Credo che uno dei motivi possa spiegarsi con "l'inversione dei poli terrestri" di cui tanto si parla negli ultimi tempi...
Mi permetto di postare un articolo (uno dei tanti sull'argomento) che mette in luce un pò questo pensiero di alcuni studiosi:
Il filosofo e scienziato indiano Prabhat Ranjan Sarkar, già nel 1986, aveva indicato come i maggiori spostamenti polari terrestri siano associati generalmente con le ere glaciali. Il prossimo spostamento dei poli porterà, dunque, secondo Sarkar, ad una nuova era glaciale. Ciò porterà a importanti mutamenti (sia prima che dopo tali modificazioni climatiche) biologici, storici ed agricoli, fino ad investire la stessa psicologia umana.
Due idee che stanno suscitando, attualmente, interesse sociale e sollevando un dibattito politico sono il confronto tra l'effetto serra ed il surriscaldamento del globo terrestre. Diversi scienziati ci comunicano che è in corso un eccessivo aumento di biossido di carbonio provocato dal consumo di combustibili fossili, dalle emissioni di gas derivanti dagli autoveicoli e dalle industrie e dalla distruzione su larga scala delle riserve forestali. Il biossido di carbonio in aumento impedisce la reiradazione del calore nello spazio, che invece viene assorbito dalle radiazioni solari dell'atmosfera terrestre. L'accumulo eccessivo del calore, porterebbe a produrre un aumento medio della temperatura atmosferica. Tale blocco di calore in eccesso è ciò che si definisce essere l'"effetto sera". In mancanza di misure di neutralizzazione, la temperatura media del pianeta è destinata a salire, provocando, in questo secolo, l'aumento del livello del mare di circa 1 metro, a causa dello scioglimento del ghiaccio nell'antartico ed in Groelandia.
I sostenitori dell'aumento della temperatura terrestre insistono che occorrerebbe intraprendere una drastica iniziativa per ridurre la produzione di gas prima che sia troppo tardi. Invece, i critici del surriscaldamento, spesso legati a interessi industriali ed economici, affermano che la prova del surriscaldamento non sia così convincente ed evidente. Secondo loro non è giusto penalizzare i paesi in via di sviluppo, rallentando la loro crescita.
Secondo altri scienziati, la domanda da porsi è se sia proprio l'effetto serra a determinare il surriscaldamento terrestre. Secondo lo scienziato John Hamaker tale surriscaldamento, invece, condurrebbe ad una nuova era glaciale, idea che coinciderebbe con le risultanze della teoria dello spostamento dei poli. Secondo J.Hamaker, l'effetto serra sarà più incisivo nelle regioni tropicali, anziché ai poli. L'aumento dell'acqua evaporata nelle regioni tropicali precipiterà in inverno, sotto forma di neve, nelle regioni polari. Tale incremento aumenterà la differenza di temperatura tra i poli ed i tropici, provocando una aumento dei ghiacciai e portando così verso una nuova era glaciale.
Un altro autore, Robert Gilman, sostiene che entrambi i precedenti modelli non sono confermabili, a causa della mancanza di ulteriori dati sientifici. Secondo R.Gilman, in base a maggiori e dettagliati modelli matematici, l'effetto serra sarà maggiore ai poli, anziché ai tropici, conducendo ad omogeneizzare la temperatura ai tropici così come ai poli ed evitando l'aumento delle calotte glaciali.
Già nel 1986, P.R.Sarkar sostenne che nell'emisfero orientale il Polo nord stesse spostandosi da nord a sud, mentre nell'emisfero occidentale il Polo sud stesse muovendosi da sud a nord. Conseguenza di tale spostamento, attualmente in pieno corso, sarebbe uno scioglimento del ghiaccio polare, comportando un aumento del livello del mare e dei diluvi in molte regioni del pianeta, prima non interessate dal problema. L'attività delle onde anomale aumenterà, come ci dimostra l'ultima catastrofe del maremoto in oriente. La temperatura dell'Oceano Pacifico si ridurrà, fino ad un generale raffreddamento e poi congelamento. In seguito a tale spostamento polare, i cambiamenti climatici porteranno ad una nuova era glaciale.
Secondo le analisi dello scienziato Richard Gauthier, già nel '90 vi sono stati evidenti segnali di cambiamenti nella forza media di spostamento del Polo nord, rispetto a 9 anni precedenti e per tre volte diretta verso l'emisfero orientale. Tale effetto sarebbe indipendente dal normale movimento dei poli. Il picco di velocità, durante il 1986-'88, era maggiore di 4 volte rispetto alla velocità di direzione medio-lunga nel secolo scorso. La medesima cosa è avvenuta anche nel 1990, quando la velocità media di direzione del polo era nuovamente diretta verso l'emisfero orientale, la stessa direzione di movimento del Polo nord prevista da P.R.Sarkar nel fenomeno dell'inversione polare.
