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    Le passioni dell'uomo Gesù le ha provate

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    Le passioni dell'uomo Gesù le ha provate Empty Le passioni dell'uomo Gesù le ha provate

    Messaggio  Patrizia Dom Ott 24, 2010 2:18 am

    Le passioni dell'uomo Gesù le ha provate Zeffirelli_06Le passioni dell'uomo Gesù le ha provate Gesu%20di%20Narareth%201

    Uno dei grandi dolori di Gesù crocifisso fu quello di avere dovuto straziare Maria sua Madre, l'avere dovuto vederla piangere. È per questo che Egli non le nega nulla. Maria gli ha dato tutto. Gesù le dà tutto. Maria ha sofferto tutto il dolore. Gesù le dà tutta la gioia.
    Quando pensiamo alla Vergine dovremmo meditare questa sua agonia, durata trentatré anni e culminata ai piedi della croce. Ella l'ha sofferta per noi.
    Per noi le derisioni della folla che la giudicava Madre di un pazzo. Per noi i rimproveri dei parenti e delle persone influenti. Per noi la sua vìta nascosta neì segreti della contemplazione. Per noi il dolore di vivere lontana dal Figlio. Per noi il voto della sua verginità, per noi l'ubbidienza totale alla volontà di Dio. Per noi il sacrificio di lasciare la sua casetta e mescolarsi alle folle. Per noi il disagio di lasciare la sua piccola patria per ìl tumulto dì Gerusalemme. Per noì il dovere essere a contatto con un demonio come Giuda, che covava in cuore il tradimento. Per noi il dolore di sentire suo Figlio accusato di possessione diabolica, di tradimento e di eresia. Per noi lo strazio della croce e l'insulto dei crocifissori. Per noi la solitudine che precedette la risurrezione. Per noi gli anni trascorsi prima della sua assunzione al cielo. Tutto, tutto ha sofferto per noi. Noi non sappiamo quanto Gesù ha amato la Madre sua. Noi non riflettiamo come il cuore del Figlio di Maria e di Giuseppe fosse sensibile agli affetti. E crediamo che la sua tortura sia stata puramente fisica; al massimo vi aggiungiamo la tortura spirituale dell'abbandono finale del Padre (Vangelo di Marco 15, 34).Gesù ha sofferto molto nel corpo e nello spirito, ma anche nel morale. Le passioni dell'uomo, Gesù-Uomo le ha provate.
    Ha sofferto di veder soffrire sua Madre, di doverla condurre, come agnella mansueta, al supplizio, di doverla straziare coi successivi addii: a Nazareth prima dell'evangelizzazione, al Cenacolo prima della passione, sul Calvario prima della morte, sul monte degli Ulivi prima dell'ascensione.
    Gesù ha sofferto di vedersi schernito, odiato, calunniato, circuito da curiosità malsane che evolvevano in male. Ha sofferto di tutte le menzogne che ha dovuto udire o vedere agenti al suo fianco. Le menzogne dei farisei ipocriti, che lo chiamavano Maestro e gli facevano domande non per fede nella sua intelligenza ma per tendergli tranelli. Le menzogne dei beneficati da Lui e che gli si volsero in accusatori nel Sinedrio e nel Pretorio. La menzogna premeditata, lunga, sottile di Giuda, che l'ha venduto ed ha
    continuato a fingersi discepolo, che l'ha indicato ai carnefici col bacio: segno dell'amore. Ha sofferto della menzogna di Pietro, preso per paura umana.
    Quanta menzogna! Quanta menzogna tanto rivoltante per Gesù, che è la Verità! E quanta anche ora ve ne è nel mondo, così contraria a Lui, così contraria al bene!
    Infine, Gesù ha sofferto pensando che davanti al valore infinito del suo Sacrificio, il Sacrificio di un Dio, troppo pochi si sarebbero salvati. Tutti coloro che nei secoli dei secoli della terra avrebbero preferito la morte alla vita eterna, rendendo vana la sua oblazione, Gesù li ha avuti presenti. E con questa cognizione è andato incontro alla morte.

