Nell'Antichità, la parola labirinto indicava una costruzione con un solo ingresso e con una pianta così complessa che, all'interno di essa, i profani potevano soltanto perdersi. All'epoca del Rinascimento, si aggiunse la nozione di "dedalo".
Secondo Erodoto, fu il faraone Amenemhet (1842-1797 a.C.) che costruì, come tomba, il labirinto egiziano ai piedi della piramide di Hawara. I custodi raccontarono allo storico greco, durante la sua visita, che nella tomba si trovavano dodici faraoni ed un gran numero di coccodrilli sacri; gli fu però vietato l'accesso. Più tardi, altri visitatori considerarono questo insieme - di circa trecento metri per duecentocinquanta - come una delle sette meraviglie del mondo. Attualmente ne restano soltanto poche colonne. L’archeologo inglese Flinders Petrie, cercò nel 1888, di liberare dalla sabbia queste costruzioni, per scoprire come i saccheggiatori della tomba avessero potuto, qualche migliaio di anni prima, raggiungere il loro scopo, attraverso la rete di corridoi e di passaggi. Secondo lui dovevano possedere una mappa. La sua ricostruzione del labirinto non riproduce però, la forma conosciuta del labirinto dei Misteri. Lo storico tedesco Athanasius Kircher (1602-1680) fece un magnifico disegno seguendo la ben nota leggenda. Ma tutti questi tentativi non fanno altro che trasporre sulla carta la fantasia personale di ognuno. Stando alle descrizioni stilate dai diversi storici dopo l'avvento dell'era cristiana, si tratta di un enorme complesso che suscita molte domande e dà poche risposte.
La descrizione di Erodoto (484-425 a.C.) è interessante: una costruzione inimmaginabile comprendente dodici grandi strade coperte e tremila vani, di cui la metà sotto terra. Seguendo un altro autore greco, Diodoro di Sicilia (primo secolo a.C.), il labirinto egiziano era la tomba di dodici re che regnarono sulle dodici province o nomi, d'Egitto.
Nelle descrizioni di questi due autori greci, non si trovano complesse reti di corridoi. La regolarità armoniosa degli edifici non permetteva di errare come in un labirinto. Senza dubbio, le loro dimensioni e la loro complessità hanno giustificato l'impiego della parola labirinto, termine che - molto più tardi - fu legato alla nozione di "lavoro interiore".
Un vero labirinto dei Misteri, evoca i temi della morte fisica e spirituale, della nascita e della resurrezione; questi temi avevano un ruolo centrale nei Misteri egizi e nel culto che ne derivava. Le camere sotterranee fanno certamente pensare ad un tempio funerario, ma era anche un luogo d'iniziazione, in cui il faraone veniva preparato per il suo compito di sacerdote-re. In numerosi labirinti troviamo tematiche simili. In Malesia, su una delle isole delle nuove Ebridi, Malekula, esiste un rito in seguito al quale l'anima del defunto si avvicina al labirinto tracciato da un guardiano, che ne cancella poi la metà. Un anima, per guadagnare l'immortalità, deve ripristinarlo nella sua totalità, prima di poter raggiungere il centro.
Quasi ovunque nel mondo, si trovano dei disegni incisi sulle rocce e delle rappresentazioni di labirinti. I più antichi risalgono a migliaia di anni fa. Mostrano tutti una struttura omogenea comprendente un cammino in spirale che porta fino al centro. La forma di base è una croce circoscritta in un cerchio, generata - per così dire - dal movimento intorno al centro. La croce simboleggia la terra o la personalità, composte tutte e due da quattro elementi o forze eteriche che si manifestano anche nei quattro corpi o veicoli, della personalità. Il cerchio può essere il simbolo del sole, del macrocosmo o del microcosmo. Il labirinto con i suoi sette, nove, dieci o dodici giri o circonvoluzioni, può essere considerato come un luogo di orientamento. Colui che vi entra è in cammino per la destinazione finale: il centro, il nucleo del suo essere.
All'interno dello spazio chiuso del labirinto, cioè in se stesso, si sforza di conciliare due principi: la croce dell'uomo terrestre ed il cerchio dell'eternità.
Nel labirinto, il cammino non conduce dunque direttamente al centro, ma segue una "deviazione massima".
IL DEDALO E’ LA DEGRADAZIONE DEL LABIRINTO?
