Uno dei fatti aneddotici più curiosi e incredibili della "Torino ufologica" avvenne nell'autunno del 1973. Tutti i giornali italiani riportarono la notizia secondo cui un enigmatico personaggio che si faceva chiamare "il Grande Maestro Absu Imaily Swandy, di 256 anni, sarebbe sbarcato e poi ripartito con la sua astronave nei pressi di San Maurizio Canavese, il 30 novembre verso le 18. Veniva descritto come un vegliardo che portava lunghi capelli argentei con lo stile da asceta. Vi fu poi la testimonianza di un comandante dell*Alitalia, Giovanni Mezzelani,che,durante l'atterraggio su Caselle con un DC9 da trasporto passeggeri, disse di aver visto un oggetto che sprigionava luce.
Il Sidereal Intercontacts Centre (Sic) fece pervenire alle redazioni dei giornali messaggi in cui si parlava del «Grande Maestro Absu Imaily Swandy», che allora aveva, si specificava, 256 anni e se ne allegava anche la foto. Absu, rivelava il Sic, atterrato a Torino con la sua astronave, sarebbe ripartito dai dintorni di San Maurizio Canavese — a breve distanza da Torino — il 30 novembre, alle 18. Un appuntamento del grande vecchio con i giornalisti per una serie di contrattempi andò a monte. Pochi, del resto, avevano preso in considerazione i comunicati del Sic, giudicandoli una stravaganza di qualche mattoide. Alle 18.05 di venerdì 30 novembre, Giovanni Mezzelani, pilota Alitalia — dieci anni di aeronautica, pilota civile da nove anni, circa 6500 ore di volo — si senti domandare via radio dalla torre di controllo dell'aeroporto di Caselle (Torino) se per caso stesse vedendo anche lui un curioso oggetto luminoso che solcava il cielo della città. Mezzelani stava compiendo la manovra di atterraggio a bordo di un DC-9 a sei chilometri dall'aeroporto, ormai a circa trecento metri di altezza. Il pilota alzò gli occhi e vide l'oggetto sulla sua sinistra. Raccontò poi in un'intervista a Panorama: «Secondo me poteva essere qualunque cosa, anche un satellite, ma certo non avevo mai visto una luce simile. E non so che cosa sia». Gli schermi radar registrarono l'apparizione dell'oggetto. Tutto sembrava coincidere. Era proprio l'ora in cui il Sic aveva preannunciato il decollo di Absu. Poteva tuttavia trattarsi d'una incredibile coincidenza. Il Giornale Radio riferì l'avvistamento di Torino e con un titolo a cinque colonne il Corriere della Sera di giovedì 6 dicembre annunciava: «Un'associazione afferma che uno "spaziale" di 256 anni sarebbe sbarcato a Torino». Il quotidiano milanese, parlando di Absu, scriveva: « ...sarebbe ripartito da Torino spiccando il volo da un prato presso San Maurizio Canavese, all'incirca nel punto cioè da cui sarebbe stato avvistato l'Ufo dai passeggeri in transito a Caselle...». D'improvviso, mentre i giornali italiani e molti organi di stampa esteri uscivano riferendo il fatto di Torino, la Domenica del Corriere pubblicò foto a colori dell'Ufo visto a Caselle e Panorama non usò più il condizionale nel suo secondo servizio sulla vicenda; parlando di Absu, Luigi Vacchi scrisse, fra l'altro:[...] nella primavera di quest'anno è comparso in alcuni paesi del Canavese, in Piemonte, preannunciato da una circolare di una misteriosa organizzazione, il Sic (Siderea! Intercontacts Centre cioè Centro di intercontatti siderali). Ha tenuto conferenze davanti a pochi iniziati che sono i soli ad averlo visto e fotografato, su temi esoterici e spaziali; ha sostenuto di venire periodicamente sulla terra dagli spazi esterni, vale a dire dalle profondità che si trovano oltre il sistema solare; ha promesso che a breve scadenza ci sarebbe stata una manifestazione di Ufo, ossia oggetti volanti non identificati, sul monte Musinè, presso Torino. Nei primi dieci giorni di dicembre, in coincidenza con le prime restrizioni sull'energia, la manifestazione di Ufo c'è stata, sia al Musinè che su altre zone vicine. Decine di persone giurano di avervi assistito [...]
