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    Madonna di Tindari

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    Messaggio  Mirella Sab Set 04, 2010 8:59 pm

    Madonna di Tindari TronoMadonna di Tindari 52409
    Circa l'origine del culto alla Madonna del Tindari, rimontando esso a tempi molto remoti, non si trovano notizie storiche ben definite e criticamente accertate. Esiste però una pia tradizione che non contenendo, almeno sotto l'aspetto dell'ortodossia, alcunché d'inverosimile e di contraddittorio, possiamo accettare senz'altro, tanto più che si presenta su sfondo storico.

    L'origine della devozione alla Madonna Bruna sembra infatti risalire al periodo della persecuzione iconoclasta.

    Secondo la tradizione, una nave di ritorno dall'Oriente, tra le altre cose, portava nascosta nella stiva un'Immagine della Madonna perché fosse sottratta alla persecuzione iconoclasta. Mentre la nave solcava le acque del Tirreno, improvvisamente si levò una tempesta e perciò essa fu costretta ad interrompere il viaggio ed a rifugiarsi nella baia del Tindari, oggi Marinello.

    Quando si calmò la tempesta, i marinai decisero di riprendere il viaggio: levarono l'ancora, inalberarono le vele, cominciarono a remare, ma non riuscirono a spostare la nave. Tentarono, ritentarono, ma essa restava ferma lì, come se fosse incagliata nel porto.

    Essi allora pensarono di alleggerire il carico, ma , solo quando, tra le altre cose, scaricarono la cassa contenente il venerato Simulacro della Vergine, la nave poté muoversi e riprendere la rotta sulle onde placide del mare rabbonito.

    Sono sconosciuti i luoghi di provenienza e di destinazione dell'Immagine sacra.
    Partita la nave che aveva lasciato il carico, i marinai della baia di Tindari si diedero subito da fare per tirare in secco la cassa galleggiante sulla distesa del mare. Fu aperta la cassa e, con grande stupore e soddisfazione di tutti, in essa fu trovata la preziosa Immagine della Vergine.
    Sorse il problema ove collocare quell'Immagine. Si decise di trasportare il Simulacro della Vergine nel luogo più alto, il più bello, al Tindari, dove già da tempo esisteva una fiorente comunità cristiana.

    La tradizione che fa arrivare la statua della Madonna a Tindari all'epoca degli iconoclasti, probabilmente verso la fine del secolo VIII o nei primi decenni del secolo IX, trova motivo di credibilità nel fatto che Tindari fu sotto la dominazione dei Bizantini per circa tre secoli (535-836); che la Sicilia si oppose con energia all'eresia degli iconoclasti; che a Tindari, essendo stata sede di diocesi per circa cinque secoli, fosse fiorente la professione della fede cristiana, e quindi facile l'accoglienza della sacra immagine.
    Detta ipotesi, oltre che nel contesto storico, trova ancora una qualche consistenza in un'ininterrotta tradizione pressoché unanime.
    Il colle del Tindari, così suggestivo, santificato dalla presenza della Madonna, divenne così il sacro, mistico colle di Maria.
    S'ignora l'autore dell'Immagine, né è possibile definire l'epoca in cui fu scolpita. Considerando lo stile e tenendo conto che la Madonna tiene tra le braccia il divin Bambino, si potrebbe concludere che essa rimonti ad un'epoca posteriore al Concilio di Efeso in cui fu definita la divina maternità di Maria; quindi probabilmente la statua è stata scolpita in Oriente tra il quinto e il sesto secolo.

    La Madonna è rappresentata seduta, mentre regge in grembo il Figlio divino, che tiene la destra sollevata, benedicente. Ella inoltre porta in capo una corona di tipo orientale, una specie di turbante, ricavato nello stesso legno, decorato con leggeri arabeschi dorati.

    Migliaia e migliaia di fedeli sono passati dinanzi alla Vergine pietosa, che per tutti ha avuto un sorriso ed una grazia.
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    Questa spiaggia ha una storia molto particolare, si narra infatti che la figlia piccola di una donna giunta al sovrastante Santuario di Tindari (Messina), sia caduta dal precipizio sino alla spiaggia; la donna terrorizzata dalla scena chiese alla Madonna di Tindari di intercedere in favore della piccola, cosa che avvenne.

