Se è vero, come sostiene don Gabriele Amorth, e come in effetti risulta evidente dalle testimonianze che abbiamo trovato nella Positio che Padre Pio sia stato oggetto di attacchi di ogni genere da parte del demonio lungo tutto l'arco della sua vita, fino a pochi giorni prima della morte, non c'è dubbio che la battaglia sia stata particolarmente dura, vivace e profonda nel periodo travagliato trascorso a Pietrelcina; prima che il monaco santo trovasse finalmente pace nello sperduto, isolato e poverissimo convento di San Giovanni Rotondo. Un periodo difficile, tempestoso, in cui il desiderio di abbracciare in pieno la regola· di San Francesco sembrava scontrarsi con un impedimento fisico costante; ogni volta che il fraticello Francesco Forgione tentava di inserirsi nella vita monastica, la sua salute peggiorava a tal punto che i superiori si sentivano obbligati a rimandarlo a casa, nella speranza chel'aria natìa lo aiutasse a ristabilirsi; oppure che almeno potesse passare a miglior vita in famiglia. Padre Pio viveva nella "Torretta", una stanza rustica e povera in cui studiava e pregava. Era una casa che apparteneva alla sua famiglia, e ci sono alcune testimonianze indirette sulla presenza di Padre Pio in quel luogo di ritiro, e dei fatti straordinari che vi avvenivano.A padre Gerardo Saldutto, una compaesana di Padre Pio, terziara francescana,Giovannina Iadanza, che abita proprio in faccia alla "Torretta", in uno stabile che è sempre appartenuto alla sua famiglia, racconta che sua nonna«difficilmente ci parlava degli episodi che accadevano nella Torretta quando ci viveva Padre Pio, per non spaventarci. Ma da alcuni compaesani ho sentito molte storie riguardanti i "rumori" che si udivano venire di là. Alcuni raccontavano che spesso zi' Giuseppe chiedeva di andare a curiosare dal buco della serratura (e poiché all'epoca le toppe delle chiavi erano molto grandi si poteva vedere bene quel che accadeva dall'altra parte della porta) per attribuire quei rumori a fatti reali. I racconti di ciò che accadeva in quella stanza erano terribili: Padre Pio aveva dei veri e propri assalti dal maligno, cadeva per terra, tutto volava nella stanza. Ma Padre Pio, nonostante fosse così molestato dal maligno, in quella Torretta ha studiato, scritto lettere e in qualche modo riposato». Vessazioni e tormenti diabolici fanno parte del tessuto di cui sono vestite molte santità; molto spesso però se ne hanno tracce minime,perché gli interessati non hanno desiderio di fare conoscere quel particolare tragitto di purificazione. Nel caso di Padre Pio dobbiamo essere particolarmente grati ai suoi direttori spirituali di quel periodo, padre Agostino da San Marco in Lamis e padre Benedetto da San Marco in Lamis che gli imponevano di scrivere dettagliatamente ciò che gli accadeva.Dal suo epistolario possiamo così renderci conto del ventaglio di aggressioni a cui il giovane frate era sottoposto. Scriveva a padre Benedetto, il 6 luglio 1910: «... Dietro le innumerevoli tentazioni, alle quali vado soggetto di giorno in giorno, un dubbio da sconvolgermi anche la mente mi rimane: se veramente le ho discacciate... La penna è impotente.. a descrivere ciò che passa nell'anima mia in questi momenti di nascondimento di Gesù. L'incertezza di avere o no discacciate le tentazioni più che mai !l'insidiatore maligno la fa sentire nell' accostarmi alla santissima comunione. Sono momenti padre mio, di grandissima