NEW YORK - "O falce di Luna calante che brilli su l'acque deserte, o falce d'argento...". Ebbene sì, aveva ragione lui, il Vate. Ci sono voluti più di cent'anni ma la Nasa, finalmente, ha confermato: la Luna, come cantava Gabriele D'Annunzio, è davvero d'argento.
D'accordo, si tratta di una quantità piccolissima. Però è il segnale di una ricchezza di sorprese che il satellite può ancora riservarci. Perché non c'è soltanto l'argento nel bottino spedito virtualmente a terra dal satellite Lro, il Lunar Reconnaissance Orbiter. C'è, soprattutto, l'acqua, tanta acqua, molto di più di quanto sperato. E l'acqua è, si sa, il bene più prezioso di tutti. Non soltanto perché una bottiglia di minerale, lassù, costerebbe 50 mila dollari: il prezzo di qualsiasi cosa che verrebbe spedita dalla Terra. Ma soprattutto perché la sua presenza è condizione determinante per impiantarci una stazione spaziale.
E qui vengono i guai. Quantomeno, e ti pareva, per il povero Barack Obama. Per i noti problemi di deficit, il presidente ha dovuto combattere una battaglia stellare con il Congresso per tagliare i fondi del programma Constellation, di cui questa missione da 79 milioni di dollari fa parte. E adesso la Nasa si trova nell'imbarazzante situazione di aver scoperto l'acqua (e l'argento, e tutto quanto verrà) ma non poter più rispedire l'uomo, come aveva programmato, entro i prossimi vent'anni. Con l'India che pensa invece di arrivarci già nel 2020 e la Cina e il Giappone a seguire.
Tant'è. Per adesso la Nasa si gode la sensazionale scoperta. Il professor G. Randall Gladstone spiega su Science che la spiegazione si chiama "trappola cosmica". L'acqua composta d'argento, ammoniaca, ossido di carbonio e altri elementi, si trova in un cratere chiamato Cabeus, vicino al Polo Sud, nella parte della Luna che il sole non bacia mai: The Dark Side of The Moon, appunto. Ma proprio il freddo glaciale, che gela anche qualsiasi speranza di vita, ha creato invece la condizione perché lì si raccogliessero i detriti provenienti da tutto l'universo. Non c'era energia da riscaldare le molecole e farle rivolare via: e le sostanze si sono accumulate per miliardi di anni.
Così quando Lcross, un razzo grande quanto un Maggiolino Volkswagen, un anno fa si è lanciato su Cabeus alla velocità di novemila chilometri all'ora, l'impatto ha sollevato quell'impasto di 155 chili di polvere e ghiaccio che riposava dall'eternità. Le analisi a terra hanno poi sciolto la sorpresa. L'acqua presente sarebbe il 5, 6 della massa del cratere, che è almeno il doppio di quella nel Sahara, stimata dal 2 al 5 per cento. Molto più che una oasi, insomma. Dice a New Scientist Anthony Colaprete, il ricercatore Nasa a capo della missione, che ci potrebbero essere quasi 4 miliardi di litri di acqua nel raggio di dieci chilometri dal cratere. Acqua che potrebbe essere utilizzata per bere. O trasformata in carburante per i viaggi che da lì l'uomo potrebbe lanciare, magari verso Marte, e che trasportata da Terra avrebbe appesantito di costi insostenibili qualsiasi missione.
E l'argento? Sulla Terra la sostanza viene concentrata attraverso quei processi geologici che difficilmente potrebbero essere avvenuti sulla Luna. E l'emissione ultravioletta dal cratere, subito dopo l'impatto del razzo-maggiolino, suggerisce che l'argento proviene dalla superficie. Dunque, potrebbe trattarsi di elementi volatili, come il mercurio e il magnesio, poi attirati in quella "trappola di freddo" chiamata Cabeus e fissati lì sul cratere. Peccato che dal professor Colaprete in giù gli esperti Nasa raffreddino anche gli entusiasmi: non ce n'è abbastanza da scavare, non fatevi illusioni. E addio poesia
Fonte:La Repubblica
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