L'antivivisezionismo etico
La parola "vivisezione" letteralmente, significa "sezionare da vivo", ma questo non avviene certo in tutti gli esperimenti compiuti sugli animali. Perciò, chi esegue questi esperimenti preferisce usare il termine, più blando, di "sperimentazione animale"; ma qualsiasi termine si usi, gli esperimenti sugli animali sono SEMPRE cruenti, la sofferenza e la violenza sono sempre presenti.
Da un punto di vista etico non può esserci alcuna giustificazione a questo massacro legalizzato. Chi sostiene la vivisezione, per porre in difficoltà l'avversario, che accusa di "sentimentalismo" nei confronti degli animali, non trova di meglio che far leva, lui stesso, sul sentimentalismo e sulle emozioni, ma di verso opposto, quelle dettate dall'egoismo, dal "morte tua, vita mia". Chiedono dunque:"Ma preferite salvare un topo o un bambino?" Ma è qui che sbagliano: perché noi vogliamo salvare sia il topo che il bambino, perché non bisogna mai mettersi nelle condizioni di dover scegliere tra due mali. Al di là delle considerazioni scientifiche, secondo cui con la vivisezione non si salva né l'uno né l'altro, ocorre capire che una scienza che faccia sua la massima "il fine giustifica i mezzi" è una scienza malata, che potrà così giustificare qualsiasi atrocità, sia sugli animali non umani che sull'uomo, pur di trovare un fine abbastanza elevato per il quale abbassarsi a mezzi meschini.
Citiamo una frase, molto nota e molto vera, di un filosofo, Jeremy Bentham. Egli disse: Il problema non è "possono ragionare?", né "possono parlare?", ma "possono soffrire?"
Perché, possiamo aggiungere, se anche un essere umano fosse sottoposto a quelle torture, non è certo il suo saper parlare o il suo saper risolvere equazioni differenziali, né il suo quoziente di intelligenza a farlo soffrire di più, o di meno. Einstein o un cerebroleso soffrirebbero allo stesso modo. E allo stesso modo soffrono gli animali, e chi è colpevole di queste sofferenze commette un orrendo crimine, in qualsiasi modo voglia giustificarsi, davanti agli altri o di fronte alla sua coscienza, sia che lo faccia credendo di "far del bene all'umanità" sia che lo faccia (come molto spesso avviene) solo per motivi di carriera e di prestigio.
Molti affermano "la vivisezione non esiste più".
O non sanno di cosa parlano, o sono in malafede.
"Vivisezione" non è solo il sezionare la rana viva, o gli atroci esperimenti del passato in cui i cani venivano legati con cinghie a una tavola e poi sezionati.
Quello non esiste quasi più, è vero (tranne che per alcune sfortunate rane nei laboratori didattici).
Oggi la vivisezione è ben altro. Molto peggio. E' chiamata "sperimentazione animale" o addirittura "ricerca medica", ma rimane, secondo la definzione del dizionario, "vivisezione". E', per estensione "qualunque tipo di sperimentazione effettuata su animali di laboratorio che induca alterazioni a livello anatomico o funzionale, come l'esposizione a radiazioni, l'inoculazione di sostanze chimiche, di gas, ecc."> [Dizionario De Mauro, ed. Paravia].
E' questo che milioni di animali ogni anno, nel mondo, subiscono nei laboratori: avvelenamenti con sostanze chimiche, farmaci e cosmetici compresi, induzione di malattie artificiali di ogni genere (cancro, sclerosi multipla, varie imitazione dell'AIDS, malattie cardiovascolari, ecc.), esperimenti al cervello, esperimenti sul dolore, e molto altro.
I signori vivisettori vogliono essere chiamati "ricercatori" o "scienziati". Altrimenti si offendono. Ma i loro camici bianchi non sono diversi da quelli dei macellai. E se ci sono meno macchie rosse è solo perché la sofferenza da loro inflitta agli animali di ogni specie non sempre richiede di versare sangue.
