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    Magonza 1967: quando si parlava di alieni e di come ospitarli

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    Messaggio  Federico Mar Ago 31, 2010 10:37 pm

    Il blog "misterobufo.corriere.it", ha pubblicato un interessante articolo apparso su Epoca nel novembre del 1967. Il servizio presentava il resoconto di un importante convegno ufologico tenutosi a Magonza quello stesso anno: ad esso parteciparono alcuni dei più importanti scienziati dell'epoca. Tra questi il professor Hermann Oberth, già maestro di Werner Von Braun (il padre delle V2 e uomo di riferimento del programma spaziale della Nasa): costui, in quell'occasione, espresse pubblicamente una profonda convinzione circa la presenza extraterrestre nei cieli del nostro pianeta. Oberth, tra l'altro, aveva abbandonato gli Stati Uniti in polemica con il presidente Dwight D. Eisenhower perché, al contrario di Von Braun, riteneva che l'energia elettromagnetica e quella atomica dovessero essere utilizzate per scopi pacifici e non militari. Ovvia la reazione di Eisenhower, che non volle sentire ragioni: da qui il rifiuto di Oberth di continuare a collaborare con i militari USA.
    Oberth era un uomo davvero idealista e uno dei più convinti assertori della presenza aliena. Nell'articolo compaiono anche alcune interessanti affermazioni di Padre Grasso, esponente di spicco del Vaticano. Già allora egli esponeva senza mezzi termini gli stessi concetti che due anni fa espresse Padre Funes dalle colonne dell'Osservatore Romano: gli extraterrestri sono nostri fratelli e l'esistenza degli alieni è compatibile con la fede in Dio. L'articolo si conclude con le scioccanti - più che mai per quei tempi - affermazioni di Coleman von Keviczky, allora direttore dell’Intercontinental UFO Research and Analytic Network di New York. Dal palco di Magonza lanciò una proposta assai interessante: la creazione, su un'isola italiana, di un astroporto per accogliere le navi e gli abitanti di altri pianeti in visita sulla Terra, con tanto di area adibita a museo interculturale e area scientifica per lo scambio di conoscenze. Insomma, un articolo che tratta di grandi personalità e di proposte particolarmente interessanti

    di Flavio Vanetti


    DISCHI VOLANTI

    Congresso mondiale a Magonza

    IL PADRE DELL’ASTRONAUTICA CI CREDE


    Magonza 1967: quando si parlava di alieni e di come ospitarli Oberth1-thumb-200x159
    Il professor Hermann Oberth, che ha guidato i primi passi di Werner Von Braun nelle ricerche spaziali e che con lui ha preparato la V-2 a Peenemunde, ha concesso un’intervista esclusiva a EPOCA. «Io credo», ha detto il famoso scienziato, «che esseri di altri pianeti ci stiano osservano da tempo e che il nostro primo contatto con essi avverrà entro pochi decenni…»

    Magonza, novembre
    «Professor Oberth, lei crede nei dischi volanti?»
    «Sì, ci credo. Credo che non si debbano più avere dubbi in questo campo. Circa un migliaio di persone, alle quali si può prestare fede, li ha visti con i propri occhi.
    Ci sono oltre diecimila rapporti sulle apparizioni degli UFO (la sigla con cui si designano gli unidentified Flying objects, cioè gli oggetti volanti non identificati), apparizioni che non possono essere spiegate con le conoscenze scientifiche di cui noi terrestri siamo in possesso Che poi gli UFO provengano da altri mondi non posso sostenerlo. Io non sono mai entrato in contatto con loro.»
    Il professor Hermann Oberth è considerato dagli scienziati di tutto il mondo «il padre dell’astronautica». Aveva appena ventinove anni quando nel 1923, pubblicò un libretto, Die Rakete zu den Planetenraumen, i razzi negli spazi interplanetari, in cui anticipava le scoperte che sarebbero divenute di dominio mondiale dopo pochi decenni.