A Torino, nella sede del Circolo della Stampa, venne indetta una tavola rotonda con l'intervento di studiosi del fenomeno Ufo. Tre giorni prima del dibattito, un comunicato del Sic annunciò: «Le cose non serie e i falsi profeti verranno cancellati con il fuoco. Arderà il Musinè". Questa montagna vicina a Torino ha da sempre una fama bizzarra, di essere cioè "incantata" e prediletta dagli extraterrestri, più volte sorvolata da oggetti misteriosi. Mentre si teneva il dibattito al Circolo, la sera di venerdì 14 dicembre, il Musinè prese fuoco e le fiamme si alzarono intorno alla montagna sino a comporre un cerchio, ben visibile a parecchi chilometri di distanza. I vigili del fuoco furono duramente impegnati per bloccare l'incendio. Alcuni giornali, fra cui Panorama, avevano allora già riprodotto la foto di Absu Imaily Swandy. Un torinese telefonò ai giornali dicendo: "Appena ho visto la fotografia, subito l'ho riconosciuto. Non potrei giurarlo, ma sono sicuro che è lui. E stato ospite a casa mia circa due anni fa, d'inverno, e abbiamo fatto una bella chiacchierata su tanti problemi, poi non l'ho più visto. Anche mia moglie e mia figlia, osservando la fotografia, lo hanno riconosciuto". La caccia all'extraterrestre divenne un passatempo per molti. Era stato visto nella zona di via Po, sotto i portici, particolarmente nei pressi di via Rossini, dove sembrava esserci la sede del Sic. Una battuta venne organizzata perfino negli "infernotti", ossia nei sotterranei del casamento sull'angolo fra via Rossini e via Po. La gran parte di coloro a cui veniva mostrata la foto di Absu pretendeva di averlo visto più volte, magari il giorno precedente o appena poche ore prima. La descrizione era sempre la medesima: "molto alto, capelli e barba, imponente, vestito di nero, passo sicuro; a volte è atteso da una Bentley su cui sale e sparisce". La stampa americana cominciò a dire che "Torino, magica e affollata di demoni, è divenuta anche la capitale di misteriosi esseri spaziali, giunti a bordo di astronavi". I cabalisti ci si misero di lena a complicare il gioco. Dissero che per gli "extra" lo spazio viene indicato con il numero 17. Gli abitanti degli spazi esterni con due volte questo numero, ossia 1717. Si era allora nel 1973. Se da questo numero si sottrae l'età di Absu Imaily Swandy, ossia 256, si ottiene appunto 1717. In quell'anno, il 1717, venne posta la prima pietra della basilica di Superga, presso Torino; ecco perché - spiegava ancora il Sic - Absu ha una particolare predilezione per Torino, "città magica", e ogni qual volta passa su questa metropoli non manca di compiere un giro con la sua astronave intorno alla cupola di Superga, la basilica che cominciò a sorgere nell'anno in cui egli nacque. I messaggi del Sic si fecero sempre più rari e a un tratto si pensò che la storia fosse finita, così, senza una conclusione logica, quando nel marzo del 1991, mentre i giornali erano colmi delle notizie sul Kuwait, l'Iran e la Guerra del Golfo. Stampa Sera uscì con la notizia del ritorno di Absu Imaily Swandy, di cui pubblicava una foto a due colonne.
Ma chi era questo misterioso personaggio?
