Elevata a valore nella nostra società e molto spesso sottovalutata, l’ipocrisia merita una più attenta analisi e riflessione su ciò che veramente è, sulle cause che la originano e che nel tempo la alimentano.
Una della prime manifestazioni dell’ipocrisia è il giudizio. Giudicare è una prerogativa divina, ma l’uomo nel tempo si è arrogato il diritto di giudicare ogni azione che un altro individuo compie, senza talvolta conoscere i motivi che spingono qualcuno ad agire in un determinato modo. Il giudizio è appunto prerogativa divina poiché solo Dio conosce la profonda intimità di ogni creatura e quindi anche l’intenzione con cui un’azione viene compiuta, sia essa positiva o negativa. L’uomo invece non conosce e con superficialità giudica, accettando ipocritamente dentro di se l’opinione che definisce ogni individuo che può incontrare.
L’uomo è portato a mettere nel giudizio la pungente ed arrogante critica, e spesso ciò che più ama criticare e che di fatto finisce per invidiare negli altri è la ricchezza. Chi gode di benessere e ricchezza raramente non viene considerato disonesto, e magari si pensa che sia divenuto ricco solo perché ha truffato e ingannato.
Spesso dimentichiamo che ogni bene, compresi quelli materiali di cui questa dimensione vive e attraverso cui si esprime, vengono saggiamente e giustamente distribuiti dalla Divinità per l’evoluzione di ogni creatura, poiché solo Dio conosce le reali necessità di ogni individualità da Lui nata e in Lui vivente. Ecco perché chi giudica è ipocrita.
L’ipocrisia vive di attributi quali invidia, gelosia, ira, odio e di quanto può condurre un uomo ad essere falso, ingannatore di se stesso e degli altri e lo convince a credersi giudice.
L’ipocrisia è giudizio, ma è anche tradimento. Nell’accettazione e nella falsità dei comodi compromessi l’uomo tradisce se stesso, ciò in cui crede e così facendo finisce per tradire gli altri con atteggiamenti accomodanti, i cui reali fini sono nascosti da finti sorrisi che mirano sempre ad ottenere qualcosa.
Quando riusciamo a riconoscere l’ipocrisia, perché cerchiamo con tutto noi stessi di sottrarci ai suoi allettamenti, abbiamo il preciso dovere di mostrala e con saggio giudizio indicarla, perché se non si fa questo finiamo per essere più ipocriti di chi giudichiamo ipocrita. Davanti al silenzio e alla passiva accettazione, l’essere viene sempre più avviluppato dall’ipocrisia, proprio a causa di chi indifferentemente lo giudica irrecuperabile e silenziosamente ne asseconda il perseverare nell’errore.
L’ipocrisia tradisce la fiducia e la stima che gli altri possono avere di noi, perché ci credono amici e capaci di un amore che li vuole sempre sostenere ed aiutare: purtroppo non sempre é così!
L’equilibrio e l’amore fanno diventare ogni giudizio una constatazione, un’amorevole ripresa che pone un essere tra l’umano e il divino, padrone dei sentimenti e strumento d’amore.
Il giudizio scaturito dall’ignoranza illude l’uomo di potersi ergere al di sopra di Dio, fino ad escluderlo dalla propria vita.
La fede vuole purezza, sincerità che annulla il giudizio e allontana l’ipocrisia, salvandoci da questo dannoso male.
Ecco che quindi siamo giunti alla causa scatenante dell’ipocrisia, la superbia nel credere di poterci sostituire a Dio, ad agire e pensare senza freni dettati dalla coscienza, la stesso superbia con cui anche Lucifero, Arcangelo di Luce, ha macchiato la sua natura, meritando l’allontanamento dal bene e il sconfinamento in questo mondo, insieme a tutti gli esseri che riuscì a persuadere con l’inganno.
L’ipocrisia è un “omicidio-suicidio” spirituale; chi è ipocrita giudica e nel giudizio annulla la personalità altrui. Chi è ipocrita non ha il coraggio di esprimere le proprie idee, preferisce nasconderle per il quieto vivere, per non ferire e per molti altri motivi, ma in questo modo non fa altro che uccidere poco alla volta la sua interiorità.
L’ipocrisia è l’emblema del tradimento, Gesù stesso con il tradimento ricevuto da Giuda lo ha dimostrato a questa umanità.
L’ipocrisia governata spesso dalla sete di potere, acceca e uccide la nostra intima natura, l’ipocrisia uccide gli altri ma prima di tutto uccide chi la mette in atto. Anzi, è più giusto dire che quando si manifesta con tutte le sue prerogative ormai ha già agito.
La superbia è la causa prima dell’ipocrisia, ma non si può negare che spesso per soddisfarla usiamo proprio la falsità dell’ipocrisia stessa. Ciò è vero poiché riteniamo più utile non “abbassarci” a discutere con qualcuno per farci intendere, perché siamo convinti che tanto non può capirci, e perciò preferiamo ipocritamente tacere, “Tanto – diciamo – non ne vale la pena!”
Così facendo finiamo anche per condannare l’errore altrui; prima compiamo il breve passo che separa la constatazione dal giudizio e poi il giudizio dalla condanna, e quasi sempre questo avviene per non sprecare fiato e tempo con chi la vita ci fa incrociare lungo il nostro cammino.
Ecco il motivo per cui sarebbe buona abitudine rammentarci che è sempre utile esprimere ciò che pensiamo, gli altri dovrebbero sempre conoscere la nostra posizione, dovremmo “imporre” positivamente la nostra personalità senza comunque pretendere che gli altri vi si uniformino, ma che semplicemente, conoscendola la rispettino e la tengano nella giusta considerazione. E allo stesso modo dovremmo sempre fare anche noi.
Imporsi ed emergere ma non per sommergere gli altri, bensì emergere per salvare, perché se crediamo che un fratello sbaglia non è positivo tacere, ma diventa urgente portarlo a valutare il suo comportamento, affinché se riconosce di essere effettivamente in errore possa anche correggersi tempestivamente, prima che la sua azione diventi un motivo di dolore e dispiacere. Dare sempre una possibilità di scelta, questo è quello che dovrebbe fare ogni uomo che si ritiene spiritualmente sveglio.
Il pensiero, la ragione, la coscienza ci sono stati donati per poter giudicare ogni moto e azione, prima nostra e poi degli altri. E questo nostro giudicare sia sempre accompagnato dalla comprensione e dalla sopportazione affinché non cadiamo facilmente nella feroce condanna.
La prima forma di ipocrisia rimane comunque sempre quella verso noi stessi. Accade quando cerchiamo di nascondere alla nostra coscienza la verità di quanto conosciamo. Accade quando non ci doniamo secondo le nostre reali possibilità.
Per tutto questo l’ipocrisia può essere omicidio o suicidio, essa vive dei compromessi del mondo che continuamente questa società, profondamente ammalata nell’animo e negli intenti, crea a propone.
Il demonio è stato abile a camuffare l’ipocrisia con la paura, trasformando questa nel valore su cui ormai l’umanità vive e allo stesso tempo nell’arma con cui tenerla in pugno.
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