    MAMMA!
    Quando, nel Venerdì santo, Maria incontrò Gesù ad un crocevia che portava al Golgota, furono queste le parole che uscirono dalle loro labbra: "Mamma!", "Figlio!".Intorno a loro stava la bestemmia, la ferocia, lo scherno, la curiosità, la vendetta. Perciò si intesero solo con lo sguardo, che è la parola dell'amore. Con gli occhi velati dal pianto, Madre e Figlio si guardarono, si amarono, si compresero, si compatirono, si aiutarono.Gesù, che aveva già parlato alle donne, incitandole a piangere sui peccati del mondo (Vangelo di Luca 23,27-31), piange senza parlare quando incontra Colei che è senza peccato. La guarda attraverso il sudore, il pianto, la polvere, il sangue che fanno velo ai suoi occhi e vorrebbe abbracciarla. In quell'ora di passione, infatti, più del velo della Veronica o di ogni altro soccorso, sarebbe stato di sollievo a Gesù il bacio della sua Mamma. Ma anche questa tortura ci voleva per redimere le colpe umane più nascoste.Maria avrebbe voluto piegare il cielo in soccorso del suo Gesù, alleviandogli non il supplizio - poiché questa doveva esser compiuto per decreto eterno - ma almeno la durata di esso. Ma non poteva. Era l'ora della Giustizia.I loro sguardi si incontrarono, si allacciarono e poi si divisero lacerando i cuori, sotto la calca della folla che spingeva verso l'altare del sacrificio. Fu questo, per Maria, il dolore più grande: non poter abbracciare, consolare, ristorare, medicare il suo Gesù.Dal momento della sua Immacolata Concezione e per tutta la sua vita, la Vergine ha tenuto il capo di Satana sotto il suo calcagno (Libro della Genesi 3,15). Ma non avendo questi potuto corrompere con il suo veleno il corpo e l'anima della Vergine, ha schizzato tale veleno sul suo cuore di Madre, addolorandolo senza misura. Anche adesso che Maria è nella beatitudine del paradiso, le offese che facciamo a suo Figlio salgono come frecce a ferire il suo cuore di Madre, riaprendo le ferite del Venerdì santo.Dall'alto della croce erano scese lente le ultime parole del Cristo. Maria le aveva tutte raccolte, poiché anche un solo sospiro del Crocifisso era aspirato dalla sua sensibilità materna."Donna, ecco tuo figlio!" (Vangelo di Giovanni 19,26). Maria ci dà la vita dello spirito attraverso il suo dolore, poiché se Lei era immune dalla condanna della sofferenza del parto e della morte (Libro della Genesi 3,16), per cui non soffrì nel dare alla luce Gesù e non soffrì nell'esalare l'ultimo respiro, il suo cuore si spezzò per darci la vita dell'anima. Noi nasciamo alla grazia attraverso il varco aperto dal suo dolore di Madre. Per questo è proclamata Madre dell'umanità.La parola più ripetuta da Gesù, in quel crudele pomeriggio d'aprile, era questa: "Mamma!". Quel nome, mano a mano che l'asfissia della morte cresceva, era sempre più spesso invocato dal Crocifisso. Egli ormai aveva tutto detto e tutto compiuto. Aveva affidato l'anima al Padre, anche se il Padre chiamato non si mostrava ma anzi si ritirava in un silenzio da far paura agli angeli. E allora chi avrebbe dovuto chiamare in quel momento terribile, se non Maria? Chi più di Lei poteva sentirlo in quello sgomento? Chi più di Lei lo amava?Gesù chiamò la Madre con urlo di lacerante dolore che trafisse i cieli. II "grande grido", di cui parlano gli evangelisti (Vangelo dí Matteo 27,50; Vangelo dí Marco 15,37), fu questa parola. I Vangeli non lo dicono, ma lo dice lo Spirito che illumina i Vangeli. Maria raccolse quel grido e portò in sé quel lamento come una spada di fuoco sino al mattino pasquale, quando Gesù entrò sfolgorante più del sole nella stanza dove Lei pregava. Il sepolcro le aveva portato via l'Uomo-Dio, ma le restituiva il Dio-Uomo: perfetto nella sua virile Maestà e giubilante per la prova compiuta. In quel momento di paradiso, fu ancora questa la prima parola: "Mamma!". Un richiamo non più di dolore come sulla croce, ma di gioia incontenibile, di cui Gesù faceva partecipe Maria stringendola al suo Cuore divino.La Madre, che per prima ha portato la pesante croce con Gesù, per prima ha contemplato la gloria della risurrezione del Figlio che le apparve al primo raggio di sole nel giorno dopo il sabato. Anche in questo caso i Vangeli non lo dicono, ma lo dice lo Spirito che illumina i Vangeli.

