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    La funzione del dolore.

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    La funzione del dolore. Empty La funzione del dolore.

    Messaggio  Mirella Mar Ago 10, 2010 9:04 pm

    La funzione del dolore. 40499_141079612591600_116126131753615_239476_6339820_n
    Estratto dal libro "Maestro perchè" - Edizioni Mediterranee, inserisco una serie di domande e risposte sulla funzione del dolore e di alcune situazioni "estreme" in cui può trovarsi un individuo.
    Appare chiaro che tutto ha una ragione e una giustizia oltre ogni apparenza.

    La funzione del dolore.

    Enunciando la verità che la coscienza sorge nella libertà, ecco enunciato il principio per cui è necessario all'uomo conoscere il dolore per la formazione della sua coscienza.
    Lo scopo dell'evoluzione essendo, per l'uomo, la sua nascita spirituale, non è necessario soffermarsi a lungo sull'argomento per comprendere che è nello svolgersi stesso del piano di evoluzione cosmica la necessità, per l'uomo, di conoscere le due forze che agiscono, di conoscere i due estremi, i due opposti, onde in questo gioco di forze possa nascere, possa costituirsi, possa formarsi la sua coscienza.

    A chi vi domanderà perchè l'uomo deve conoscere il dolore, voi risponderete che l'uomo tutto deve conoscere, e nel tutto v'è anche il dolore, e senza la conoscenza di questo tutto l'uomo non potrà mai giungere a quella mèta che per lui è predestinata.
    Non soffermatevi ad una visione limitata di quanto esiste: andate oltre. Il vostro pensiero vi spinga sempre avanti nella concezione della verità, nell'intuizione della realtà - sempre oltre!

    Può sembrare che il dolore, anzichè far evolvere, talora faccia regredire l'individuo.

    Bisogna sempre tener presente che la vera comprensione del significato della vita avviene in parte già durante la vita fisica, ma il comprendere veramente il succo dell'incarnazione si ha dopo il trapasso.

    Ora, chi è esasperato da un forte dolore non è che torni indietro, ma non fa che scaricare e in tal modo agevola la comprensione successiva. Chi maledice la vita per il dolore che ha patito o per l'avvenimento di cui è stato vittima e lo ha straziato, non deve sentirsi in colpa, non deve pensare di essere tornato indietro perchè prima aveva un maggior senso mistico, e amava di più Dio, mentre ora che soffre sente in Dio un nemico crudele, e così via.
    Questa è una reazione giusta e naturale, rientra nella prassi di tutti coloro che hanno sofferto un grande dolore; direi anzi che è innaturale - mi sia consentito - la reazione opposta.
    Nello stesso tempo, questa reazione non è la misura giusta dell'evoluzione di chi sta soffrendo, il quale è in uno stato d'animo esasperato.

    E' poi, dopo il trapasso, che ricordando le vite precedenti, nelle quali si sono mosse le cause che hanno condotto a quell'effetto tanto doloroso, si potrà capire il perchè dell'accaduto; è allora, veramente, che si avrà la comprensione finale di quell'esperienza della quale il dolore era solo un atto, uno stato, un particolare, ma non era tutta l'esperienza.
    Allora veramente l'esperienza è completa, e solo riesaminandola, riassorbendola, si comprende veramente la trasformazione che vi è stata e vi è nel proprio intimo: l'ampliamento della propria coscienza.

    Se una lunga agonia aiuta l'evoluzione.

    Una lunga agonia viene e deve venire per un fatto karmico, quindi aiuta sempre. Ma dobbiamo precisare: una agonia incosciente non riguarda più la creatura ma i familiari e coloro che a quella creatura sono legati.

    Le leggi cosmiche e l'identificazione con l'Assoluto.

    Le leggi che vigono nel cosmo sono emanazioni dell'Assoluto, non possono cadere. La legge di causa e di effetto, per esempio, vige nel piano fisico come in tutti i piani di esistenza. Sono leggi che servono alla più grande opera che v'è nel cosmo: alla nascita dell'uomo.