battaglia; e quanta forza mi debbo fare, per non privarmi di tanto conforto! Ed ella, padre,come la sente intorno a ciò? E il demone che ciò va suscitando, ovvero sono miei inganni questi? Mi dica un po' come debbo comportarmi». Nella lettera seguente, sempre a padre Benedetto, del 17 agosto 1910, Padre Pio ci dà un'indicazione del genere di tentazioni a cui sarebbe stato sottoposto per tutta la vita: «... È anche vero però che il demonio non può darsi requie per farmi perdere la pace dell'anima e scemare in me quella tanta fiducia, che ho nella divina misericordia. E ciò principalmente si sforza di ottenerlo a mezzo delle continue tentazioni contro la santa purità, che va suscitando nella mia immaginazione e alle volte anche al semplice sguardo delle cose non dico sante,ma almeno indifferenti». Una situazione di accerchiamento vero e proprio, come leggiamo nella lettera di qualche mese più tardi (il l° ottobre 1910): « ...Non ho poi come ringraziare il nostro caro Gesù, che tanta forza e coraggio mi dà nel sopportare non solo le tante infermità che mi manda, ma ancora le continue tentazioni che egli purtroppo permette, e che di giorno in giorno vanno sempre moltiplicandosi. Queste tentazioni mi fanno tremare da capo a piedi di offendere Dio. Spero che l'avvenire sia almeno simile al passato, è di non rimanerne vittima. Padre mio, questa pena è per me troppo forte». Qualche mese più tardi vediamo che oltre alle tentazioni l'avversario del monaco santo apre un altro fronte: quello del dubbio. Scrive a padre Benedetto, dalla"Torretta" il2 giugno 1911: « ... Il comune nostro nemico seguita a muovermi guerra e finora non ha dato segno alcuno di volersi ritirare e darsi per vinto. Egli mi vuole perdere a ogni costo," mi va presentando dinnanzi alla mente il quadro doloroso della mia vita e quel che è peggio mi va insinuando pensieri di disperazione. Ma molto sono obbligato alla comune nostra madre Maria nel respingere queste insidie del nemico. La ringrazi anche lei questa buona madre per tali grazie singolarissime, che tutti i momenti mi va impetrando e intanto mi suggerisca qualche nuovo mezzo, affinché io possa in tutto compiacere questa benedetta Madre». Il"baffettone", lo chiama Padre Pio alla fine del dicembre 1911, e in questo periodo cominciamo a venire a conoscenza di vere e proprie aggressioni, e di disturbi di origine probabilmente diabolica. Se ne parla nella lettera a padre Benedetto del 13gennaio 1912: «In quanto allo stato fisico, se si fa eccezione alla vista che non vuole ritornarmi sto benino. Riguardo allo stato morale, le dico solo che barbablù non vuole lasciarmi affatto, anzi mi dà sempre nuovo filo da torcere," ma è pur vero che Gesù è con me," anzi mi permetta la frase che sto per usare: io sto quasi continuamente facendo un'indigestione di consolazione». Quasi gli stessi concetti nella lettera a padre Agostino, cinque giorni più tardi, ma con dei dettagli decisamente inquietanti: « ... In salute sto benino, ma la vista non vuole ritornarmi. Barbablù non si vuole dare per vinto. Ha preso quasi tutte le forme. Da vari giorni in qua mi viene a visitare assieme ad altri suoi satelliti armati di bastoni e di ordigni di ferro, e quello che è peggio sotto le proprie forme. Chi sa quante volte mi ha gettato dal letto trascinandomi per la stanza. Ma pazienza! Gesù, la Mammina,l'Angioletto, san Giuseppe e il padre san Francesco sono quasi sempre con me... ».