    Il suo migliore allievo è proprio quel Werner Von Braun che collaborò con lui a Peeenemunde, al base delle V-2 tedesche, e che ora dirige le ricerche spaziali a Huntsville, negli Stati Uniti.
    Hermann Oberth ha ora settantatre anni e i suoi capelli sono tutti bianchi. Parla lentamente, cercando parole precise e semplici, e scarica la tensione che si indovina in lui muovendo le mani in gesti leggeri e continui. È vestito modestamente. A vederlo per strada, con il soprabito di cotone giallo sbiadito e una borsa di pelle di poco prezzo, può essere scambiato per un modesto funzionario a riposo. È rientrato da Huntsville, dove fu portato con Von Braun alla fine della guerra, soltanto da pochi anni, e di molte cose non può ancora parlare perché coperte dal segreto militare. All’occhiello porta la più alta decorazione concessa in Germania a un civile, la Bundesverdienstkreuz, e uno strano distintivo d’argento, che rappresenta un disco volante.
    «Professore», gli chiedo, «perché si è messo quel distintivo? Non teme di essere considerato un visionario?»
    «Neanche per sogno. Io sono venuto qui a Magonza, al congresso mondiale degli studiosi degli UFO, perché aderisco ai loro sforzi tesi ad arrivare ad un chiarimento di questi fenomeni. Il mondo ha il diritto di sapere di che cosa si tratta.»
    «Secondo lei, questi viaggi interplanetari di cui tanto si parla, e che spesso sono motivo di sarcasmo, potrebbero essere non soltanto una possibilità teorica, ma una precisa realtà?»
    «Io credo di sì. Credo in modo sicuro che ci siano abitanti di altri pianeti che ci stanno osservando da tempo. Credo che esistano navi spaziali che vengono da altri mondi. Credo che questi esseri di altri pianeti siano già venuti sulla Terra.»
    «Lei non li ha mai visti, naturalmente. Ma che cosa pensa di queste creature extraterrestri, come se le figura?»
    «Io non le ho mai viste, ma credo siano superiori a noi in matematica, nella fisica e in molte altre scienze. Se hanno le navi spaziali con cui si muovono da pianeta a pianeta, possiedono certamente una cultura superiore alla nostra. Noi sappiamo ancora troppo poco su questi argomenti. Eppure, tremila anni fa, già gli antichi egizi avevano visto apparire nel cielo navi spaziali…»
    «Secondo lei, noi terrestri saremmo in grado di costruire adesso navi spaziali?»
    «Ancora no, perché non abbiamo sufficienti cognizioni di fisica. Ci sono negli UFO aspetti e fenomeni che noi non conosciamo, non riusciamo a spiegare. E finché non chiariremo questi misteri non avremo le conoscenze sufficienti per costruire le grandi navi spaziali.»
    «Professor Oberth, tutti gli sforzi degli scienziati americani, russi e di altri paesi, sono rivolti a migliorare l’uso dei carburanti per così dire “tradizionali”, dai quali trarre, almeno nelle fasi fondamentali, l’energia necessaria per effettuare determinati movimenti nello spazio. È possibile sviluppare, incrementare quest’energia?»
    «Sì, ma non continuando nella strada che seguiamo da anni. Bisogna superare il concetto di “forza fisica” e rivolgersi alle forze parapsicologiche.»
    «Cosa significa?»
    «Significa, per esempio, riuscire a spiegare il mistero della “telecinesi” (nella metapsichica, il fenomeno per cui il medium, senza toccarli, fa muovere o sollevare oggetti distanti). Lei sa che determinati individui sono in grado, alla roulette, di influenzare la pallina fino a farla arrestare su un numero o punto prestabilito. Questa è una forza che fisicamente, sperimentalmente, non siamo ancora capaci di spiegare. Si tratta di fenomeni su cui appena adesso si cominciano ricerche serie, ma che ci sono ancora del tutto incomprensibili. Esistono poi nell’atmosfera terrestre forze sconosciute: queste forze ci sono e noi dovremmo essere capaci di sfruttarle. Ma non possiamo farlo perché non ne sappiamo nulla, non siamo capaci di dare una spiegazione di molti fenomeni.