Qui sono disponibili alcune foto che testimoniano la sofferenza degli animali, ma la sofferenza più atroce è quella che non si vede, è quella del cane con la sclerosi multipla, del topino bianco col cancro, della coniglia tenuta prigioniera in un gabbia minuscola e imbottita di sostanze chimiche fino a generare figli deformi.
Le foto non sono recentissime, perché è sempre più difficile accedere ai laboratori: i vivisettori sono "orgogliosi" del proprio lavoro, ma solo se non si fa vedere in cosa consiste.
1-2. La scimmietta "Britches" liberata nel 1985 dai laboratori dell'università della California (Riverside, USA) dall'Animal Liberation Front (ALF). Nell'ambito di esperimenti sulla vista, a questa scimmia erano state cucite le palpebre e innestato sulla testa un dispositivo sonar che avrebbe dovuto sostituire gli occhi.
Foto provenienti dalla associazione americana P.E.T.A. (Epoca: anni '80-'90)
3. Pulcino con elettrodi impiantati nel cervello. Questa foto ed altre sono state scattate da un gruppo di attivisti dell'ALF durante un'irruzione nell'ISERM - Institute National de la Santé et de la Recherche Medicale (Parigi, Francia) e rese pubbliche dall'associazione Francese Aequalis. Per aver reso pubbliche queste foto il responsabile dell'associazione è stato condannato alla salata multa di 15.000 euro ad una pena detentiva con il beneficio della condizionale. Chi sono i veri criminali? Quelli che compiono questi crimini o chi cerca di mostrarli al pubblico?
Foto proveniente dalla associazione americana P.E.T.A. (Epoca: anni '90)
4. Testa di gatto conservata in formalina da un vivisettore dopo che l'animale è stato usato in esperimenti sulle corde vocali. (Boys Town Hospital, USA, 1996)
Foto proveniente dalla associazione americana P.E.T.A.
5. Questo cane è stato utilizzato in esperimenti sulle conseguenze di gravi ustioni presso lo Shriner's Hospital, Cincinnati, USA
Foto proveniente dalla associazione americana P.E.T.A. (Epoca: anni '80-'90)
6. Gatto con elettrodi impiantati nel cranio. I gatti vengono spesso usati in esperimenti di neurofisiologia perché i vivisettori ritengono che il loro cervello abbia delle somiglianze con quello umano.
Foto proveniente dalla Polonia (1994)
7. Iguana con elettrodi impiantati nel cranio. La foto è stata scattata da un gruppo di attivisti dell'ALF (Animal Liberation Front) all'INSERM di Parigi. Nessuna specie animale si salva dalla vivisezione.
Foto proveniente dalla associazione americana P.E.T.A. (Epoca: anni '90)
8. Una zampa di questo cane è stata schiacciata a colpi di martello per indurre uno stato di stress psicologico. Non è stato somministrato nessun anestetico e la ferita non è stata curata. (Copyright Brian Gunn / IAAPEA)
Foto tratta da: Entering the Gates of Hell, IAAPEA. (Epoca: anni '80)
9. E' stato praticato un foro nella testa della scimmia e vi è stata inserita una cannula attraverso la quale introdurre ed estrarre sostanze dal cervello. Questi esperimenti possono durare mesi. (Copyright Brian Gunn / IAAPEA)
Foto tratta da: Entering the Gates of Hell, IAAPEA (Epoca: anni '80)
Cartesio (1596-1650), pioniere della modernità, stabilisce una differenza radicale tra l'uomo e l'animale, il quale è per lui esclusivamente una cosa.
Gli animali sono, per Cartesio, macchine, cose automatiche incapaci di pensare e avere sensazioni.
Conseguenze pratiche: si ritenne giusto inchiodare senza anestesia cani vivi per aprirli e studiarne l'anatomia e il sistema nervoso. Non era il caso di porre attenzione alle loro grida di dolore: le macchine, infatti, fanno rumore ma non hanno sensazioni.
Sono passati 350 anni, ma, per molti "scienziati" pur mossi da certa fede nel progresso, sono contradditoriamente trascorsi inutilmente
L'antivivisezionismo scientifico
Ogni specie animale è biologicamente, fisiologicamente, geneticamente, anatomicamente molto diversa dalle altre e le estrapolazioni dei dati tra una specie e l'altra sono impossibili.