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Lettere scritte da Padre Pio da Pietrelcina
Federico- Amministratore
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Lettere scritte da Padre Pio da Pietrelcina
Se è vero, come sostiene don Gabriele Amorth, e come in effetti risulta evidente dalle testimonianze che abbiamo trovato nella Positio che Padre Pio sia stato oggetto di attacchi di ogni genere da parte del demonio lungo tutto l'arco della sua vita, fino a pochi giorni prima della morte, non c'è dubbio che la battaglia sia stata particolarmente dura, vivace e profonda nel periodo travagliato trascorso a Pietrelcina; prima che il monaco santo trovasse finalmente pace nello sperduto, isolato e poverissimo convento di San Giovanni Rotondo. Un periodo difficile, tempestoso, in cui il desiderio di abbracciare in pieno la regola· di San Francesco sembrava scontrarsi con un impedimento fisico costante; ogni volta che il fraticello Francesco Forgione tentava di inserirsi nella vita monastica, la sua salute peggiorava a tal punto che i superiori si sentivano obbligati a rimandarlo a casa, nella speranza chel'aria natìa lo aiutasse a ristabilirsi; oppure che almeno potesse passare a miglior vita in famiglia. Padre Pio viveva nella "Torretta", una stanza rustica e povera in cui studiava e pregava. Era una casa che apparteneva alla sua famiglia, e ci sono alcune testimonianze indirette sulla presenza di Padre Pio in quel luogo di ritiro, e dei fatti straordinari che vi avvenivano.A padre Gerardo Saldutto, una compaesana di Padre Pio, terziara francescana,Giovannina Iadanza, che abita proprio in faccia alla "Torretta", in uno stabile che è sempre appartenuto alla sua famiglia, racconta che sua nonna«difficilmente ci parlava degli episodi che accadevano nella Torretta quando ci viveva Padre Pio, per non spaventarci. Ma da alcuni compaesani ho sentito molte storie riguardanti i "rumori" che si udivano venire di là. Alcuni raccontavano che spesso zi' Giuseppe chiedeva di andare a curiosare dal buco della serratura (e poiché all'epoca le toppe delle chiavi erano molto grandi si poteva vedere bene quel che accadeva dall'altra parte della porta) per attribuire quei rumori a fatti reali. I racconti di ciò che accadeva in quella stanza erano terribili: Padre Pio aveva dei veri e propri assalti dal maligno, cadeva per terra, tutto volava nella stanza. Ma Padre Pio, nonostante fosse così molestato dal maligno, in quella Torretta ha studiato, scritto lettere e in qualche modo riposato». Vessazioni e tormenti diabolici fanno parte del tessuto di cui sono vestite molte santità; molto spesso però se ne hanno tracce minime,perché gli interessati non hanno desiderio di fare conoscere quel particolare tragitto di purificazione. Nel caso di Padre Pio dobbiamo essere particolarmente grati ai suoi direttori spirituali di quel periodo, padre Agostino da San Marco in Lamis e padre Benedetto da San Marco in Lamis che gli imponevano di scrivere dettagliatamente ciò che gli accadeva.Dal suo epistolario possiamo così renderci conto del ventaglio di aggressioni a cui il giovane frate era sottoposto. Scriveva a padre Benedetto, il 6 luglio 1910: «... Dietro le innumerevoli tentazioni, alle quali vado soggetto di giorno in giorno, un dubbio da sconvolgermi anche la mente mi rimane: se veramente le ho discacciate... La penna è impotente.. a descrivere ciò che passa nell'anima mia in questi momenti di nascondimento di Gesù. L'incertezza di avere o no discacciate le tentazioni più che mai !l'insidiatore maligno la fa sentire nell' accostarmi alla santissima comunione. Sono momenti padre mio, di grandissima battaglia; e quanta forza mi debbo fare, per non privarmi di tanto conforto! Ed ella, padre,come la sente intorno a ciò? E il demone che ciò va suscitando, ovvero sono miei inganni questi? Mi dica un po' come debbo comportarmi». Nella lettera seguente, sempre a padre Benedetto, del 17 agosto 1910, Padre Pio ci dà un'indicazione del genere di tentazioni a cui sarebbe stato sottoposto per tutta la vita: «... È anche vero però che il demonio non può darsi requie per farmi perdere la