Pertanto, secondo P.R.Sarkar, i maggiori spostamenti polari terrestri sono associati con l'avvicinarsi delle ere glaciali. L'evoluzione delle specie si muoverebbe, secondo Sarkar, in base a flussi ritmici; ma, associati a tali normali flussi, vi sono possono essere dei "salti rapidi". Anche lo spostamento dei poli è da considerare come un "salto rapido". Da questo punto di vista, la storia, intesa nel suo senso più ampio e profondo, è destinata a modificarsi integralmente, a partire dall'ordine delle stagioni. Lo spostamento dei poli terrestri sarebbe associato sia al surriscaldamento, che al raffreddamento di diverse regioni del pianeta. Ma, sicuramente, l'avvento di una nuova era glaciale, secondo Sarkar, è da considerare al di là ed oltre l'inversione dei poli, intesa come fenomeno geo-climatico, bensì è da considerare nel concetto più ampio di comprensione della teoria dei "salti rapidi".
Tale concetto dei "salti rapidi", nella visione biologica, si accosta all'ipotesi evoluzionista del cosiddetto "equilibrio puntato" così come proposta nel 1972 dal paleontologo Niles Eldrege dell'Amercan Museum of natural History e dallo studioso Stephen Jay Gould dell'Harvad University. Secondo N.Eldrege e S.J.Gould, periodi di relativa stabilità evolutiva sono stati, di volta in volta, interrotti da rapidi periodi di mutamenti evolutivi. Tale ipotesi di studio fu sostenuta al fine di spiegare la relativa assenza di forme transitorie o "missing links" in alcuni resti fossili. Tali variazioni repentine non sarebbero evidenziabili, quindi, nei resti fossili. Ma l meccanismo alla base del processo di tale teoria sarebbe ancora non conosciuta.
L'ipotesi evoluzionistica dei "salti rapidi" di P.R.Sarkar porta ad un serio confronto tra lo studio delle modalità di evoluzione delle specie viventi, con la scoperta delle ragioni dello spostamento dei poli ed infine con lo studio dei cambiamenti culturali, sociali e storici che tali profonde modificazioni comportano nella società. Specificità di P.R.Sarkar è la presenza di una "facoltà di autocontrollo" presente nelle specie in evoluzione (esseri umani, animali, piante). E' tale funzione che porta all'evoluzione strutturale e funzionale degli esseri viventi ed entra in attività qualora siano gli stessi viventi a provocarla. Pertanto, tali "salti rapidi", intesi qui quale spostamento evolutivo delle specie viventi, anche se provocate da altre modificazioni naturali provenienti, come ad esempio, da un'altra modalità di "salto rapido", qual è l'inversione dei poli, fornirebbero la chiave di lettura dei "missing links" portati da N.Eldrege e S.J.Gould quale dimostrazione, in alcuni periodi storici, dell'instabilità della catena evolutiva con rapidi periodi di mutamenti evolutivi. Secondo P.R.Sarkar l'individuo e la società contemporanea sta vivendo nel pieno di uno di tali mutamenti evolutivi o, come detto di "salti rapidi".
A questo punto, potremmo già avanzare alcune considerazioni ed avanzare ipotesi, come ad esempio: le mutazioni sociali ed antropologiche come influiranno sull'evoluzione fisiologica e psichica dell'uomo? Con lo sviluppo tecnologico gli esseri umani si stanno abituando ad utilizzare sempre meno gli arti, bensì utilizzando sempre di più la mente e l'intelletto. Gli sforzi che si compiono durante la vita lavorativa sono caratterizzati oggi sempre di più da consumo di energie mentali, anziché fisiche. La riduzione delle tipologie dei lavori da manuali a sempre più intellettuali o comunque di controllo del lavoro svolto dalle macchine, sta a dimostrare la preponderanza delle energie mentali su quelle fisiche.
Mentre, quando lo sviluppo tecnologico era meno diffuso rispetto al livello attuale, l'occhio seguiva la mano durante lo svolgimento di molte operazioni quotidiane, sia di lavoro, che di vita quotidiana; invece oggi, con lo sviluppo tecnologico e scientifico, molte operazioni si eseguono senza che gli occhi debbano dover controllare ciò che le mani e le braccia compiono (ovviamente ciò vale solo per i lavori non manuali).
L'innalzamento delle relazioni umane basate sui mezzi di telecomunicazione oggi più diffusi (telefoni cellulari, videocomputer, videotelefoni); l'aumento dei rapporti personali e lavorativi tramite personal computer; l'accrescimento del bisogno di spostamenti durante la vita di una persona con l'aumento dei mezzi di trasporto; l'introduzione di tecnologie produttive automatizzate con il prevalere di operazioni di processo di controllo su macchinari complessi, sta comportando che diverse operazioni quotidiane si svolgono senza seguire il movimento delle mani.