Quindi, al di là dell'aspetto etico, va considerato il fatto che gli esperimenti sugli animali sono considerati antiscientifici da un numero sempre crescente di medici, che non accettano più la validità della vivisezione come dogma assoluto, ma che iniziano a porsi delle domande, e a rispondere opponendosi alla vivisezione.
Gli esperimenti sugli animali non portano ad alcuna reale conoscenza sull'effetto della sostanza da provare, perché animali di specie diverse, o addirittura diverse razze o ceppi di animali della stessa specie, risponderanno in modo diverso ad un dato stimolo, come ad esempio alla somministrazione di un farmaco.
Alcuni esempi, tra le decine e decine tra cui scegliere: la stricnina lascia indifferente la cavia, il pollo, le scimmie in dosi sufficienti a mandare in convulsioni un'intera famiglia umana; l'insulina provoca malformazioni nelle galline, nei conigli e nei topi: mai nulla di simile è stato osservato nell'uomo.
E, dunque, se il risultato ottenuto su un topo è diverso da quello ottenuto su un gatto, a chi somiglierà di più l'uomo, al topo o al gatto? La risposta è che non lo si può sapere a priori. Solo DOPO aver fatto l'esperimento sull'uomo si scoprirà, volta per volta, a quale specie e razza assomiglia di più per QUELLA particolare sostanza.
Risulta quindi chiaro che la sperimentazione sull'animale è dannosa per l'uomo, per due ragioni: consente di sperimentare direttamente sull'essere umano sostanze che non hanno subito alcun vaglio preventivo (perché il risultato della sperimentazione sugli animali non è in alcun modo predittivo per l'uomo), e fa correre il rischio di scartare sostanze che invece per l'uomo potrebbero essere di grande aiuto solo perché su una particolare specie sono risultate tossiche.
Macaco di nome Elisa, stabulata presso l'Institute of Neurology di Londra (UK). Le sono stati fissati permanentemente sul cranio elettrodi, cannule e altri dispositivi di metallo.
Fonte: NAVS UK (Epoca: metà degli anni '90)
Le "perle" dei vivisettori
"La sola cosa di cui mi preoccupo è se le scimmie mostreranno una caratteristica che io possa pubblicare. Non ho mai nessun affetto verso di loro. Gli animali non mi piacciono affatto. Disprezzo i gatti. Odio i cani. Come possono piacervi le scimmie?" Prof. H. Harlow, uno dei più noti vivisettori di primati non umani nel campo della ricerca psichiatrica in un'intervista apparsa nell'edizione del 27 ottobre 1974 del Pittsburgh Press Roto. Citato anche da H. Ruesch in Slaughter of the Innocent, 1983, pag. 52.
"Dovete sapere che migliaia e migliaia di primati non umani sono utilizzati ogni anno in ogni area della ricerca biomedica... e non credo proprio che vorremo una regolamentazione che imponga il divieto di uso dei primati negli xenotrapianti per ragioni etiche." Dr. H. Auchincloss, parlando a una conferenza del N.I.H. sugli Xenotrapianti il 21 gennaio 1998 a Bethesda, citato in MRMC Report del marzo 1998.
In Italia, tra l'altro, vi sono pochi centri che effettuano sperimentazione animale. Quest'ultima, quindi, deve essere incentivata." Prof. S. Garattini durante la seduta della Commissione Affari Sociali del 4 dicembre 1990.
In quali campi si può diminuire la sperimentazione animale? Francamente non ne conosco." Prof. S. Garattini, ibidem.
Abbiamo approvato un protocollo di sperimentazione della xenoperfusione [cioè il passaggio di sangue umano nel sistema circolatorio di un animale per essere poi reintrodotto nel corpo umano] presso il mio ente [il Centro Medico dell'Università del Nebraska] e, francamente, non sapevamo cosa stessimo facendo." Dr. E. Prentice, parlando a una conferenza del N.I.H. sugli Xenotrapianti il 22 gennaio 1998 a Bethesda, citato in MRMC Report del marzo 1998.