La più antica rappresentazione di un dedalo risale al Rinascimento italiano, all'inizio del XV secolo. Più tardi, all'epoca barocca (che si manifestò in Italia nel XVI secolo) e rococò (che seguì il barocco), la concezione del labirinto si trasforma in un percorso nel quale ci si inoltra fra siepi potate, in un giardino, senza altro scopo che divertire o sviare i visitatori. Si dice che Papa Clemente X, amasse inviare i suoi servitori nel dedalo e che, quando si erano perduti, li richiamasse in fretta ai loro doveri.
Il cammino è la differenza essenziale fra il dedalo ed il labirinto. Il labirinto, nella sua forma più antica, comporta una via, un percorso, un accesso. Il dedalo offre numerose vie e possibilità. Nel dedalo, i muri - o pareti - sono così alti che è impossibile guardare al disopra. In un labirinto non ci sono incroci o biforcazioni. La via unica conduce sempre verso il centro, nonostante ogni tipo di giro e di percorso. Chi vi entra non può dunque sbagliarsi. E’ un meraviglioso simbolo del cammino che deve percorrere chi cerca la verità.
IL FILO D'ARIANNA
Il labirinto dei Misteri è una figura geometrica con forma rotonda o rettangolare. La sua pianta, vista dall’alto, è bella, armoniosa e mostra le seguenti caratteristiche:
presenta una sola apertura;
il percorso è sconcertante e si dispiega, serpeggiando fino al centro, in una maniera imprevedibile;
le circonvoluzioni occupano l'intero spazio interno;
il cammino passa, periodicamente, molto vicino al centro.
Seguendo il percorso, il raggio d'azione diviene più piccolo. Questo può significare, dal punto di vista filosofico, che si perde la zavorra, i propri beni terrestri, ma in compenso si acquista concentrazione, interiorizzazione ed orientamento, sul principio stesso del cammino verso l'interno.
Si resta colpiti dal fatto che il movimento presenti - a fasi alterne - espansione e riduzione, inspirazione ed espirazione. Questo movimento alternato, la cui direzione cambia senza sosta, si svolge su tre piani.
La parola labirinto fu "latinizzata" nel Medio Evo in “labor intus”, lavoro interiore. Sebbene questa etimologia sia inesatta e non corrisponda al significato originale, la traduzione designa comunque il processo che vi si svolge, corrispondente al labirinto. Chi entra per la porta stretta non ha più riferimenti esterni, ma deve seguire il cammino interiore. Sul suo tragitto passa molte volte vicino al centro, ma senza poterlo osservare. Non si tratta di una perdita di tempo poiché - avvicinandosi al centro per esserne poi allontanato - subisce un processo di maturazione, nel corso del quale viene provata la sua volontà e la sua perseveranza. Un cammino in linea retta non potrebbe offrire lo stesso auspicabile risultato.
Questo centro, viene rappresentato in diversi modi: può esserci un albero della vita, una torre o un tempio, la morte, il Minotauro, un pellegrino, una montagna.
Qui, nel centro, avviene finalmente il confronto. Nel racconto simbolico che si svolge nel labirinto di Creta, l'eroe Teseo arriva davanti al Minotauro (un toro metà uomo, metà animale). E’ necessario sacrificargli sette giovinetti e sette fanciulle: i sette poteri dell'anima. Ma Teseo, grazie ad Arianna, trionfa sul mostro e pone fine al suo insaziabile appetito.
Così il cercatore, arrivando al centro del proprio labirinto, può incontrarvi un aspetto del suo "IO" egocentrico, forma che emana da se stesso e si manifesta come un insaziabile mostro. Con l'aiuto dell'anima pura, simboleggiata da Arianna, ha la possibilità di neutralizzare questo aspetto dell'ego e vincerlo. Solo Arianna conosce l'entrata e l'uscita del labirinto. Chiunque osi intraprendere la lotta col suo personale Minotauro, riceve dall'anima tre poteri, che si manifestano nel cuore, nella testa e nelle mani.
Quando questi tre poteri collaborano in armonia, costituiscono una forza di opposizione, capace di addormentare l’io animale, il Minotauro. Solo allora, la spada dello Spirito può decapitare il mostro. Il tenero legame dell'amore divino, il filo di Arianna che lega Arianna a Teseo, permette all'eroe di ritrovare l'uscita.