    La coscienza sorge nella libertà: ecco perchè l'uomo conosce il dolore, perchè nell'ambito della sua libertà relativa egli non può, scegliendo ciò che va all'opposto della sua mèta finale, che provare, percepire qualcosa che a questa mèta lo riconduce. Da questa alternativa nasce la coscienza.

    Se il destino dell'uomo e, l'identificarsi con l'Assoluto, tutto ciò che lo conduca lontano da questa mèta non può che produrre nell'intimo suo qualcosa che a tale mèta lo riconduce. E se l'andare verso la mèta per la quale l'uomo esiste si chiama "bene", ciò che dalla mèta lo allontana non può che, chiamarsi "male", "dolore".

    Sul perchè delle esperienze di limitazioni fisiche, di menomazioni gravi, come del senso della vista.

    Con le esperienze dolorose per ognuno diverse, e non solo queste, non facciamo altro per la grandezza di Dio che ampliare la nostra coscienza. Tutti lo fanno. C'è però un momento particolare di evoluzione che richiede una vita con questa limitazione diciamo fisica, la quale ha però, come sempre accade per divina misericordia, una compensazione per altra via: vi è cioè un togliere da una parte e un dare dall'altra.

    E di questo dovete ringraziare la misericordia, tutti noi dobbiamo ringraziare la misericordia divina.

    E' un'esperienza per la quale tutti gli uomini passano, perchè fanno cose, molto spesso, che portano come effetto questa privazione. Però, ripeto, la grandezza e la misericordia divina stanno, in linea generale, nel far sì che il karma non sia una punizione ma un mezzo per comprendere, per ampliare la coscienza; e stanno anche nel fatto che la privazione non è mai sola, ma è accompagnata sempre da qualcosa che gratifica, che arricchisce l'individuo nella sua umanità, nella sua disponibilità nei confronti degli altri, anche nei confronti di altri che forse dovrebbero essere in condizioni migliori, nel senso che non hanno privazione fisica alcuna.

    Perchè certe creature nascono ebeti, dementi, inespressive.

    Osservate una persona che sembra non esprimere niente, limitata - e in effetti lo è - nel gestire, nel parlare, limitata in tutte quelle che sono le manifestazioni di ogni essere umano. La prima cosa che, quasi automaticamente, viene alla vostra mente è il pensiero che quella creatura non è evoluta, forse, in quanto non ha la possibilità di esprimersi.

    Ebbene, anche in questi casi vale la raccomandazione generale di non dare giudizi, nel senso di non condannare. Perchè?

    Molte volte vi sono dei karma restrittivi, secondo i quali la creatura non ha la possibilità di esprimersi in tutta la sua essenza, in tutta la sua evoluzione, anche. Si tratta di karma preordinati affinchè colui che li vive trovi, da questi limiti che deve superare e che lo condizionano enormemente, una spinta interiore propulsiva eccezionale.

    C'è un periodo dell'evoluzione in cui l'essere comincia ad intravedere quello che è il vero destino di ogni individuo; allora, in quel punto, è come una ruota che; con uno stantuffo, raggiunge il punto morto; in quel punto l'essere è a cavallo tra due mondi, fra il mondo umano e quello che sarà il suo mondo del futuro, mondo divino, chiamiamolo; è quella posizione ferma sul crinale.
    In quel punto critico della sua evoluzione, l'essere è portato a fermarsi; cioè, non ha ancora il coraggio di abbandonare, definitivamente, il mondo umano con tutti i suoi richiami, con tutte le sue attrattive e tentazioni, e nello stesso tempo non ha ancora abbastanza forza per muoversi su quella che sente essere una nuova via da seguire, che lo chiama. In quel punto particolare, quell'essere non si muoverebbe più, ristagnerebbe fra i due fuochi; e in quel punto particolare in lui deve nascere la forza che gli faccia superare il punto morto.