Si sta verificando un disgiunzione tra il senso della vista ed il senso del tatto?
Il complesso dei nostri sensi (olfatto, gusto, udito, vista, tatto) viene sottoposto, perentoriamente, con il progredire dello sviluppo sociale e tecnologico, ad una serie di modificazioni intese come rafforzamento di alcuni sensi, o viceversa, restrizione di altri. Comunque, ciò che potrebbe accadere è una modifica, oltre che antropologica, anche di tipo genetica, a lunga distanza: un "salto rapido". Gradualmente veniamo stimolati dai cicli di vita sempre più veloci e contemporaneamente sentiamo l'urgenza di una crescita di pari grado ed un'esigenza di interiorità.
Le molteplici informazioni che ci vengono trasmesse ogni giorno producono, ad esempio, un iperfunzionamento del senso della vista, mentre altri sensi, come il tatto e l'olfatto, vengono trascurati, fino a diventare secondari per entrare in rapporto con il mondo esterno.
L'uomo del prossimo futuro potrà seguire tali modifiche antropologiche anche sotto forma di trasformazioni fisiologiche. Lo scarso utilizzo del senso del tatto, potrebbe provocare la riduzione della duttilità, sensitività e motorietà degli arti superiori, fino ad arrivare ad una riduzione di dimensioni degli stessi.
L'aumento del fabbisogno di controllo visivo della realtà, potrebbe comportare un arricchimento ed una maggiore complessificazione dell'organo della vista, con un suo maggiore dimensionamento rispetto a quello odierno.
L'udito è un altro senso che partecipa alla vita quotidiana, ma che spesso ci abbandona prematuramente a causa di una serie di motivi, tra cui un'estrema sollecitazione proveniente dalle attività umane, siano esse lavorative, che di vita extra-lavorativa. Anche in questo caso, un aumento del fabbisogno di controllo uditivo, potrebbe comportare un arricchimento ed una maggiore complessificazione dell'organo dell'udito, con un dimensionamento delle orecchie superiore rispetto a quello odierno.
L'evoluzione genetica, vista in tale prospettiva, comporterebbe, in un periodo di lunga durata, modifiche fisiologico-anatomiche con un accrescimento graduale degli occhi, del cranio e forse delle orecchie, una riduzione progressiva in lunghezza delle braccia e necessariamente anche dell'altezza del corpo; mentre, in relazione all'olfatto ed al gusto, tali due sensi potrebbero ancora permanere a livello di quelli attuali.
Dalla relazione del rapporto tra il fenomeno dell'inversione dei poli e la teoria dei "salti rapidi", con la formazione di una prossima era glaciale, è possibile comprendere che, così come i nostri modelli di sviluppo hanno effetto sulla vita del pianeta, allo stesso modo, i cambiamenti nei modelli di energia della terra hanno effetto su di noi.
Il "salto rapido" a cui si giungerebbe, dall'inversione dei poli, alle modifiche climatiche con il sopraggiungere di un'era glaciale e tutti i cambiamenti profondi nella storia, l'ecologia e la cultura, ed al quale staremmo già assistendo, è un risultato finale di un movimento non unidirezionale, bensì biunivoco, tra facoltà di autocontrollo del sistema pianeta e facoltà di autocontrollo presente nell'essere umano. Secondo Sarkar tale funzione conduce verso l'evoluzione strutturale e funzionale degli esseri viventi.
La ricodificazione del DNA è una delle funzioni principali alle quali hanno assistito N.Eldrege e S.J.Gould nell'osservare periodi evolutivi di relativa stabilità interrotti da rapidi periodi di mutamenti evolutivi o "salti rapidi", così come li definisce P.R.Sarkar. Ebbene, è possibile che il genere umano stia attraversando una ricodificazione genetica, supportata da altrettante modificazioni in altre sfere, sia della vita sociale che climatiche e geologiche? Il processo di cambiamento potrà essere sia individuale che collettivo. I cambiamenti a cui staremmo andando incontro provocheranno cambiamenti oltre che sociali e culturali, anche finanziari con ripercussione sull'equilibrio economico delle persone. Sarà nostra definitiva responsabilità se dirigere tale cambiamento verso la crescita e non verso la disgregazione, verso la spiritualità e non verso il materialismo. La ricodificazione del DNA porterà non semplicemente ad una variazione della nostra struttura fisica, bensì anche ad una nuova e maggiore sensibilità interiore e ad un nuovo senso di compassione verso gli esseri viventi. La percezione della gioia quale costante universale sarà uno dei modelli e strumenti di sviluppo da preferire per aderire a tale processo di "salto rapido".
(tratto da unmondopossibile.net)
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