    Insomma, in poche parole, la situazione è questa: l’umanità ha inventato la televisione dopo tremila anni di civiltà, ma nessuno ancora adesso sa spiegare con esattezza cosa sia esattamente l’elettricità.»
    «Secondo lei, quando avverrà il primo incontro pubblico o ufficiale tra noi e gli abitanti di altri pianeti?»
    «È difficile rispondere, in questo campo non si possono fare profezie.»
    «S’accordo. Ma l’incontro avverrà tra un secolo, tra due secoli, o anche più tardi?»
    «No, l’incontro avverrà presto. Prima del ’70 noi saremo sulla Luna e tra vent’anni sbarcheremo su Marte. Tra vent’anni potremmo giù prendere contatto con gli esseri di altri pianeti, con quelli che io chiamo gli Uranidi. Ma adesso, che cosa sappiamo degli Uranidi? Forse sono creature più vecchie di Mosé, forse sanno prolungare artificialmente la loro vita, forse vivono immuni dalle malattie. Noi sappiamo ancora pochissimo delle comunicazioni radio interplanetarie, che sono una cosa molto importante per poter fare progressi, e la maggior parte dei fenomeni che avvengono intorno a noi ci sono del tutto sconosciuti. Perciò io dico, non si può negare a priori ciò che non sappiamo spiegare. Ciò vale anche per gli UFO. E a questo proposito io ritengo necessario che gli scienziati di tutto il mondo lavorino insieme, non più divisi. C’è già l’esempio della collaborazione nel campo dei satelliti artificiali.»
    «Cioè lei vorrebbe che sugli UFO ci fosse una ricerca su scala mondiale, con scambio di notizie tra i vari paesi?»
    «Sì, la ritengo necessaria.»
    Poco distante dal professor Oberth, nella grande sala del congresso, confuso tra un migliaio di persone c’è anche un giovane sacerdote, Eugen Barth, parroco cattolico della città di Neulusseheim, presso Heidelberg. «Perché partecipa a questo congresso», gli ho chiesto.
    «Perché», mi ha risposto, «il problema degli UFO mi interessa profondamente. Forse essi sono una realtà. Che poi si tratti di navi spaziali guidate da esseri di altri pianeti, da creature più intelligenti di noi, questo è un altro problema. Ma il problema morale esiste, e io penso che, come cattolici, noi dobbiamo essere aperti alle nuove scoperte e preparati alla possibilità di incontri con creature di pianeti più grandi e più evoluti di noi. Io ho giù parlato diverse volte, durante le prediche domenicali, su questo argomento. “Noi non siamo soli nell’Universo”, ho detto dal pulpito ai miei parrocchiani, “abbiamo altri fratelli e forse siamo visitati da loro”. Mi sono accorto che la gente si interessa molto a questo argomento ed è riconoscente per quanto vado spiegando.»
    Al congresso di Magonza sui dischi volanti si è udita anche la relazione di un gesuita, padre Domenico Grasso, che ha svolto il tema: «Teologia e pluralità di mondi abitati». «Tra le ipotesi formulate per spiegare gli strani fenomeni dei dischi volanti», ha detto il sacerdote, «c’è anche quella che li attribuisce ad un’origine extraterrena. I dischi sarebbero dovuti a tentativi da parte degli abitanti degli altri pianeti di mettersi in relazione con noi. Non sappiamo quanta parte di verità abbia un’ipotesi così singolare. Ma l’ipotesi non può essere scartata a priori, perché le scienze sperimentali non escludono con assoluta certezza la possibilità di una vita umana fuori dalla Terra. Si tratterà forse di esseri dotati di una costituzione anatomica e fisiologica notevolmente differente dalla nostra, capace di resistere a diverse condizioni d’ambiente, ma saranno composti anche’essi di corpo e di anima ragionevole, e quindi potremo attribuir loro la definizione di uomo.»