    ERA QUESTO CHE VOLEVA SATANA: PORTARE IL CRISTO ALLA DISPERAZIONE....
    Gesù è il Figlio del Dio Altissimo, ma è anche il Figlio dell'uomo. Colui che, pur essendo di natura divina, ha preso la nostra natura umana (Lettera ai Filippesi 2,6-Cool. Maria, la casta Madre di Gesù, ha portato il Figlio non solo per i nove mesi con cui ogni donna porta il frutto dell'uomo, ma per tutta la vita. I cuori dell'Uomo e della Donna erano uniti da spirituali fibre e hanno palpitato sempre insieme. Non c'era lacrima materna che cadesse senza rigare il cuore di Gesù, e non c'era interno lamento di Gesù che non aumentasse la sofferenza materna. Se fa pena pensare alla madre di un figlio destinato alla morte per malattia, o alla madre di un innocente ucciso dalla cattiveria umana, pensiamo a Maria che, dal momento in cui ha concepito Gesù, ha tremato, sapendo che era il Condannato. Pensiamo a questa Madre che, quando ha dato il primo bacio sulle carni morbide e rosee del suo Neonato, ha sentito sulle labbra il sangue delle sue future piaghe; a questa Madre che avrebbe dato dieci, cento, mille volte la vita per impedire al Redentore di divenire Uomo e di giungere al momento dell'immolazione; a questa Madre che sapeva, e che doveva desiderare quell'ora tremenda, per accettare la volontà del Signore e per il bene dell'umanità. Non vi fu agonia più lunga per una donna, finita in un dolore più grande, di quella della Madre di Dio. E non vi è stato un dolore più grande e più completo per un uomo, di quello del Dio della Madre.Gesù sentiva, come acqua che monta e preme contro una diga, crescere, ora per ora, il rigore del Padre verso di Lui. A testimonianza degli increduli, che non volevano comprendere chi era Gesù, il Padre aveva aperto per tre volte il Cielo: al fiume Giordano, sul monte Tabor e in Gerusalemme nella vigilia della passione (Vangelo di Matteo 3,17; 17,5; Vangelo di Giovanni 12,28). Ma l'aveva fatto per gli uomini, perché credessero, non per dare sollievo al Figlio. Costui ormai era l'Espiatore. Gesù è il Redentore che ha sofferto e sa, per personale esperienza, cosa sia la pena d'esser guardato con severità dal Padre ed essere abbandonato da Lui. Più l'ora dell'espiazione si avvicinava e più sentiva allontanarsi il conforto celeste. La separazione da Dio porta con sé tristezza, paura, attaccamento alla vita, stanchezza, malinconia, insoddisfazione, turbamento. Più la separazione è profonda e più sono forti queste conseguenze. Quando la separazione è totale porta la disperazione, e tanto più ne soffre chi non l'ha meritata.Gesù ha dovuto conoscere tutto il dolore, per poter tutto perorare presso il Padre in nostro favore. Anche le nostre disperazioni Gesù le ha provate. Ha provato cosa significa dire: "Sono solo. Tutti mi hanno tradito, tutti mi hanno abbandonato. Anche il Padre non m'aiuta più".Nella sera del Giovedì santo solo Gesù sa quanto aveva bisogno di un conforto spirituale! Era già agonizzante per lo sforzo di aver dovuto superare i due più grandi dolori di un uomo: l'addio ad una Madre amatissima, la vicinanza dell'amico traditore. Erano due piaghe che bruciavano il cuore dell'Uomo-Dio. Una col suo pianto, l'altro col suo odio.Gesù era l'Espiatore, la Vittima, l'Agnello. L'agnello, prima d'esser immolato, conosce il marchio rovente, conosce le percosse, conosce lo spogliamento, conosce la vendita al beccaio. Solo alla fine conosce il gelo del coltello, che penetra nella gola e svena e uccide. Prima deve lasciare tutto: il pascolo dove è cresciuto, la madre al cui petto si è nutrito, i compagni con cui ha vissuto. Tutto. Gesù, Agnello di Dio, ha conosciuto