La parola "vivisezione" letteralmente, significa "sezionare da vivo", ma questo non avviene certo in tutti gli esperimenti compiuti sugli animali. Perciò, chi esegue questi esperimenti preferisce usare il termine, più blando, di "sperimentazione animale"; ma qualsiasi termine si usi, gli esperimenti sugli animali sono SEMPRE cruenti, la sofferenza e la violenza sono sempre presenti.
Da un punto di vista etico non può esserci alcuna giustificazione a questo massacro legalizzato. Chi sostiene la vivisezione, per porre in difficoltà l'avversario, che accusa di "sentimentalismo" nei confronti degli animali, non trova di meglio che far leva, lui stesso, sul sentimentalismo e sulle emozioni, ma di verso opposto, quelle dettate dall'egoismo, dal "morte tua, vita mia". Chiedono dunque:"Ma preferite salvare un topo o un bambino?" Ma è qui che sbagliano: perché noi vogliamo salvare sia il topo che il bambino, perché non bisogna mai mettersi nelle condizioni di dover scegliere tra due mali. Al di là delle considerazioni scientifiche, secondo cui con la vivisezione non si salva né l'uno né l'altro, ocorre capire che una scienza che faccia sua la massima "il fine giustifica i mezzi" è una scienza malata, che potrà così giustificare qualsiasi atrocità, sia sugli animali non umani che sull'uomo, pur di trovare un fine abbastanza elevato per il quale abbassarsi a mezzi meschini.
Citiamo una frase, molto nota e molto vera, di un filosofo, Jeremy Bentham. Egli disse: Il problema non è "possono ragionare?", né "possono parlare?", ma "possono soffrire?"
Perché, possiamo aggiungere, se anche un essere umano fosse sottoposto a quelle torture, non è certo il suo saper parlare o il suo saper risolvere equazioni differenziali, né il suo quoziente di intelligenza a farlo soffrire di più, o di meno. Einstein o un cerebroleso soffrirebbero allo stesso modo. E allo stesso modo soffrono gli animali, e chi è colpevole di queste sofferenze commette un orrendo crimine, in qualsiasi modo voglia giustificarsi, davanti agli altri o di fronte alla sua coscienza, sia che lo faccia credendo di "far del bene all'umanità" sia che lo faccia (come molto spesso avviene) solo per motivi di carriera e di prestigio.
Molti affermano "la vivisezione non esiste più".
O non sanno di cosa parlano, o sono in malafede.
"Vivisezione" non è solo il sezionare la rana viva, o gli atroci esperimenti del passato in cui i cani venivano legati con cinghie a una tavola e poi sezionati.
Quello non esiste quasi più, è vero (tranne che per alcune sfortunate rane nei laboratori didattici).
Oggi la vivisezione è ben altro. Molto peggio. E' chiamata "sperimentazione animale" o addirittura "ricerca medica", ma rimane, secondo la definzione del dizionario, "vivisezione". E', per estensione "qualunque tipo di sperimentazione effettuata su animali di laboratorio che induca alterazioni a livello anatomico o funzionale, come l'esposizione a radiazioni, l'inoculazione di sostanze chimiche, di gas, ecc."> [Dizionario De Mauro, ed. Paravia].
E' questo che milioni di animali ogni anno, nel mondo, subiscono nei laboratori: avvelenamenti con sostanze chimiche, farmaci e cosmetici compresi, induzione di malattie artificiali di ogni genere (cancro, sclerosi multipla, varie imitazione dell'AIDS, malattie cardiovascolari, ecc.), esperimenti al cervello, esperimenti sul dolore, e molto altro.
I signori vivisettori vogliono essere chiamati "ricercatori" o "scienziati". Altrimenti si offendono. Ma i loro camici bianchi non sono diversi da quelli dei macellai. E se ci sono meno macchie rosse è solo perché la sofferenza da loro inflitta agli animali di ogni specie non sempre richiede di versare sangue.