"Per liberarsi dall'ego, che è molto complesso, l'uomo deve effettuare numerosi giri attorno al principio centrale del suo essere. Nel corso di questo periplo, abbandona i suoi poteri personali: in altri termini getta via il suo intero fardello. Deve prima osservare e comprendere per poi abbandonare tutto ciò che possiede, tutto ciò che è. Attraverso i tratti del suo carattere, contraddittori e laceranti, perviene allora alla comprensione; raggiunge finalmente quel punto, all'interno di se stesso, in cui può abbandonarsi all'unità. Ma sino a quel momento, questo luogo è sempre occupato dal Minotauro. L’Ego rivendica tutto per se stesso. Ma se l'io accetta l'aiuto indispensabile dell'anima pura - l'atomo originale, la scintilla divina - riprende il suo vero posto al centro del microcosmo".
Questo stato d'essere è rappresentato in numerosi labirinti di cattedrali, costruite nel Medio Evo, labirinti in cui figura il Cristo come forza divina centrale.
MORTE, NASCITA E RESURREZIONE
Per l'uomo che viveva prima dell'era cristiana, lo scopo del labirinto era diverso da quello dell'uomo del Medio Evo. Quest'ultimo si volgeva verso la Nuova Gerusalemme per divenire cosciente del mondo decaduto. Il percorso del labirinto era una sorta di pellegrinaggio, che il credente doveva compiere camminando sulle ginocchia. Non era una cosa da poco! Il labirinto della cattedrale di Chartres, ha un diametro di dodici metri con un percorso interno di duecento metri. Il paradosso del labirinto, risiede nel fatto che, se da una parte rende accessibile il centro, dall'altra lo protegge dagli intrusi. Questo doppio significato mostra che ci si riferisce ad un cammino d'iniziazione. I labirinti più antichi servivano soprattutto a rappresentare il ciclo che va dalla nascita alla morte e dalla morte alla nascita e così via. Spesso era il simbolo di un percorso nel seno della terra, verso una "regina sotterranea”. In India, il labirinto è raffigurato su degli amuleti che servono ad alleviare le doglie del parto. Anche presso gli Hopi, i Kivas, il labirinto simboleggia la (ri)nascita. Il simbolo della Santa Terra Madre è rappresentato nei loro santuari sotterranei con queste parole: "Tutte le linee e i corridoi del dedalo-abirinto formano il piano universale del Creatore, che l'uomo deve seguire nel cammino della sua! vita".
LIBERAZIONE FUORI DAL DEDALO
Il labirinto, nel XX secolo, non ha perso nulla della sua attualità. Nella confusione e nella frammentarietà della vita moderna, mostra a molti la via del ritorno che può, in una certa misura, neutralizzare la ragnatela tessuta dalle impressioni sensoriali. Il pensiero materialista, con le sue specializzazioni, il suo determitismo senza fine, il suo ridurre tutto a concetti, le sue analisi e la sua ricerca di referenze, incatena la natura su un letto di torture. Perciò qui è meglio parlare di dedalo, il dedalo delle chimere che tengono l'uomo prigioniero delle abitudini dei suoi pensieri, sentimenti e azioni. Ciò significa che mente e cuore, seguono una falsa pista all'interno del dedalo e che gli atti che ne sono la conseguenza, dunque, generano il caos. La testa, il cuore e le mani, tuttavia, - cioè la parte intellettuale, emozionale e motoria dell’uomo - sono stati concepiti per essere dei santuari, attraverso i quali la saggezza divina possa manifestarsi.
Quando, con l'aiuto dei poteri dell'anima pura, che emana principio fondamentale del proprio essere - il principio spirituale - si è in grado di percepire chiaramente le illusioni del proprio ego, si può anche fare l'esperienza dell'unità con la vita originale. Guidata dalla forza spirituale chiamata "Gnosi" - il nuovo sapere interiore che deve occupare il posto centrale in ciascuno - la mente ha la possibilità di compiere la missione per cui era stata creata: essere lo specchio della saggezza divina.
Anche il cervello è composto da un gran numero di circonvoluzioni, simili a quelle di un labirinto. Lo spazio occupato dal cervello è così, ugualmente sfruttato al massimo. Tuttavia, per poter utilizzare al meglio le sue immense possibilità spirituali, ognuno deve prima trovare l'uscita dal dedalo delle sue percezioni sensoriali.