tutto.Allora, mentre il Padre si ritirava nei cieli, è venuto Satana. Glielo aveva promesso (Vangelo di Luca 4,13). Con la sua astuzia perfetta, Satana presentò al Salvatore le torture della carne con un verismo insuperabile. Anche nel deserto aveva cominciato dalla carne. Gesù vinse il demonio pregando, e lo spirito signoreggiò la paura del corpo.Gli presentò allora l'inutilità del suo morire, l'utilità di vivere per Se stesso senza occuparsi degli uomini ingrati. Vivere ricco, felice, amato. Vivere per sua Madre e non farla soffrire. Vivere per portare a Dio, con un lungo apostolato, tanti uomini. Una volta morto Gesù, gli uomini si sarebbero dimenticati di Lui; mentre se fosse stato Maestro non per tre anni, ma per decenni, avrebbero finito ad immedesimarsi della sua dottrina. Ed anche il Padre lo avrebbe perdonato, vedendo l'abbondante messe dei credenti da Lui raccolta.Satana presentò poi a Gesù l'abbandono di Dio.II Padre non lo amava più, perché era carico dei peccati del mondo. Gli faceva ribrezzo. Lo abbandonava al ludibrio di una folla feroce e non gli concedeva neppure il suo divino conforto. Solo! In quell'ora non c'era che Satana presso il Cristo. Dio e gli uomini erano assenti, poiché non lo amavano o erano indifferenti.Gesù pregava per coprire con la sua preghiera le parole sataniche. Ma la preghiera non saliva più a Dio. Ricadeva sul Cristo, come le pietre della lapidazione, e lo schiacciava sotto il suo peso. Invano la sua preghiera era lanciata contro i cieli chiusi.Allora il Martire senti l'amaro del fondo del calice. II sapore della disperazione. Era questo, infatti, che voleva Satana: portare il Cristo a disperare, per fare di Lui un suo schiavo. Ma Gesù ha vinto la disperazione, e l'ha vinta con le sole sue forze, perché ha voluto vincerla. Con le sole sue forze di Uomo.Sulla croce il Redentore sperimentò la sua ultima tentazione, la più forte e la più tremenda, perché quella finale. L'ultima occasione in mano di Satana per vincere il suo Nemico. Gesù ha sudato ancora sangue in quel momento, e questa volta senza conforto angelico (Vangelo di Luca 22,43). Ha sudato sangue per essere fedele alla volontà di Dio (Vangelo di Luca 22,44). Gesù ha vinto facendo la volontà del Padre, solamente quella. Non rispose più a colui che lo accusava, perché quando Satana diventa fortissimo l'unica cosa da fare è ignorarlo: silenzio e fedeltà. Il diavolo allora se ne andò vinto, vinto anche dal Padre, ma deciso a tormentare fino alla fine dei secoli i figli del suo Figlio.I nostri nomi! I nomi dei salvati dal sacrificio del Cristo! Tutti li ha avuti presenti Gesù nella lotta contro la disperazione. Ogni nome di persona buona fu per Lui come un farmaco nelle vene per ridargli speranza. Ognuno dei salvati dal suo Sangue fu per Lui vita che torna, luce che nasce, forza che aumenta, gioia che viene. Nelle inumane torture della crocifissione, per non urlare il suo dolore di Uomo e per non disperare di un Dio troppo severo verso la sua Vittima, Gesù si è ripetuto i nostri nomi. Egli ci ha visti nel futuro del suo eterno presente. Ci ha benedetti da allora e da allora ci ha portati nel cuore.Benedetti i salvati dal suo Sangue! Conforto del Cristo morente! La Madre amatissima, il discepolo prediletto, le donne pietose e molti altri erano intorno al suo morire, ma noi pure c'eravamo. I suoi occhi morenti si sono chiusi così. Beati di chiudersi per averci salvati. Noi, che abbiamo meritato il Sacrificio di un Dio, dobbiamo essere perseveranti, vivere nel bene, fuggire dal male, tenerci stretti alla croce, santificandoci nella fede, nella speranza e nella carità.