    «Ma prima che i dischi volanti apparissero nel nostro cielo e ponessero agli scienziati la questione della loro origine», ha continuato padre Grasso, «già da secoli i teologi si erano chiesti se la possibilità di una vita umana extraterrena fosse un’ipotesi accettabile. Il primo a formularla fu il cardinale Nicolò Cusano, vissuto cinquecento anni fa. Ora, al di là delle polemiche e dei discordanti pareri, una verità ha trovato da parte di tutti unanime riconoscimento: l’esistenza di esseri umani nei corpi celesti non viene né richiesta né esclusa da nessun argomento teologico. I cattolici sono liberi di accettarla o di negarla, secondo il proprio modo di vedere. Da parte sua il magistero ufficiale della Chiesa non si è mai dichiarato a questo proposito, sia perché le fonti della rivelazione non ne trattano direttamente, sia perché l’interesse religioso e morale dell’umanità non ha mai richiesto che si pronunciasse in questa materia. La parola ultima non spetta alla teologia, che si ferma sui limiti della possibilità, ma alle scienze sperimentali. Ai teologi non resta che attendere.»
    «Ma se in un domani più o meno prossimo la scienza arrivasse ad accertare l’esistenza di esseri umani nei mondi extraterrestri, né il dogma né la teologia si troverebbero in difficoltà. Ammesso che si tratti di veri uomini, ai quali, pur nelle diversità somatiche e psichiche dovute agli influssi delle azioni ambientali, si possa attribuire la definizione di “animale ragionevole”, essi non farebbero certamente parte della famiglia umana che ha in Adamo il suo capostipite, non essendo possibile spiegare la loro origine come dovuta ad una emigrazione di uomini terrestri. Di conseguenza non avrebbero il peccato originale né sarebbero stati redenti. Gli abitanti dei mondi extraterrestri, se esistono, sono fuori di quest’ordine di provvidenza, appunto perché non provenienti da Adamo, e quindi non soggetti alla sorte sua e dei suoi discendenti. Per essi Dio ha concepito e attuato un piano di fini e di mezzi al fine diverso dal nostro: uno dei tanti piani possibili nei riguardi delle creature intellettuali. Quale esso sia, non sappiamo.»
    Dopo aver formulato varie ipotesi sulle caratteristiche anche fisiche degli abitanti di altri pianeti – forse hanno doti intellettuali superiori alle nostre, forse il loro corpo è immortale, forse sono immuni dalla concupiscenza, forse hanno la grazia santificante di cui godevano Adamo ed Eva nel paradiso terrestre – il padre gesuita ha concluso: «Ma se la scienza troverà il modo di verificare positivamente l’ipotesi ancora tanto lontana, il nostro incontro con gli uomini delle stelle non potrà non essere religiosamente fecondo. In qualsiasi modo, la mutua conoscenza tra esseri ragionevoli viventi in mondi diversi e in un ordine di provvidenza diverso si risolverebbe da una parte e dall’altra in un tributo di lodi alla sapienza e alla bontà di Dio.»
    La scienza sperimentale – come aveva accennato il professor Oberth - sta tentando in tutti i modi di penetrare il mistero che ci circonda. A Omaha, nel Nbraska, nie saloni sotterranei dello Strategic Air Command, migliaia di fotografie e di riprese filmate sugli UFO vengono esaminate, studiate e discusse in riunioni segrete e i rapporti stesi dagli scienziati non sono mai stati resi di pubblico dominio. Tra quelle fotografie degli UFO ce n’è anche una scattata durante un’orbita intorno alla Terra dall’astronauta Scotto Carpenter. Non è un mistero che alcuni piloti americani, particolarmente dotati di qualità telepatiche, seguono corsi speciali per incrementare la loro «potenza di trasmissione». Lo scopo è di riuscire in determinati casi, senza ricorrere alla radio, a trasmettere a terra ad altre persone messaggi telepatici. In tal modo ogni possibilità di intercettazione da parte del nemico sarebbe annullata. In Europa, ad esempio, gli studi sui medium e su tutto ciò che riguarda le loro facoltà sono particolarmente avanzati all’università di Friburgo, nella Selva Nera. Durante le lezioni vengono spesso effettuati esperimenti di ricerca di persone scomparse, di corpi di persone uccise e di oggetti rubati o spariti: e il meccanismo con cui il medium riesce a scoprirli viene esplorato con tutti i mezzi di cui la scienza è attualmente in possesso.