IL DEDALO IN CUI ERRA CHI CERCA LA VERITA’
Chi cerca la verità nel corso della propria vita può scoprire, a un dato momento della sua ricerca, che esistono due realtà: quella dell'illusione e quella dell’essenza delle cose. Le illusioni sono dei sogni, chi lo ignora ne resta prigioniero. Chi insegue le chimere del mondo illusorio, deve soffrire continuamente e penerà molto a raggiungere il centro, la sorgente e la causa della vita. Nel centro, nel cuore, si nasconde la realtà, un mondo meraviglioso che si può scoprire solo cominciando a vivere grazie alle correnti divine dell'amore e della saggezza. Questi flussi di forza divina sono onnipresenti, ma i veli dell'illusione - in cui molti si avvolgono - li rendono invisibili e impercettibili.
Chiunque viva nell'illusione, consacra tutta la sua energia ai pensieri ed ai sentimenti che sorgono interiormente, così perpetua le sue chimere. Ciò che scambia per realtà è solo un'immaginaria impalcatura elaborata da lui stesso e le sue rappresentazioni mentali, ne sono solo un riflesso. Queste formazioni, strutture di pensieri e sentimenti, sono il risultato di una forza creatrice orientata male e generano una realtà separata, chiamata “sfera riflettrice". Questa sfera comprende tutte le idee e le proiezioni della realtà che l'uomo ha creato o crea, ma esse non fanno assolutamente parte della realtà divina. Perciò nella nostra epoca risuona un appello pressante, affinché sia distrutta ogni illusione - in cui il mondo intero è immerso - e l'umanità prenda un'altra direzione.
Il cercatore che non è ancora riuscito a liberarsi dalle sue illusioni erra, guidato da queste, come nei meandri di un dedalo. Spesso egli si avvicina all’ingresso del labirinto, ma, poiché la sua attenzione è distratta da altre cose, se ne allontana nuovamente. Tuttavia, il cammino che passa attraverso il labirinto dei Misteri, lo conduce inevitabilmente al centro. Per giungervi, il cercatore di verità deve entrare per l'unica porta e percorrere la via senza angoscia, senza preoccupazioni e senza timori. Arrivato al centro, non errerà mai più, perché ha trionfato sull'ignoranza e acquisito l'onniscienza.
ILLUMINAZIONE INTERIORE
Il desiderio di illuminazione, paradossalmente, può divenire il maggiore ostacolo sul cammino. Poiché gli esseri umani sono chiusi nelle dimensioni dello spazio e del tempo, si fanno un'immagine lineare della situazione che cercano di raggiungere. Essi immaginano di poter salire prima uno scalino, poi un secondo e infine un terzo. Ma la realtà divina è ben diversa da quella nella quale vivono gli uomini. L’Ordine divino risponde alle proprie leggi e non a quelle degli uomini.
Poiché essi oppongono una resistenza interiore, la realtà divina li penetra, provocando, generalmente, ciò che si può definire uno choc. Avvenimenti inattesi e dure esperienze li conducono in maniera incomprensibile, a causa della loro resistenza, verso il centro del proprio labirinto, fino al loro nucleo spirituale.
Gli uomini comprendono allora, come sia impossibile trovare l'eternità e la perfezione in questo mondo. Se orientano il desiderio su quanto forse accadrà un giorno, non possono tralasciare quanto è, ora, veramente importante. La verità non si evolve, essa è. Bisogna solo discernere quanto non è vero da quanto è, illusione. Chi accetta di perdere le sue illusioni ha la possibilità di scoprire, grazie alla nuova libertà, qualcosa di ciò che esiste da sempre. Egli, per così dire, dà uno sguardo al di sopra dei muri del proprio labirinto e percepisce, una realtà diversa.
Le relazioni umane, possono, talvolta portare ad una grande illusione ed imprigionarci in un dedalo di chimere. Il desiderio di appartenere ad un gruppo, è spesso il tentativo di compensare un gran vuoto interiore e nasce dalla sensazione di isolamento, nota a tutti. Si pensa che il contatto con altri, faccia sparire questo senso di solitudine. Ci si affretta ad entrare in un gruppo, piuttosto che subire il viscerale dolore della solitudine. Chi cerca un'unità superiore, non deve pensare però, che ciò accadrà scambiandosi piacevolmente delle idee, per quanto elevate. La voce dell'anima nuova, si percepisce solo nel silenzio interiore; la personalità allora, dimostra che non v'è alcuna separazione nel mondo delle anime. Una sola anima vibra in tutto ed in tutti; ognuno, ristabilita l'unità con essa, è legato a tutti.