Qui sono disponibili alcune foto che testimoniano la sofferenza degli animali, ma la sofferenza più atroce è quella che non si vede, è quella del cane con la sclerosi multipla, del topino bianco col cancro, della coniglia tenuta prigioniera in un gabbia minuscola e imbottita di sostanze chimiche fino a generare figli deformi.
Le foto non sono recentissime, perché è sempre più difficile accedere ai laboratori: i vivisettori sono "orgogliosi" del proprio lavoro, ma solo se non si fa vedere in cosa consiste.
1-2. La scimmietta "Britches" liberata nel 1985 dai laboratori dell'università della California (Riverside, USA) dall'Animal Liberation Front (ALF). Nell'ambito di esperimenti sulla vista, a questa scimmia erano state cucite le palpebre e innestato sulla testa un dispositivo sonar che avrebbe dovuto sostituire gli occhi.
Foto provenienti dalla associazione americana P.E.T.A. (Epoca: anni '80-'90)
3. Pulcino con elettrodi impiantati nel cervello. Questa foto ed altre sono state scattate da un gruppo di attivisti dell'ALF durante un'irruzione nell'ISERM - Institute National de la Santé et de la Recherche Medicale (Parigi, Francia) e rese pubbliche dall'associazione Francese Aequalis. Per aver reso pubbliche queste foto il responsabile dell'associazione è stato condannato alla salata multa di 15.000 euro ad una pena detentiva con il beneficio della condizionale. Chi sono i veri criminali? Quelli che compiono questi crimini o chi cerca di mostrarli al pubblico?
Foto proveniente dalla associazione americana P.E.T.A. (Epoca: anni '90)
4. Testa di gatto conservata in formalina da un vivisettore dopo che l'animale è stato usato in esperimenti sulle corde vocali. (Boys Town Hospital, USA, 1996)
Foto proveniente dalla associazione americana P.E.T.A.
5. Questo cane è stato utilizzato in esperimenti sulle conseguenze di gravi ustioni presso lo Shriner's Hospital, Cincinnati, USA
Foto proveniente dalla associazione americana P.E.T.A. (Epoca: anni '80-'90)
6. Gatto con elettrodi impiantati nel cranio. I gatti vengono spesso usati in esperimenti di neurofisiologia perché i vivisettori ritengono che il loro cervello abbia delle somiglianze con quello umano.
Foto proveniente dalla Polonia (1994)
7. Iguana con elettrodi impiantati nel cranio. La foto è stata scattata da un gruppo di attivisti dell'ALF (Animal Liberation Front) all'INSERM di Parigi. Nessuna specie animale si salva dalla vivisezione.
Foto proveniente dalla associazione americana P.E.T.A. (Epoca: anni '90)
8. Una zampa di questo cane è stata schiacciata a colpi di martello per indurre uno stato di stress psicologico. Non è stato somministrato nessun anestetico e la ferita non è stata curata. (Copyright Brian Gunn / IAAPEA)
Foto tratta da: Entering the Gates of Hell, IAAPEA. (Epoca: anni '80)
9. E' stato praticato un foro nella testa della scimmia e vi è stata inserita una cannula attraverso la quale introdurre ed estrarre sostanze dal cervello. Questi esperimenti possono durare mesi. (Copyright Brian Gunn / IAAPEA)
Foto tratta da: Entering the Gates of Hell, IAAPEA (Epoca: anni '80)
Cartesio (1596-1650), pioniere della modernità, stabilisce una differenza radicale tra l'uomo e l'animale, il quale è per lui esclusivamente una cosa.
Gli animali sono, per Cartesio, macchine, cose automatiche incapaci di pensare e avere sensazioni.
Conseguenze pratiche: si ritenne giusto inchiodare senza anestesia cani vivi per aprirli e studiarne l'anatomia e il sistema nervoso. Non era il caso di porre attenzione alle loro grida di dolore: le macchine, infatti, fanno rumore ma non hanno sensazioni.
Sono passati 350 anni, ma, per molti "scienziati" pur mossi da certa fede nel progresso, sono contradditoriamente trascorsi inutilmente
L'antivivisezionismo scientifico
Ogni specie animale è biologicamente, fisiologicamente, geneticamente, anatomicamente molto diversa dalle altre e le estrapolazioni dei dati tra una specie e l'altra sono impossibili.
