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    IL SIMBOLISMO DELL'ELLISSE

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    Messaggio  Caterina Mer Ago 25, 2010 8:22 am

    HATSHEPSUT E IL SIMBOLISMO DELL'ELLISSE

    IL SIMBOLISMO DELL'ELLISSE Occhi10



    È senz'altro la regina Hatshepsut colei che ha custodito il segreto più importante dell'antico Egitto: quello della "resurrezione" legato a un rituale di alta "Heka" in onore della Dea Ueret Hekau.
    Infatti era possibile attraverso alcune "formule magiche" e un'energia di particolare potenza, ottenere risultati inspiegabili razionalmente ed attivare forze sconosciute, capaci di "ridare vita" a qualsiasi ushabti.
    Una sorta di camera iperbarica dove veniva introdotto il corpo senza vita di una persona e sottoposta a una particolare irradiazione luminosa.
    Hatshepsut, enigmatica donna faraone, è stata legata sentimentalmente a Senmut, gran sacerdote e architetto sacro.
    Il gran sacerdote alla morte della sua amata costruì due tombe che ancora oggi presentano dei particolari misteriosi e sconcertanti.
    Dopo un tunnel di trenta metri si giunge alla seconda tomba di Senmut, costruita a ridosso del tempio della bella regina. Il soffitto di questa tomba, ermeticamente affrescato, era rimasto occultato per secoli ai profani da uno spesso strato di intonaco. Al suo interno troviamo delle iscrizioni magiche che si riferiscono a Cheope, vissuto 1.500 anni prima e sul soffitto è disegnata la cintura di Orione che sovrapposta alla mappa di Giza corrisponde esattamente alle piramidi di Cheope, Chefren, Micerino e la Sfinge.
    La cosa più insolita è rappresentata dalle tre ellissi che girano intorno alla stella che corrisponde alla piramide di Chefren. Il simbolo elissoidale è inesistente fra i geroglifici egiziani, quindi vuole essenzialmente rappresentare le orbite utilizzate dagli Dei per raggiungere la Terra.
    È sorprendente constatare che nessun egittologo o ricercatore abbia pensato di dirigere le sue specifiche ricerche a questa piramide che probabilmente nasconde la "chiave di lettura" per interpretare cosa sia effettivamente accaduto migliaia di anni fa sul nostro pianeta.
    Inoltre non ci si deve sfuggire un particolare abbastanza importante riguardante la tomba 353 a Deir-El-Bahari. Infatti essa non è stata completata pur avendo un soffitto dalle rappresentazioni ermetiche.
    Si tramanda che Senmut non avesse avuto il tempo necessario per completare l'opera che doveva, fra l'altro, racchiudere al suo interno alcuni segreti di Karnak, luogo dove veniva praticato il culto di Amon che come abbiamo precedentemente visto era legato ad un'energia di straordinaria potenza, capace di togliere e ridare la vita.
    Nel museo del Cairo è conservato il papiro n.133 risalente alla XVIII dinastia che illustra in modo chiaro e straordinario un rituale di resurrezione.
    Il papiro fa parte del "libro dell'Amduat" reso pubblico dall'egittologo Boris de Rachewiltz. Questo testo sacro fa da guida all'uomo vivente il quale attraverso il viaggio iniziatico che origina dal Duat, rappresentato dall'ideogramma di una stella racchiusa in un cerchio, deve giungere fino al divino.
    La catarsi trascendentale doveva svolgersi solo in occasione dell'equinozio quando si aprivano le "porte temporali" prendendo come riferimento astronomico la stella Rigel, situata al "piede" di Orione e come riferimento terrestre il fiume Nilo.
    Tutto ciò ci riporta all'iconografia adottata per illustrare il viaggio agli inferi che ritroviamo anche all'interno del tempio di Seti I ad Abydos (circa 1.300 a.C.) e nella "placca di Djer" dove al centro in alto è collocato l'ideogramma "mes" che significa "rinascita".
    Esistono altre "prove" che ci riportano in maniera particolareggiata cronache di probabili incontri ravvicinati con gli "alieni" nell'antico Egitto. Un esempio ci è fornito dal "Papiro Tulli", ancora oggi oggetto di accese dispute fra i vari studiosi circa la sua autenticità.

    (FONTE: EDICOLAWEB)


    IL SIMBOLISMO DELL'ELLISSE Rigel11

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