La spiegazione di questo mistero solo Eugenia Siragusa ce la può dare. Ancora prima di sentire parlare di questo misterioso personaggio. Eugenio lo incontrò. In quel tempo viveva a Santa Maria La Stella, un paesino etneo in provincia di Catania. Un giorno mentre attraversava la piazza del paese vide appoggiato ad un muro un anziano eoo la barba bianca vestito con una tunica. Subito fu attratto dal suo sguardo, percorse alcuni passi verso di lui e quando gli fu vicino gli domandò se aveva bisogno di mangiare o se aveva bisogno di qualcosa. L'anziano signore lo guardò intensamente senza rispondere, Eugenio si affrettò a portargli un panino comprato in un negozio li vicino, nell'offrirgliele l'anziano rispose indicando dei bambini che assistevano alla scena e che in quel momento avevano smesso di giocare: "lo non ho fame. Loro hanno fame". Istintivamente Eugenio tornò nel negozio e si fece riempire un cesto di cibo per portarlo ai bambini e si fece aiutare a portarla fuori, ma all'uscita dal negozio l'anziano era sparito.Provò a cercarla ovunque, ma di lui non vi era nessuna traccia. Qualche tempo dopo poté conoscere le esperienze prima descritte. Dopo alcuni mesi Eugenio ricevette uno cartolina con davanti una immagine che rappresenta gli apostoli Pietro e Giovanni che correvano verso il sepolcro poiché avevano avuto notizia della resurrezione del Maestro Gesù, lo alto, ai margini della fotografia vi era disegnato un Sole con numerosi raggi e in basso tre scritti firmati con la lettera "D". l'iniziale di Durante. I testi scritti erano i seguenti:
"Pietro santo, gloria di Dio. principe eterno, che
del divino amore sei tu sicuro regno e d'essa,
del figliuol la chiesa tu sol sei perno, c'implora
dal ciel le grazie e siaci tu sostegno! '
D.
"A te. pio ed amato Giovanni, che per alta sapienza
e possente candore, dall'eterno crocefisso
ereditasti a custodire l'intera umanità,
giunga il nostro supplice grido: rimani tra noi a
salda difesa nella dura scelta dei nostri giorni.
Sia così Signore!
D.
"L'amore e la purezza: binomio operante per i
secoli Su! Entriamo con audacia nella luru
travolgente scia".
D.
Era il I967 quando Eugenio tornò ad incontrarsi con lui. l'anziano con la barba bianca. Dopo questo nuovo incontro, entrambi decisero di organizzare un pranzo a casa dello stesso Eugenio il quale si preoccupò di preparare un delizioso e ricco pranzo. Quando Durante arrivò si limitò ad accettare solo un po' del cibo, parlarono e poco dopo partì. Qualche giorno dopo ricevette una sua lettera proveniente da Roma datata 26 Novembre 1967.
Amatissimo Eugenio.
nelle mie. quotidiane scorribande di pensiero e di passo, tulle intenzionalmente dedicate con devoto affetto al Padre glorioso, il cui dolce impero tanto sovrasta amorosamente il fulgore della volta Celeste quanto le brume afose delle concave dimore terrene, ieri l'altro, col tuo felice incontro, ho aperto una particolarissima parentesi di fraterna cordialità e un tocco indimenticabile di soavità d'animo. Quale Marta solerte mi portasti in ogni dove con premurosa cura e con stralcio di tempo e di mezzi tolti dal pondo gravoso dei tuoi impegni familiari, fosti prodigo a me dissipatore e dell'una e dell'altra tua generosa offerta. Nè ti aiutai a svolgere la tua umana fatica nelle umili mansioni del tuo ricetto, né feci tanto onore, come si dice umanamente, a quanto volesti preparare in macrocosmiche proporzioni al mio fisico sostentamento. Mi scuserai, caro fu gemo, ma io. quale uccel di bosco, tanto mi scotta restare fisso sullo stesso ramo, quanto superare il becchime del mio bisogno. che quanta è quello di un uccel di bosco. Sii pur certo, Eugenio. che io pure tengo umanamente conto del tuo atto gentile, come il Signore lo tiene in modo divino come se tu ciò lo avessi fatto a Lui stesso, iscritto! Ma poiché tu. fugenio mio. le hai entrambe le potenze delle due evangeliche sorelle, neppure trascurasti il senso benedetto dell'altra: di colei che "scelse la parte migliore " Acconciamente entrammo pure nello Spinto e nella luce di quanto è sostanza del nostro vivere: la legge del