    Sempre per rimanere nel campo della psicocinesi, che potrà riservare, a detta del professor Oberth, le maggiori sorprese nei progressi spaziali, si è ora a conoscenza di un misterioso esperimento che ha avuto luogo quando il sottomarino atomico Nautilus effettuò la sua prodigiosa crociera sotto i ghiacci del Polo Nord. A bordo del Nautilus alcuni scienziati americani avevano posto un pendolo. Della sua esistenza erano al corrente soltanto il comandante, il vicecomandante e un ingegnere che si trovava a bordo in missione speciale. Negli Stati Uniti, un medium doveva tentare di modificare l’ampiezza dell’oscillazione e la posizione stessa del pendolo in alcuni momenti prestabiliti e segreti. Il medium non sapeva che il pendolo si trovava a bordo di un sottomarino e che il sottomarino era in missione sotto il Polo. L’esperimento ebbe luogo e diede risultati strabilianti: alla data e all’ora fissate, la forza magnetica trasmessa da quell’uomo che si trovava negli Stati Uniti riuscì a modificare di alcuni gradi l’inclinazione del pendolo sul Nautilus in navigazione. Quale seguito, quale applicazione abbia avuto quell’esperimento così misterioso, nessuno lo sa. Ma è noto che il governo degli Stati Uniti dedica da anni a questi esperimenti e a queste ricerche scientifiche centinaia di milioni di dollari, impegnando nei lavori segreti i migliori specialisti di tutte le università.
    A questo affascinante campo di ricerche si interessava particolarmente il Presidente Kennedy e sì interessarono ora Eisenhower, Nixon, Johnson e U Thant, che seguono con attenzione anche il fenomeno degli UFO. C’è che sostiene che alla Casa Bianca esista, accanto a quelli politici e militari, anche un ufficio che deve segnalare immediatamente al Presidente degli Stati Uniti qualunque apparizione straordinaria di «oggetti non identificati» nel cielo degli Statu Uniti. Anche se spesso smentisce l’esistenza degli UFO, l’aviazione americana è infatti costretta a tenerne conto. Precise istruzioni in proposito sono state diramate a tutti i piloti in servizio in ogni parte del mondo, e anche agli astronauti.
    Alcuni mesi fa, il 5 giugno, il professor James. E. Mac Donald, direttore dell’Institute of Atmospheric Physics dell’Università dell’Arizona, ha indirizzato una lettera personale a U Thant invitandolo «ad un’azione immediata per quanto riguarda i dischi volanti» e a «far convergere su questo problema l’attenzione scientifica di tutte le nazioni che fanno parte dell’ONU.
    Il problema degli UFO è un problema scientifico eminentemente internazionale Per molti studiosi seri e preparati di questo fenomeno è inconcepibile che il problema sia stato preso sottogamba in questi ultimi anni».