pace dell'anima e scemare in me quella tanta fiducia, che ho nella divina misericordia. E ciò principalmente si sforza di ottenerlo a mezzo delle continue tentazioni contro la santa purità, che va suscitando nella mia immaginazione e alle volte anche al semplice sguardo delle cose non dico sante,ma almeno indifferenti». Una situazione di accerchiamento vero e proprio, come leggiamo nella lettera di qualche mese più tardi (il l° ottobre 1910): « ...Non ho poi come ringraziare il nostro caro Gesù, che tanta forza e coraggio mi dà nel sopportare non solo le tante infermità che mi manda, ma ancora le continue tentazioni che egli purtroppo permette, e che di giorno in giorno vanno sempre moltiplicandosi. Queste tentazioni mi fanno tremare da capo a piedi di offendere Dio. Spero che l'avvenire sia almeno simile al passato, è di non rimanerne vittima. Padre mio, questa pena è per me troppo forte». Qualche mese più tardi vediamo che oltre alle tentazioni l'avversario del monaco santo apre un altro fronte: quello del dubbio. Scrive a padre Benedetto, dalla"Torretta" il2 giugno 1911: « ... Il comune nostro nemico seguita a muovermi guerra e finora non ha dato segno alcuno di volersi ritirare e darsi per vinto. Egli mi vuole perdere a ogni costo," mi va presentando dinnanzi alla mente il quadro doloroso della mia vita e quel che è peggio mi va insinuando pensieri di disperazione. Ma molto sono obbligato alla comune nostra madre Maria nel respingere queste insidie del nemico. La ringrazi anche lei questa buona madre per tali grazie singolarissime, che tutti i momenti mi va impetrando e intanto mi suggerisca qualche nuovo mezzo, affinché io possa in tutto compiacere questa benedetta Madre». Il"baffettone", lo chiama Padre Pio alla fine del dicembre 1911, e in questo periodo cominciamo a venire a conoscenza di vere e proprie aggressioni, e di disturbi di origine probabilmente diabolica. Se ne parla nella lettera a padre Benedetto del 13gennaio 1912: «In quanto allo stato fisico, se si fa eccezione alla vista che non vuole ritornarmi sto benino. Riguardo allo stato morale, le dico solo che barbablù non vuole lasciarmi affatto, anzi mi dà sempre nuovo filo da torcere," ma è pur vero che Gesù è con me," anzi mi permetta la frase che sto per usare: io sto quasi continuamente facendo un'indigestione di consolazione». Quasi gli stessi concetti nella lettera a padre Agostino, cinque giorni più tardi, ma con dei dettagli decisamente inquietanti: « ... In salute sto benino, ma la vista non vuole ritornarmi. Barbablù non si vuole dare per vinto. Ha preso quasi tutte le forme. Da vari giorni in qua mi viene a visitare assieme ad altri suoi satelliti armati di bastoni e di ordigni di ferro, e quello che è peggio sotto le proprie forme. Chi sa quante volte mi ha gettato dal letto trascinandomi per la stanza. Ma pazienza! Gesù, la Mammina,l'Angioletto, san Giuseppe e il padre san Francesco sono quasi sempre con me... ».
Mirella- Moderatore
- Messaggi : 455
Data d'iscrizione : 09.07.10
Località : Siracusa
- Messaggio n°2
Re: Lettere scritte da Padre Pio da Pietrelcina
Sapevo che San Pio era spesso vittima degli attacchi del demonio...ma non conoscevo questi particolari...Quando deve aver sofferto...
Grazie Federico...
Grazie Federico...
Antonio- Super Member
- Messaggi : 349
Data d'iscrizione : 13.08.10
Età : 62
Località : Vellisca-CUENCA-ESPAÑA
- Messaggio n°3
Re: Lettere scritte da Padre Pio da Pietrelcina
Grazie Federico per questa importante conferma di quello che sempre ha stato udito in merito alle tentazione e agresione a questo Santo, fatto da Dio, a questo Iniziato in Dio.
Certamente delle sue scritti si può vedere e sentire anche, come "barbablu e suoi satlliti" come lui lo chiama, fa suo lavoro, seppur non vedendolo e udendolono noi, è dentro della sua ingrata lavore.
Un saluto, e tante grazie
Certamente delle sue scritti si può vedere e sentire anche, come "barbablu e suoi satlliti" come lui lo chiama, fa suo lavoro, seppur non vedendolo e udendolono noi, è dentro della sua ingrata lavore.
Un saluto, e tante grazie
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