BLOCCATO NEL DEDALO
Constatiamo che l'essere umano è fortemente attaccato alle sue illusioni e alle sue proiezioni; egli, per paura del dolore e dell'ignoto, si aggrappa al mondo esteriore che conosce bene. Pensa con i dati di questo mondo e misura tutto con essi. Orienta incessantemente i suoi desideri verso l'esterno, finché non ha completato la sua esperienza.
Benché bloccato in diverse direzioni, continua a creare dei desideri ed a corrervi dietro. Non può agire diversamente, perché è chiuso nel dedalo del proprio essere. Quando ne avrà esplorato ogni angolo, potrà finalmente sfuggire e offrire alla sua anima immortale, ciò di cui ha sete. Può pervenire al centro del labirinto, solo quando si libera delle sue immagini deformate.
Allora, senza alcun egocentrismo, egli cerca un modo per compiere la missione della sua vita. Egli abbandona tutto il suo essere alla Luce, che irradia per tutti. La liberazione non è un fine personale, ma quello di tutta l'umanità. La Luce irradia e deve irradiare anche attraverso di lui. Man mano che l'illusione e l'egoismo creano meno ostacoli alla Luce, egli testimonia sempre più della vivente realtà: "il Regno di Dio è in voi”.
IL LABIRINTO DEI MISTERI
Se scegliamo il termine "dedalo" come simbolo dell’errare, possiamo allora considerare il "labirinto dei Misteri" come simbolo del cammino iniziatico, già tracciato, che ciascuno dovrà un giorno percorrere.
A molti labirinti è associato un mito, che mostra chiaramente il cammino verso il centro. Tali leggende fanno riferimento alla vita ed alla morte, ma soprattutto, alla vittoria sulla morte per trovare la Vita. Non è cosi per i dedali. Certo, alcune costruzioni somigliano molto ai labirinti dei Misteri, ma il dedalo appare di concezione più recente; è tracciato soprattutto per divertire quanti vi entrano, facendo loro perdere l'orientamento. Labirinti e dedali, avendo uno scopo differente, non hanno la stessa struttura. Ci si chiede ora se il dedalo non fu elaborato proprio per l'uomo del Rinascimento, sottoposto ad una maggior influenza da parte delle sue vecchie radici karmiche. Nel Rinascimento, infatti, si cerca di ridare nuova vita a tutti i valori dei passato e, durante questo processo, può darsi che anche il labirinto abbia acquistato una diversa forma. In tale epoca, i nuovi sviluppi allargavano gli orizzonti dell'europeo, stimolando e coinvolgendo diversamente la sua personalità. L’uomo, al tempo dei labirinti dei Misteri, non era molto individualizzato. Il Rinascimento invece, favorisce un'evoluzione che valorizza le qualità individuali e spinge l'uomo, alla ricerca interiore della conoscenza di sé.
In ciò è guidato e ingannato dai propri sensi e questo causa lo sviluppo di una coscienza, che si potrebbe definire un dedalo di tortuosità capricciose e di angoli oscuri, i quali portano facilmente a dei vicoli ciechi.
Chi non si è mai trovato senza via d'uscita nel dedalo della propria coscienza?
Chi, completamente sfinito per tutte le mutevoli possibilità che si rivelano negative, non ha comunque continuato a cercare l'unica via d'uscita?
Il cercatore, se tale è veramente, deve allora trasferire la sua ricerca dal dedalo al labirinto, dove l'attende la vita nuova ... o la morte. Qui si ritrovano le parole labor intus che significano "lavoro interiore". Se il dedalo rappresenta la vita esteriore, il labirinto simboleggia la vita interiore. Da ciò nascono i miti e le simbologie che conosciamo.
CHI ENTRA NEL LABIRINTO?
L’ingresso nel labirinto presuppone l'abbandono, da parte dei cercatore, del mondo esteriore. Questo tema appare chiaramente nel mito di Teseo e Arianna. Teseo penetra nel labirinto per vincere il Minotauro - metà uomo, metà toro - o in altri termini, per uccidere in sé ciò che vi è di animale, d'inferiore, affinché il superiore, il nobile, il divino, viva. li legame con l'anima è per lui, un sostegno indispensabile. Il compimento di questa missione, ha grande affinità con il tentativo dei Rosa+Croce, di condurre a buon fine il cammino dell’anima.