    Il 7 giugno lo stesso professore ha presentato un rapporto all’Outer Space Affairs Group, che fa parte dell’organizzazione delle Nazioni Unite. Il documento diceva, tra l’altro: «Una vasta gamma di disturbi elettromagnetici che riguardano il passaggio a bassa quota o le evoluzioni degli UFO viene attualmente segnalata in tutto il mondo. Disturbi nella combustione interna dei motori in coincidenza con il passaggio di oggetti non convenzionali, simili a dischi o a cilindri, sono stati registrati in diverse centinaia di casi. Sono a conoscenza, personalmente, di una dozzina di casi del tutto credibili avvenuti recentemente negli Stati Uniti. Molto spesso questi disturbi sono accompagnati da un esteso rumore ad ampio spazio elettromagnetico che viene captato dagli apparecchi radio. In molti casi sono state disturbate anche le bussole, sia sulle navi sia sugli aerei in navigazione. Sono state notate delle alterazioni anche nei magnetofoni e talvolta negli orologi».
    «Misure adeguate», conclude il professore James E. Mac Donald, «potranno essere adottate soltanto quando scienziati e fisici prenderanno seriamente in considerazione il numero crescente delle apparizioni di questi oggetti. I radar devono sì essere adoperati alle brevi distanze, ma devono anche essere creati nuovi apparecchi per rendere più efficiente la tecnica di ascolto e di inseguimento di questi oggetti. E bisogna continuare nelle ricerche senza lasciarsi impressionare da fattori psicologici contrari. Chiedo perciò alle Nazioni Unite di prendere subito in considerazione il problema».
    Tre settimane dopo aver ricevuto il rapporto, il 27 giugno, U Thant tenne a New York una conferenza stampa e affermò che quello degli UFO «è il problema più importante delle Nazioni Unite dopo la guerra del Vietnam». Proprio in quello stesso mese lo scienziato russo Alexei Kazancev aveva reso noto che il governo sovietico è in procinto di di creare un «centro di ricerca» sui dischi volanti. Quest’anno, in agosto, si è svolto a Praga un congresso internazionale di astrofisica. Una squadra di scienziati americani guidata dal professor Allen J. Hynek, dell’Università del Nord-Ovest, ha avuto un lungo scambio di informazioni con i colleghi sovietici, e un gruppo di specialisti militari americani, sempre a Praga, ha avuto un incontro a porte chiuse con specialisti militari sovietici. Un fatto veramente eccezionale, del quale si è venuti a conoscenza per casi e su cui il governo americano ha mantenuto sempre il più assoluto silenzio.
    Il 12 luglio 1966 cominciò i suoi lavori a Ginevra la quinta sessione del Sottocomitato legale per l’uso pacifico degli spazi extraterrestri. Alla seduta inaugurale presieduta da Manfred Lachs, un polacco, e nel corso della quale parlarono americani e russi, l’indiano Krishna Rao disse: «L’esplorazione degli spazi che esistono al di fuori del nostro pianeta apre una nuova dimensione all’attività umana, la quale per la prima volta si trova ad affrontare il problema dei contatti con forme di vita extraterrestri. Ogni trattato internazionale su questo argomento deve assicurare tutta una serie di precauzioni, le quali devono a loro volta essere basate su appropriate conoscenze scientifiche. Perciò chiedo che l’esplorazione degli spazi al di fuoir della Terra sia controllata dall’ONU o da un ente internazionale similare».
    L’ingegner Coleman von Keviczky, direttore dell’Intercontinental UFO Research and Analytic Network di New York, ha proposto a U Thant di indire una conferenza mondiale sugli UFO, cui dovrebbero prender parte I maggiori esperti del mondo. Questa conferenza si terrà l’anno prossimo a Vienna, dal 14 al 27 agosto, nell’ambito dell’ONU. Tra i nomi dei probabili partecipanti figurano, oltre al professor Oberth, quelli del professor Gabriel Alvial, direttore dell’Istituto di
    radiazioni cosmiche di Santiago del Cile, del professor Alexei Kazancev, del professor Carl Sagan, astronomo e astrofisico della NASA, dell’astronomo russo Mitrovan Zverer, del matematico americano Jacques Vallée, del pilota giapponese Yusuke Matsumura e di rappresentanti di molte università.