    SULLA CROCE GESÙ HA COMPLETATO LA SUA MISSIONE DI REDENTORE, MA ANCHE DI MAESTRO
    Sulla croce Gesù ha completato la sua missione di Redentore, ma anche di Maestro.Ci ha insegnato il perdono, con le parole: "Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno" (Vangelo di Luca 23,34), perdonando ai suoi uccisori e a chi lo offendeva come Dio e come morente.Ci ha insegnato ad aver fede nella misericordia concessa a chi si pente, con le parole: "In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso" (Vangelo di Luca 23,43), promettendo il paradiso a Disma (Vangelo di Luca 23,43).Ci ha insegnato a chi andare per non sentirvi soli, a Maria che ci è Madre, con le parole: "Ecco la tua madre" (Vangelo di Giovanni 19,27).Ci ha insegnato a chiedere umilmente ed a soffrire pazientemente, anche delle necessità corporali, con le parole: "Ho sete" (Vangelo di Giovanni 19,28), chiedendo un sorso per le sue labbra arse. Ci ha insegnato a non lamentarci se quel sorso è aceto e fiele. Aceto e fiele che è dato non soltanto alle labbra, ma spesso al cuore che chiede di amare e riceve ripulse e offese. II nostro Gesù, di questa amarissima mistura, ne ha avuto saturo il cuore.Ci ha insegnato chi invocare nelle ore in cui il dolore si precipita su noi e ci pare che tutti, anche Dio, ci abbiano abbandonato, con le parole: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?" (Vangelo di Matteo 27,46).Gesù era, per necessità di Redenzione, realmente abbandonato dal Padre, ma l'ha ugualmente invocato. Così dobbiamo fare anche noi nelle ore di prova e di dolore.Se anche Dio ci pare lontano, chiamarlo lo stesso in soccorso. Dargli sempre filiale amore. Egli ci darà i suoi doni. Potranno non essere quelli che invochiamo. Saranno altri ancora più utili a noi. Dobbiamo fidarci dei Padre nostro. Egli ama e provvede (Libro della Genesi 22,14). Dio premia chi crede nella sua bontà.Sulla croce Gesù ci ha insegnato il grande valore che ha l'anima, con le parole: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Vangelo di Luca 23,46).L'estrema sollecitudine del Morente va al suo spirito, prossimo a liberarsi dalla carne per tornare all'Origine da cui era venuto. Lo raccomanda al Padre.Gesù ci ha insegnato che una sola cosa e preziosa nella vita e preziosa oltre la vita: lo spirito. Esso deve avere tutte le nostre cure durante l'esistenza e le nostre previdenze nell'ora della morte.Valore immisurabile del nostro vivere di uomini è lo spirito, signore del nostro essere. Tutto quanto possediamo sulla terra è cosa che muore con la carne. Nulla ci segue nell'altra vita. Ma lo spirito resta e ci precede (Vangelo di Giovanni 6,63). Si presenta al Giudice e riceve la prima sentenza, poi riscuote la carne nell'ora dell'ultimo Giudizio e la fa di nuovo viva, beata con lo spirito o con esso maledetta. Secoli o attimi di morte conosce la carne avanti la sua risurrezione, ma lo spirito non conosce che una morte da quella non risorge. Di questa dobbiamo aver paura (Vangelo di Matteo 10,28; Libro dell'Apocalisse 20,14 15;21,Cool.Affidiamo in vita e in morte il nostro spirito al Potente, al Santo, al Misericordioso Iddio. Allo spirito che si affida a Lui poco può nuocere Satana sulla terra allo spirito che nell'agonia invoca Dio sono risparmiati terrori che il Nemico suscita per ultima vendetta; allo spirito che spira in Dio gli viene aperto il cielo e da morte passa a vita eterna, santa, beata.Sulla croce Gesù ci ha insegnato la gioia che viene dal compiere la volontà di Dio, con le parole: "Tutto è compiuto" (Vangelo di Giovanni 19,30).Al dolore angoscioso di quella morte, subentrò in Gesù la gioia d'averci conquistato la Vita. Così avvienE anche per noi quando moriamo in grazia di Dio.

    Alcuni passi estratti da: www.preghiereagesuemaria.it

    Le passioni dell'uomo Gesù le ha provate Croce-e-lenzuolo

    Cristo è colui che ci porta il senso della "vera vita..." e ci ha mostrato la via per arrivarci! Nulla è facile in questa strada....in questa vita...ma nulla è impossibile tanto da non poter essere fatto...flower

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