    La piccola fu trovata viva e la spiaggia a quanto narra la legenda e da quanto si può vedere da vecchie foto del secolo scorso, prese forma di una donna, la Madonna (parte di sabbia in alto a sinistra), che regge tra le mani la piccola (parte di sabbia verso la costa).
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    Madonna di Tindari Empty Re: Madonna di Tindari

    Messaggio  Sphinx Lun Set 06, 2010 5:33 am




    Il Priorato di Sion e la Madonna nera


    Il fatto che le prime immagini della Madonna con Bambino fossero basate su quelle di Iside e di Horus è un dato generalmente riconosciuto. Anche il fatto che il culto della Madonna nera sia essenzialmente un prodotto del rinascimento gotico del XII secolo, che fu un periodo di rinnovamento religioso nonché di fede, è ben appurato. L'origine leggendaria di tante statuette contenute nei bottini dei crociati di ritorno in patria, specialmente quando si trattava di templari, non è una garanzia dell'ortodossia del loro culto. Il fatto che tante leggende dell'epoca colleghino le Madonne nere del XII secolo a una precedente origine miracolosa risalente all'epoca merovingia solleva interrogativi religioso-politici potenzialmente inquietanti.
    Fin dal XII secolo è sempre esistita in Francia una organizzazione che possiede alcune caratteristiche sia di un ordine di cavalleria che di un ordine religioso, pur non essendo nessuna delle due cose, una società segreta che non disdegna il giusto tipo di pubblicità, un raggruppamento politico con scopi ben precisi, interessato anche all'antica saggezza esoterica e ai misteri nascosti. Il suo nome completo è ordine del Prieuré Nostre-Dame de Sion (Priorato Nostra Signora di Sion), e il suo scopo principale sembra essere stato sempre la restaurazione sul trono della discendenza merovingia. È anche profondamente coinvolto nel culto della Madonna nera e possiede trascorsi ammirevoli in fatto di eguaglianza dei diritti per le donne. Una dei suoi Gran Maestri (detti anche Timonieri), Iolande de Bar (1428-1483) viveva a Sion-Vaudémont. Un resoconto dettagliato sul Priorato è contenuto in "Il Santo Graal: una catena di misteri lunga duemila anni" di Baigent, Leigh e Lincoln.
    Gli altri due autori che hanno legami con il Priorato, Deloux e Brétigny, avanzano l'ipotesi che la sua predilezione per la città di Blois come luogo di incontro sia dovuta in parte alla Madonna nera lì venerata fino alla Rivoluzione, esemplare di quella "che nell'epoca che sta volgendo al termine viene chiamata Vergine Maria e che rimane l'eterna Iside". Gli autori riportano una fotografia della Madonna nera di Goult, che chiamano, in contrasto con la guida locale, "Notre-Dame de Lumière", con la didascalia "Madonna nera particolarmente venerata dagli iniziati del Priorato di Sion".
    Si racconta che il gran maestro del Priorato 1981-1984, Pierre Plantard, abbia detto che i sicambri, antenati dei franchi merovingi, adorassero Cibele come Diana dei Nove Fuochi, o Arduina, le dea eponima delle Ardenne.
    L'enorme idolo dedicato a Diana/Arduina che un tempo sovrastava Carignan - nel nord-est della Francia, tra i luoghi di culto della Madonna nera a Orval, Avioth e Mezières, vicino Stenay; dove il re merovingio divenuto santo, Dagoberto II, venne ucciso nel 679 - indica con dovizia di particolari l'esistenza di un legame tra i due culti. In questo collegamento, Plantard afferma che uno dei gesti più importanti di Dagoberto, quando ascese al trono dopo l'esilio irlandese, fu quello di perpetuare l'antica tradizione di Gallia, l'adorazione della Madonna nera. La Madonna nera, insiste, è Iside e il suo nome è Notre-Dame de Lumière.