Quindi, al di là dell'aspetto etico, va considerato il fatto che gli esperimenti sugli animali sono considerati antiscientifici da un numero sempre crescente di medici, che non accettano più la validità della vivisezione come dogma assoluto, ma che iniziano a porsi delle domande, e a rispondere opponendosi alla vivisezione.
Gli esperimenti sugli animali non portano ad alcuna reale conoscenza sull'effetto della sostanza da provare, perché animali di specie diverse, o addirittura diverse razze o ceppi di animali della stessa specie, risponderanno in modo diverso ad un dato stimolo, come ad esempio alla somministrazione di un farmaco.
Alcuni esempi, tra le decine e decine tra cui scegliere: la stricnina lascia indifferente la cavia, il pollo, le scimmie in dosi sufficienti a mandare in convulsioni un'intera famiglia umana; l'insulina provoca malformazioni nelle galline, nei conigli e nei topi: mai nulla di simile è stato osservato nell'uomo.
E, dunque, se il risultato ottenuto su un topo è diverso da quello ottenuto su un gatto, a chi somiglierà di più l'uomo, al topo o al gatto? La risposta è che non lo si può sapere a priori. Solo DOPO aver fatto l'esperimento sull'uomo si scoprirà, volta per volta, a quale specie e razza assomiglia di più per QUELLA particolare sostanza.
Risulta quindi chiaro che la sperimentazione sull'animale è dannosa per l'uomo, per due ragioni: consente di sperimentare direttamente sull'essere umano sostanze che non hanno subito alcun vaglio preventivo (perché il risultato della sperimentazione sugli animali non è in alcun modo predittivo per l'uomo), e fa correre il rischio di scartare sostanze che invece per l'uomo potrebbero essere di grande aiuto solo perché su una particolare specie sono risultate tossiche.
Macaco di nome Elisa, stabulata presso l'Institute of Neurology di Londra (UK). Le sono stati fissati permanentemente sul cranio elettrodi, cannule e altri dispositivi di metallo.
Fonte: NAVS UK (Epoca: metà degli anni '90)
Le "perle" dei vivisettori
"La sola cosa di cui mi preoccupo è se le scimmie mostreranno una caratteristica che io possa pubblicare. Non ho mai nessun affetto verso di loro. Gli animali non mi piacciono affatto. Disprezzo i gatti. Odio i cani. Come possono piacervi le scimmie?" Prof. H. Harlow, uno dei più noti vivisettori di primati non umani nel campo della ricerca psichiatrica in un'intervista apparsa nell'edizione del 27 ottobre 1974 del Pittsburgh Press Roto. Citato anche da H. Ruesch in Slaughter of the Innocent, 1983, pag. 52.
"Dovete sapere che migliaia e migliaia di primati non umani sono utilizzati ogni anno in ogni area della ricerca biomedica... e non credo proprio che vorremo una regolamentazione che imponga il divieto di uso dei primati negli xenotrapianti per ragioni etiche." Dr. H. Auchincloss, parlando a una conferenza del N.I.H. sugli Xenotrapianti il 21 gennaio 1998 a Bethesda, citato in MRMC Report del marzo 1998.
In Italia, tra l'altro, vi sono pochi centri che effettuano sperimentazione animale. Quest'ultima, quindi, deve essere incentivata." Prof. S. Garattini durante la seduta della Commissione Affari Sociali del 4 dicembre 1990.
In quali campi si può diminuire la sperimentazione animale? Francamente non ne conosco." Prof. S. Garattini, ibidem.
Abbiamo approvato un protocollo di sperimentazione della xenoperfusione [cioè il passaggio di sangue umano nel sistema circolatorio di un animale per essere poi reintrodotto nel corpo umano] presso il mio ente [il Centro Medico dell'Università del Nebraska] e, francamente, non sapevamo cosa stessimo facendo." Dr. E. Prentice, parlando a una conferenza del N.I.H. sugli Xenotrapianti il 22 gennaio 1998 a Bethesda, citato in MRMC Report del marzo 1998.
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