Maestro, le diverse cose trattate esalarono il loro inebriante profumo, sprigionarono intensità della loro forza, diffusero la vibrazione della potenza dell'essenzialità di quella Legge: l'ubbidienza e l'umiltà. Questo è un binomio inscindibile che se cementato veramente dall'amore, forma un tripode indistruttibile sul quale troneggia tutto il costrutto divino. Certo, non l'ubbidienza servile, ma cosciente: non l'umiltà dei segni esterni, ma sentita allo radice del suo seme: il seme di Cristo. H seme che il Maestro ha presentato all'uomo quale indefettibile scorciatoia per giungere alla meta radiosa e intramontabile, poiché, questa, come tu sai. per divina legge a tutti gli uomini fu data la grazia di pervenire nel corso di epoche e di cicli ch'essi stessi, nella loro libertà vogliano. Quindi questa scorciatoia neppure a te può celare gli stessi aculei sui quali il Maestro percorse la dolorosa Via col Suo passo sicuro e trionfale f questo tu lo sai. l'hai ben compreso, lo stai vivendo a prò del fratello sia tardo ed indolente oppur codardo ed imbelle, f questo è amore puro, è lo schianto de! cuore, è il sacrificio di sé per il bene altrui! Sii tu benedetto nel Nome del Signore! Ma gli uomini non sanno queste cose d'alto concetto. non credono che co! tatto, si trastullano inconsciamente con l'imponderabile, e quello che è più grave, scherzano abilmente colle roventi braci degli infernali ordigni di distruzione e di morte mascherandoli cni termine taumaturgico di "scienza "quello invece che è il sibilo lacerante dell'antico serpe la vera scienza, la scienza positiva non può essere altro che H gettito di quella Fonte cristallina di Verità, di Giustizia e di Amore che l'essere finito, cosciente della sua origine divina e delle leggi che la informano, trae con spasimo di amore per il bene reale dell'umanità in faticoso cammino verso l'infinito eterno. fuori di questa verità assiomatica, vi è la disarmonia in atto. H disamore, lo squilibrio, la negazione d'ogni legge vitale. Che il Signore abbia pietà dei poveri sbandati che volutamente vanno incontro alle nubi turbinose che s'addensano sull'orizzonte e colla forza del tanto atteso Suo Spirito onnipotente, voglia arrestare l'avanzare minaccioso della sconvolgente bufera. Ora carissimo Eugenio.che vai meditando nel tuo solatio eremo, nel volgere a Colui che tanto ti diede di possanza e d'ogni altra virtù insieme, (a tua vigorosa postulazione per tutti e quanti ti stanno a cuore, fra questi, ti prego, non obliare quanto può confare all'animo mio a te sempre sinceramente devoto Con tutta dilezione,
tuo aff.mo D.
Roma. 26 Novembre 1967
Altri scritti in seguito arrivarono ad Eugenio, la firma era sempre quella di Durante In occasione del Natale del 1977 e della Pasqua del 1978. giunsero ad Eugenio due cartoline. Nella prima cartolina vi era raffigurata l'apside della Basilica di S. Paolo in Roma, questo era il testo riportato sul retro:
"Natale 1977. Nella luce gioiosa del divino infante, ti arrivi il mio augurio verace della più alta serenità per il conseguimento di ogni m,ta sublime. Il tuo affezionatissimo Durante".
La seconda cartolina postale raffigurava la trasfigurazione del pittore Raffaello Sanzio, esposta nella pinacoteca del Vaticano. Fu inviata in occasione della santa Pasqua del 1978 prima che Eugenio vivesse la sofferenza dell'arresto. Il testo era il seguente:
"Caro Eugenio, un pensiero di riconoscenza, un dovere di sottomissione una supplica di gratitudine a Colui che ti indicò la via che stai percorrendo Una sorgente di pura fonte per appagare la sete ardente del tuo cammino sopra il ruggente lastricato verso quel Gesù che tutti aspettiamo nel glorioso trionfo del nostro impegno Questo è l'augurio della mia anima nella tradizione umana del Suo prossimo risorgere, che è sempre, al contrario, realmente vivente del Suo in travalicabile Amore per i suoi figli".
Durante
Fonti:
"Torino. Storia e misteri di una provincia magica" Di Danilo Tacchino
Eugenio Siragusa Missione Universale - Associazione Culturale SaraS
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