    Il problema degli UFO, sostengono i pionieri di questo particolare settore di ricerca, ha ormai una dimensione mondiale. Se è vero che qualcuno vede nel cielo e riesce a fotografare – essi dicono unanimemente – bisogna creare un organo internazionale che coordini tutte le attività relative ai rapporti con gli «extraterrestri».
    Il sistema di tacere continuamente e di coprire di ridicolo la richiesta di chiarimenti che proviene da decine di milioni di persone deve a questo punto essere definitivamente accantonato. Non siamo più al tempo della seconda guerra mondiale, quando i piloti dei bombardieri che effettuavano incursioni sulle città tedesche scambiavano gli UFO per «armi segrete naziste» e i piloti della Luftwaffe, al ritorno da azioni sulle città inglesi, raccontavano di aver visto nel cielo «nuovi apparecchi nemici che si muovono con mezzi non convenzionali».
    Il congresso di Magonza si è perciò chiuso con un «proclama» che è stato inviato a 131 governi, al segretario e all’assemblea generale delle Nazioni Unite, all’Unesco e ad un gran numero di ambasciatori. Il documento chiede che lo spazio intorno al nostro pianeta tra la quota di 80 chilometri (la linea Theodor von Karman) e la quota di 880 chilometri, limite della ionosfera sia posto sotto la giurisdizione delle Nazioni Unite, in accordo con la Convenzione di Parigi del 1919 sulla navigazione aerea e con la Convenzione di Chicago del 1944 sull’aviazione civile e che l’ONU crei un istituto di ricerche intercontinentali da costruire in una zona extraterritoriale donata da qualche governo.
    «L’istituto» mi ha spiegato von Kevizcky, promotore del proclama «dovrebbe avere la sua sede possibilmente su un’isola e comprendere due zone distinte, una riservata agli equipaggi extraterrestri che avrebbero così la possibilità di trovare sulla Terra un primo punto ufficiale di appoggio e di scambio di comunicazioni e dati scientifici, l’altra riservata ai funzionari delle Nazioni Unite, ad una stazione radio interplanetaria e ad un museo cosmico. Il pubblico potrebbe essere ammesso a pagamento e in determinati periodi soltanto in quest’ultimo settore. L’Istituto dovrebbe funzionare con i fondi ricavati da queste visite e con le contribuzioni degli stati membri dell’ONU. Sull’isola dovrebbe poi essere costruito anche un aeroporto interplanetario per permettere l’atteraggio ed eventualmente il ricovero e la riparazione di navi spaziali Una volta costituita questa base, dovremmo inviare messaggi nello spazio, giorno e notte, in tutte le lingue conosciute, per mezzo della nuova grande stazione radio. Dovremmo informare chi vive fuori dalla Terra che esiste e funziona un centro ufficiale per ricevere gli equipaggi spaziali, e che questo centro ha il potere giuridico per prendere i contatti necessari».
    «Questo è un progetto», mi ha spiegato Keviczky, e il professor Oberth ascoltava con molto interesse, «che non ha - come potrebbe sembrare a prima vista – alcun aspetto fantascientifico. È ora di distinguere gli UFO dalla ciarlataneria e dalla fantascienza. Io mi chiedo perché l’Italia, ad esempio, che ha tante isole quasi disabitate nel Mediterraneo, non potrebbe mettere a disposizione delle Nazioni Unite una di esse. Diventerebbe la sede della prima base terrestre per navi interplanetarie, e sarebbe la meta di milioni di visitatori. Non è fantascienza, mi creda: dobbiamo prepararci ad accogliere la gente che verrà da altri pianeti. E prepararci molto presto.»

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    Magonza 1967: quando si parlava di alieni e di come ospitarli Empty Re: Magonza 1967: quando si parlava di alieni e di come ospitarli

    Messaggio  Antonio Gio Set 02, 2010 5:52 pm

    Grazie per questo articolo, in quanto integra i dati e le opinioni di Oberth molto interessante. confuso

      La data/ora di oggi è Dom Nov 24, 2024 3:18 pm