: la scienza. E che la segue più per fede che per logica." Chiosa Newberg: " Poichè sempre saremo intrappolati nel nostro cervello, tutti noi, dal più devoto all'ateo più recalcitrante, abbiamo le nostre credenze. Sono solo credenze diverse."
    Nella carrellata di investigazioni scientifiche volte alla ricerca della divinità, è obbligatorio menzionare la Fisica. Michael Faraday, scopritore dell'induzione elettromagnetica diceva che " Tutta la materia si mantiene al suo posto grazie ad una forza. Dobbiamo supporre che dietro a questa forza esista una mente intelligente e cosciente." Quasi due secoli dopo, la Fisica insegue la particella soprannominata Particella di Dio, cioè il bosone di Higgs. Il nomignolo le viene dal fatto che, questa inafferrabile ed ipotetica particella, sembra essere esistita giusto per una decina di secondi dopo il Big Bang ma che, durante la sua brevissima esistenza, potrebbe aver dato origine a tutta la materia. Nonostante il fatto che i fisici le stiano dando la caccia sin dagli Anni '60, la particella non è ancora mai stata osservata. Dio si fa desiderare.
    Alcuni metafisici suggeriscono che Dio sarebbe caduto dal cielo e che si stia risvegliando in ogni individuo per creare se stesso mediante le proprie creature. Bisognerebbe dunque ricercare Dio nelle nostre azioni.
    di Angela Boto.

    fonte:
    http://www.guidaindia.com/index.php?option=com_content&view=article&id=205%3Adio-e-nei-geni&catid=69%3Ale-idee&Itemid=64

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