Si può allora, considerare il labirinto come il complesso sacro che contiene il passato microcosmico. E’ possibile vagabondare in numerosi corridoi ed effettuare molti giri, ma l'unica azione indispensabile è penetrare l'essenza stessa dei proprio essere. Chi troviamo in questo luogo? A seconda della fase del proprio sviluppo, si incontreranno il mostro del karma personale o la Città nuova, il Tempio, il nucleo interiore della vera vita, l'atomo Cristo, cioè la porta d'ingresso della vita nuova.
Sebbene il termine labyrinthos sia greco, tale termine ci rimanda a un'epoca molto più antica. Sono state effettuate molte ricerche e date numerose spiegazioni, ma si conosce poco sull'origine del labirinto. I grandi labirinti citati dallo scrittore latino Plinio il "Vecchio" (23-79 d.C.), portano questo nome, probabilmente, perché egli stesso lo aveva trovato scritto presso altre fonti. La maggior parte delle spiegazioni scientifiche, sono solo speculazioni basate su qualche nota di storici dei passato, come Erodoto, che visitò i labirinti egiziani cinque secoli prima di Plinio. A quale di tali informazioni dare credito? Ogni interpretazione non è forse l'espressione di una particolare coscienza, anche se si tratta di semplici descrizioni?
Un archeologo o lo storico, per esempio, che ha riunito dei dati, li interpreta secondo le sue idee. Le controversie sono numerose. Le spiegazioni basate su antichi racconti sono fantasiose e difficili da collocare nel tempo, per cui è poco probabile che divengano delle verità di base. Questo vale soprattutto per quanto si riferisce al dominio esoterico. In generale si può dire che il desiderio è il padre del pensiero. Per tutte queste ragioni ci permettiamo di dare la nostra interpretazione. Noi scegliamo di operare una distinzione fra labirinto e dedalo.
Il primo rappresenta il cammino interiore ed il candidato, lo sceglie come Cristiano Rosacroce. Il secondo può essere considerato come il mondo nel quale l'uomo, condotto dai propri sensi, erra fino a quando - colmata la misura - potrà scegliere. Il dedalo, dunque, viene prima ed il labirinto, lo speriamo, appare in seguito come conseguenza. La distinzione tra queste due funzioni si ritrova - negli antichi labirinti - unita alle costruzioni, ai giardini, ai templi e così via: luoghi di iniziazione utili a mostrare a quanti ne erano capaci, il cammino che portava nel più profondo di se stessi, con l'intento di uscirne rinati.
Se ci si riferisce alla lista dei labirinti di Plinio, si può dire che le sue idee sono diverse da quelle dei cercatori venuti dopo di lui. Per lui si trattava di un insieme di costruzioni gigantesche ed inaccessibili, parzialmente internate. E’ chiaro che tali costruzioni rappresentavano dei templi, poiché i poteri - religioso e temporale – nell’antichità erano uniti. Ci sembra perciò logico pensare che fossero luoghi di iniziazione, dai quali poi, si svilupparono i dedali del Rinascimento. Perché? i percorsi nei labirinti antichi avevano lo scopo di combattere il subconscio e il dedalo, fu una forma rinnovata dei labirinto, ove i sensi giocavano un ruolo più importante del subcosciente. Da migliaia di anni l'uomo, sul cammino dell'iniziazione, doveva affrontare il proprio subcosciente per vincerlo, proprio come avviene oggi. Ma attualmente, l'essere umano è guidato dalla propria coscienza di veglia, a sua volta retta dai sensi. Bisogna aggiungere che la coscienza collettiva di oggi è, quasi sicuramente, più complessa di un tempo. E’ necessario liberarsi da essa con la forza e, usciti da questo dedalo, penetrare fino al centro del proprio essere, rientrare nel proprio labirinto e risolvere la questione fondamentale della propria vita.
La liberazione dalla coscienza di gruppo, eleva nella coscienza dell'anima, che ingloba tutta l'umanità. E’ vero che ognuno deve percepire le attività dei propri sensi ed imparare a lavorare con la coscienza che ne deriva, ma vi è una differenza. Il labirinto ha una sola entrata ed un solo percorso, mentre il dedalo - a seconda del costruttore - può anche avere una sola entrata, ma vi si incrociano diversi percorsi, rendendo così la scelta, estremamente difficile. Si possono paragonare le numerose vie alla molteplicità delle suggestioni e mistificazioni dei sensi. Un filo d'oro deve, anche qui, garantire l'uscita. Comenius dichiara che questo filo d'oro, ci viene teso, quando - nella semplicità e nella rinuncia ad ogni desiderio - ritorniamo a Dio.
(Fonte: www.gnosi.it)
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