    Perché questa enfasi su Iside che, dopotutto, era una divinità universale dagli innumerevoli nomi? Si identifica con Artemide dei cretesi e con Cibele quando nell'"Asino d'oro" dice ad Apuleio "Perciò i Frigi, i primi abitatori della terra, mi chiamano madre degli dei, adorata in Pessinunte" (p. 653). Solo "le due stirpe degli Etiopi, gli uni illuminati dai raggi nascenti del sole all'alba, gli altri da quelli morenti al tramonto, e gli Egiziani cui l'antico sapere conferisce potenza mi onorano con riti che appartengono a me sola, e mi chiamano, col mio vero nome, Iside Regina" (p. 653). Ma in Gallia, Iside non era un'illustre divinità universale più di quanto lo fossero Cibele o Artemide/Diana, che hanno altrettanti diritti di essere considerate precorritrici della Madonna nera. È possibile che il motivo dell'insistenza del Priorato sul primato di Iside risieda nell'importanza attribuita a un qualche collegamento con l'Egitto? In "La France des pélérinages", Victor Belot, in riferimento a Sara, la serva egizia di colore che accompagnava le sue padrone a Les Saintes Maries de la Mer, scrive: "Sara darà origine al culto delle Madonne nere particolarmente venerate in alcuni luoghi, sebbene molti autori preferiscano lasciare questo privilegio a Iside, la dea egizia". Ovviamente, queste due possibilità non si escludono reciprocamente. In altre parole, Sara, amata dagli zingari, potrebbe anche essere un avatar della Iside egiziana.
    La più importante delle tre Marie sbarcate su quella che all'epoca era ancora l'Isola di Ratis, sulla cui acropoli Artemide, Iside e Cibele venivano adorate fin dal IV secolo a.C., fu santa Maria pentita, santa Maria l'egiziana. Dunque: a Orléans, dove esiste un antico culto della Maddalena, santa Maria l'egiziana era uno degli appellativi della Madonna nera. Se esiste un mistero che collega Iside, l'Egitto, Maria l'egiziana, Maria Maddalena e la Madonna nera, in che modo coinvolge anche il Priorato? I re invocano spesso antenati illustri: Mikado è figlio del Paradiso; la famiglia reale britannica discende dagli dei del Nord e dagli eroi di Troia; il fondatore dell'Impero etiope era figlio della regina di Saba e di Salomone. Niente di più probabile che la monarchia francese abbia voluto superare i propri rivali con un progenitore ancora più stupefacente. Secondo Lacordaire, che ristabilì l'ordine domenicano in Francia dopo la Rivoluzione, Luigi XI, il seguace più entusiasta che il culto della Madonna nera abbia mai conosciuto, con le sue visite attestate, e frequenti, a oltre una ventina di suoi santuari, considerava Maria Maddalena una delle antenate della discendenza reale di Francia. Il devoto autore non amplia l'argomento, ma la tradizione segreta portata alla luce dagli autori di "Il Santo Graal: una catena di misteri lunga duemila anni" narra che la Maddalena, come una novella regina di Saba, portò con sé a Les Saintes Maries de la Mer il frutto del suo grembo e del seme del Re dei Re, Gesù Cristo. In qualche modo, questo nuovo germoglio del tronco d'Isai divenne il fondatore della stirpe merovingia, sebbene questo onore venga di solito accordato a Meroveo (374-425 circa), figlio sia del re Clodio che di una mitica creatura acquatica venuta d'oltremare. È questo il Preziosissimo Sangue, e anche il Santo Graal (Sang Real) che permise alla famiglia Bouillon-Boulogne di ascendere di diritto al trono di Gerusalemme dopo la Prima crociata.


    Ean Begg Edicolaweb.net

    Quante storie,quante ipotesi.
    Quest'estate in Val Sesia,in compagnia di amici carissimi,abbiamo visto madonne nere in percentuali altissime.....duri a morire i culti pagani....
    Amatissima Madre terra....proteggici.

    angelo flower flower flower

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