    Creature che sembrano ebeti, che sembra non capiscano niente in quanto non esprimono niente, e invece nel loro intimo sentono, sentono come sentimento: questa limitazione espressiva che si trovano davanti, fa sì che si carichino di volontà per superare se stessi.
    Nella successiva incarnazione, trovano depositato in se stessi tutto quello che non hanno potuto fare nella precedente, quando appunto erano limitati.
    Allora inizia il nuovo cammino, per loro, che li porterà in uno stato di coscienza diverso, che è il primo stato di coscienza che apre il mondo divino.

    Perciò, quando vedete queste creature, non pensate che siano creature non evolute o in qualche modo condannate da Dio, che scontino colpe particolari.
    La colpa non esiste mai, mai, nel concetto di karma. Nessuno è colpevole, nel senso che la vostra religione insegna. Si tratta solo di creature che non hanno compreso, o che devono fare quelle esperienze proprio per trascendere un loro particolare stato di coscienza.

    Sul significato karmico della morte dei bambini.

    A seconda dell'età in cui avviene il trapasso, il significato può essere solo per i genitori, per i parenti o per coloro che hanno vissuto quell'esperienza dolorosa. Non può essere affatto per l'individuo trapassato in età così acerba. Questo vale fino ai 3, 4 anni d'eta: non c'è neppure, si può dire, un contatto vero e proprio con una entità.
    Poi, man mano che si avanza con l'età, l'esperienza vale anche per coloro che trapassano: quindi è karma non solo per i genitori, per i parenti e per tutti coloro che sono colpiti da questa scomparsa, ma anche e proprio per colui che scompare.
    E la cosa accade in conseguenza di un'azione mossa in una precedente incarnazione.

    Sulle creature che nascono mostruose; perchè?

    Non si può dire niente in generale: possono essere creature che nascono mostruose perchè hanno usato male la loro bellezza: per far del male, per tradire, per tante altre ragioni. Possono essere creature mostruose, ad esempio, perchè devono imparare la vita anche con un corpo fisico che non invita certo ad amarla. Ma ogni caso è particolare. Possono essere persone che hanno torturato altre persone. Se andiamo a vedere tutte le torture che sono state fatte durante l'inquisizione, si può immaginare che cosa possono avere quelle creature come effetto. Non si può immaginare la crudeltà a cui può arrivare un uomo. E' proprio mancanza di coscienza. Poi, a sua volta, chi tortura è strumento di karma.

    Che cosa significa, riguardo a un karma doloroso, capire e quindi arrivare a superarlo. Capire che cosa?

    Quel karma, magari, è nato perchè ad esempio la persona, di fronte a una infermità, si è tolta la vita. Oppure, ci sono persone che di fronte all'invecchiamento si sono tolte la vita piuttosto che vedere il loro corpo invecchiato. Allora, seguitando l'esempio, supponiamo che rinascendo debbano sopportare questa loro infermità proprio per capire che la vita è preziosa anche se il corpo fisico non è completamente efficiente o non è bello come era nel fiore della gioventù.

    Sono tutti esempi ipotetici, naturalmente. Un altro discorso può essere quello dell'orgoglio: una persona si trova in una infermità, deve dipendere dagli altri, e allora il suo orgoglio viene tagliato alla base. Quando è arrivata a capire questo, può darsi che il karma, l'infermità finisca.
    Quando si tratta invece di un karma tale che riguarda il venire a mancare di una persona cara, anche se tu lo capisci quella persona naturalmente non ricompare. Tuttavia, tu lo puoi vivere in un altro modo, puoi arrivare a sentire viva e vicina la persona, proprio pensando come se fosse da un'altra parte - e così è in effetti - non dico del mondo ma della realtà che non vedi ma che ti è sempre vicina.

      La data/ora di oggi è Mar Mag 14, 2024 3:48 am