Nel giro di 24 ore il Paese si ritrova a contare le vittime di un doppio disastro naturale
BANGKOK - Un terremoto seguito da uno tsunami che ha causato oltre 100 morti e 500 dispersi, e poi un'eruzione vulcanica che ha già costretto migliaia di persone all'evacuazione, minacciando di intensificarsi nei prossimi giorni. Nel giro di 24 ore, l'Indonesia si ritrova a contare le vittime di un doppio disastro naturale e a ricordare la sua posizione geografica particolarmente esposta ai sommovimenti del sottosuolo. Le devastazioni causate dal terremoto verificatosi alle 21.42 di ieri sera (le 16.42 in Italia) al largo dell'isola di Sumatra - una scossa di magnitudo 7,7 - sono diventate evidenti solo oggi, mano a mano che venivano raggiunte le zone costiere più colpite dal successivo maremoto. L'onda alta almeno tre metri - alcuni testimoni parlano di sei - si è abbattuta con violenza nelle prime ore del mattino sulla parte meridionale delle isole Mentawai, una catena che si estende a 150 chilometri dalla costa di Sumatra, nell'ovest dell'arcipelago indonesiano.
L'ultimo bilancio delle vittime - le onde hanno ostacolato anche il lavoro dei soccorritori - parla di 108 morti e oltre 500 dispersi. Lo tsunami, hanno spiegato funzionari locali, ha "spazzato almeno 10 villaggi", in particolare sulle isole di North Pagai, South Pagai e Sipura, penetrando all'interno fino a 600 metri. Mentre la Farnesina non ha notizia di italiani coinvolti, al momento le vittime sono tutte indonesiane: una decina di surfisti australiani (le Mentawai sono un paradiso per gli appassionati), che risultavano inizialmente dispersi, sono sopravvissuti al naufragio del loro battello. Dall'altra parte dell'arcipelago, nell'est dell'isola di Giava, alle 18 di oggi (le 13 in Italia) è intanto iniziata l'eruzione del vulcano Merapi, i cui brontolii avevano già fatto scattare il piano di evacuazione per 19mila residenti negli ultimi giorni. Le nuvole e ceneri vulcaniche - emesse fino a un chilometro e mezzo di altezza - hanno causato una prima vittima, un neonato deceduto per problemi respiratori; altre sei persone sono invece rimaste ustionate dai lapilli. Le autorità sono preoccupate in particolare da un "tappo" di lava nei pressi del cratere, che ha fatto accumulare la pressione. "Speriamo che la rilasci lentamente - ha dichiarato il vulcanologo Surono - altrimenti, saremo di fronte a un'eruzione potenzialmente enorme".
Il Merapi, a cui i giavanesi porgono regolarmente offerte per "placare gli spiriti", aveva eruttato per l'ultima volta nel 2006 (due morti) e prima nel 1994 (60 vittime); l'eruzione più violenta è quella registrata nel 1930, quando morirono 1.300 persone. Estendendosi lungo il cosiddetto Anello (o Cintura) di fuoco del Pacifico, una fascia lunga 40 mila chilometri che la sovrapposizione di diverse faglie rende soggetta a terremoti ed eruzioni, l'Indonesia - che conta 76 vulcani attivi - si trova spesso a fare i conti con calamità naturali di questo tipo. Al largo di Sumatra si verificò anche il sisma di magnitudo 9,1 che il 26 dicembre 2004 causò il devastante tsunami nell'Oceano Indiano, provocando 230 mila morti in undici Paesi, di cui 168 mila in Indonesia.
Fonte ANSA
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